Foggia. Omicidio Filomena Bruno a Orta Nova. Le motivazioni dell'ergastolo per Cristoforo Aghilar.
Una sentenza di 128 pagine che ricostruisce il femminicidio di Filomena Bruno, accoltellata a morte da Cristoforo Aghilar il 28 ottobre 2019 a Orta Nova. Nei mesi scorsi, l'imputato, 40 anni, è stato condannato in primo grado all'ergastolo con isolamento diurno per la durata di 10 mesi. Verdetto emesso dalla Corte d'Assise del Tribunale di Foggia.
La vittima venne uccisa con un coltello da sub sull'uscio del suo appartamento di via Diaz, mentre si accingeva ad entrare in casa in compagnia della madre, quest'ultima testimone oculare. L'assassino si era intrufolato nell'abitazione precedentemente e, nell'attesa, trovò anche il tempo per radersi la barba. Poi, una volta giunta la donna, Aghilar le si scagliò contro urlando "ti ammazzo" ed infliggendo le coltellate mortali.
L'imputato è stato ritenuto colpevole non solo di omicidio e tentato omicidio, ma anche responsabile di aver minacciato e molestato i figli della vittima attraverso condotte reiterate, a tal punto da cagionare in loro un perdurante e grave stato d'ansia e paura. Tra le sue vittime, infatti, c'era soprattutto la figlia di Filomena Bruno, costretta da Aghilar a trasferirsi con lui in Germania per un breve periodo di tempo.
Durante le fasi processuali, la ragazza, rappresentata con i familiari dall'avvocato Michele Sodrio, "ha precisato – si legge nella sentenza – che i primi giorni in Germania li avevano trascorsi in un albergo a Monaco di Baviera, per poi trasferirsi in un'abitazione in un paesino vicino (a Peisseberg), grazie all'aiuto fornito da alcuni conoscenti di Aghilar".
La giovane ha riferito di aver confidato al genitore di essere stata "costretta a partire – per salvaguardare l'incolumità dei suoi cari – soltanto quando era già in Germania". "Tu l'unica chance che hai è di venire con me in Germania, altrimenti te li tolgo direttamente davanti"... "Tra un'ora ti faccio vedere come finisce tutto tra noi. E tu con la tua famiglia e tutta la razza tua". Questi alcuni dei messaggi minacciosi di Aghilar.
Per questi motivi la giovane scappò e da quel momento partì l'escalation criminale culminata con l'uccisione dell'ex suocera. Aghilar iniziò a tempestare l'ex compagna di chiamate e, non riuscendo a raggiungerla telefonicamente, contattò e minacciò i suoi familiari.
"La giovane donna, nel descrivere i giorni terribili che precedono l'omicidio della madre – riporta ancora la sentenza -, ha involontariamente fornito il movente che ha scatenato, a giudizio della Corte, l'ira furibonda e la rabbia di Aghilar: la ragazza ha ammesso, infatti, di averlo ingannato, di avergli raccontato frottole sulla sua reale posizione, con il chiaro intento di scongiurare che costui tornasse in Italia per vendicarsi". (l'Immediato)