Voce su Filomena Bruno
La Chiesa della Beata Vergine Maria Addolorata a Orta Nova in provincia di Foggia dove sono stati celebrati i funerali di Filomena Bruno (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Filomena Bruno, 53 anni, fu uccisa a coltellate il 28 ottobre 2019 nella sua abitazione a Orta Nova, comune in provincia di Foggia.[1]
La donna fu minacciata due giorni prima dall'ex genero Cristoforo Aghilar, 36 anni, con una pistola in un bar della città. Costui, pregiudicato e condannato per reati contro il patrimonio, aveva una relazione con la figlia ventunenne della vittima. L'uomo era fuggito con la fidanzata in Germania il precedente 29 settembre, evadendo dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto per essere stato accusato di un tentato assalto a un bancomat in provincia di Chieti.[2][3]
Trascorso un breve periodo di convivenza, la ragazza volle troncare quella relazione, tornando in Italia dalla famiglia in Puglia. A quel punto però il latitante avrebbe maturato una profonda ossessione verso l'ex compagna, tanto da ritornare in Italia per cercarla nonostante su di lui pendesse un mandato di cattura.
La sera del 26 ottobre il trentaseienne incontrò la madre della ex in un bar del paese e la minacciò con una pistola.[4] Dopo quell'episodio, la vittima segnalò l'accaduto ai Carabinieri che le avevano consigliato di lasciare casa e trasferirsi dalla madre. Tuttavia la signora Bruno nel pomeriggio del 28 ottobre era ritornata nella propria abitazione per recuperare alcuni effetti personali. Lì Aghilar tese un agguato alla donna, colpendola con diversi fendenti d'arma da taglio e provocandone la morte.
Irreperibile nei momenti successivi al delitto, fu nuovamente ricercato dalle forze dell'ordine.[5][6] Venne poi arrestato la sera successiva a Carapelle (Foggia), dopo essersi rifugiato a casa degli zii.[7] Due i provvedimenti di custodia cautelare in carcere eseguiti nei suoi confronti: il primo richiesto dalla Corte d'Appello dell'Aquila per evasione dagli arresti domiciliari, il secondo richiesto dalla Procura di Foggia per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal porto d'arma illegale.[8]
Nell'interrogatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari, il trentaseienne confessò il delitto, ma il suo avvocato escluse la premeditazione sostenendo che l'uomo fosse entrato nell'abitazione della signora senza essere armato e di aver trovato all'interno di essa un coltello con il quale avrebbe compiuto un gesto d'impeto.[9]
Di diverso avviso invece il legale della famiglia Bruno che sostenne, in seguito a un sopralluogo dei Carabinieri sulla scena del crimine, che l'omicida avesse compiuto un atto premeditato. Aghilar si sarebbe introdotto di nascosto nell'appartamento, appostandosi da diverso tempo, probabilmente dalla sera precedente, armato di coltello in attesa di sferrare l'agguato alla vittima.
A sostegno di questa ipotesi ci sarebbe anche il ritrovamento dei suoi peli nel lavandino, dove il trentaseienne si sarebbe fatto la barba. Poi appena la signora Filomena varcò l'ingresso, fu raggiunta da numerose coltellate, mentre la madre in sua compagnia sarebbe stata scaraventata a terra. La cinquantatreenne avrebbe provato a fuggire, sanguinante, recandosi fuori dall'abitazione, ma percorse pochi passi prima di perdere i sensi e accasciarsi a terra.[10]
Il 9 marzo 2020 Aghilar evase dal carcere di Foggia, dove si trovava rinchiuso, approfittando delle rivolte scoppiate in seguito alla proclamazione dello stato d'emergenza per la pandemia di Covid-19. L'uomo si allontanò dal penitenziario insieme ad altri 71 detenuti. Le forze dell'ordine, poco per volta, nelle settimane successive riuscirono a catturare tutti i fuggitivi, tranne il trentaseienne che rimase in latitanza per più di quattro mesi.
In quel periodo i familiari della vittima furono costretti a trasferirsi in una località protetta lontano da Orta Nova per evitare che l'uomo potesse commettere eventuali atti di ritorsione nei loro confronti. In ogni caso, il legale della famiglia Bruno accusò l'Arma dei Carabinieri di grave inefficienza per non aver adeguatamente protetto la signora Filomena prima dell'omicidio, poiché lei stessa aveva presentato diverse denunce in seguito alle minacce ricevute dell'ex genero.[11][3] I militari tuttavia si difesero sostenendo che fu proposto alla donna di essere trasferita in una struttura protetta, ma la stessa vittima rifiutò perché non voleva lasciare il figlio affetto da sindrome di Down e l'anziana madre che assisteva da anni.[12]
La latitanza di Aghilar terminò la notte tra il 28 e il 29 luglio 2020, quando fu catturato in un casolare a Minervino Murge, comune in provincia di Barletta-Adria-Trani.[13] Il successivo mese di ottobre la Procura chiuse le indagini. Tra i reati contestati al reo confesso, la conferma dell'omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e lo stalking ai danni della vittima e di alcuni suoi familiari.[14]
Nel corso dell'udienza preliminare che si aprì nel gennaio del 2021, il magistrato depositò la relazione della Scientifica che confermava l'appostamento di Aghilar nella casa della vittima, avvenuto nelle ore precedenti all'aggressione nell'obiettivo di mettere in atto l'agguato mortale.[15] Il mese successivo l'uomo fu rinviato a giudizio. Il giudice respinse la richiesta di rito abbreviato avanzata dalla difesa.[16][17]
In un'udienza del seguente mese di maggio testimoniò la figlia della signora Bruno ed ex compagna dell'imputato. La giovane confermò le minacce di morte da parte di Aghilar nei confronti di lei e di tutta la sua famiglia, promettendole di vendicarsi se la ragazza non lo avesse seguito in Germania, dove si era rifugiato mentre si trovava agli arresti domiciliari in Italia per un altro reato. La ventunenne sarebbe stata tenuta sotto sequestro e, in alcuni casi, violentata dall'allora compagno prima di riuscire a scappare per tornare dalla famiglia a Orta Nova.[18]
Il 17 febbraio 2023 la Corte d'Assise di Foggia aveva condannato l'imputato all'ergastolo con 10 mesi di isolamento diurno.[19][20] Nelle motivazioni della sentenza furono riportati i numerosi messaggi di minacce di morte inviati da Aghilar alla figlia della vittima, costretta a mentire sulla sua reale posizione, dopo essere fuggita dalla Germania, con il chiaro intento di scongiurare che l'uomo tornasse in Italia per vendicarsi dei parenti di lei, soprattutto della madre. L'imputato fu ritenuto colpevole non solo di omicidio e tentato omicidio, ma anche di aver minacciato e molestato i figli di Filomena Bruno, attraverso condotte reiterate, a tal punto da cagionare in loro un perdurante e grave stato di ansia e paura.[21]
Il 6 marzo 2024 la Corte d'Appello di Bari confermò la massima pena per Aghilar.[22]