Merano. Per il compagno di Sigrid Gröber derubricata l'ipotesi di reato: omicidio preterintezionale.
La Procura di Bolzano ha depositato l'avviso di conclusione delle indagini per l'omicidio di Sigrid Gröber, 39 anni, morta all'ospedale di Merano nello scorso mese di febbraio. Gli inquirenti hanno derubricando l'ipotesi di reato a carico del compagno, Alexander Gruber, 55 anni, da omicidio volontario aggravato a omicidio preterintenzionale.
Soddisfatti i legali della difesa, Nicola Nettis e Silvia Negri: «I pm titolari del fascicolo hanno recepito e concordato con le osservazioni che abbiamo fatto fin dall'inizio. E cioè che le patologie delle quali soffriva Gröber, ossia anemia cronica, epatopatia cirrotica ipocoagulabilità ematica, oltre all'intossicazione alcolica acuta, erano tali da permettere una riqualificazione del fatto in termini meno gravi. La pena minima, in caso di condanna, scende così dai 21 anni previsti per l'omicidio volontario ai 10 per quello preterintenzionale».
Sigrid Gröber, la sera prima del decesso, era stata vista uscire da un bar di via Goethe insieme al compagno, Gruber, 55 anni, custode della scuola superiore Kaiserhof, nei confronti del quale aveva già sporto sette denunce per maltrattamenti e lesioni. Lui era stato visto da solo tre ore dopo, in un locale di via Otto Huber.
Alle 2, dopo aver chiesto in prestito un cellulare a due passanti, aveva chiesto aiuto chiamando il 112: i soccorritori avevano trovato la donna a terra, agonizzante, sulla scalinata dell'appartamento seminterrato di lui (all'interno della scuola). Era morta in ospedale, dove il compagno era stato ricoverato per tre giorni in Psichiatria, prima di essere trasferito nel carcere di Bolzano.
Gruber aveva riferito che la compagna era caduta dalle scale, ma la versione era stata ritenuta da subito non credibile. Ad oggi, però, ha sempre sostenuto di non ricordare nulla. L'autopsia eseguita dal medico legale Dario Raniero aveva identificato in una «crisi respiratoria» la causa di morte: sul corpo erano state riscontrate «molteplici lesività a livello di capo, collo, torace, arti superiori e inferiori», con diverse fratture alle costole, che, per entità e distribuzione, risultavano «del tutto incompatibili con una caduta accidentale», ma dovute «all'utilizzo di strumenti contundenti, quali pugni e calci». E aggravate poi «dalle condizioni di ipotermia in conseguenza del fatto che la persona offesa è rimasta esposta al freddo per un significativo lasso di tempo dopo l'aggressione».
Un esame dall'esito favorevole alla difesa di Gruber, che da subito aveva ventilato l'ipotesi di una derubricazione dell'accusa formulata nel fascicolo d'indagine in omicidio preterintenzionale. E questo, alla luce delle patologie delle quali soffriva Gröber: «Se non ci fossero state — sostiene Nettis —, probabilmente, la donna non sarebbe morta».
(di Chiara Currò Dossi - Corriere del Trentino)