Cassazione. Uccise la moglie Vera Mudra a Rimini. Definitivi i 23 anni di condanna per Giovanni Laguardia.
Giovanni Laguardia, salvo sconti di pena per buona condotta, dovrà trascorrere in cella i 23 anni di carcere inflitti dalla Corte d'Assise di Rimini per l'omicidio volontario della moglie Vera Mudra.
La donna, 61 anni, fu assassinata con 18 martellate. L'ex idraulico la colpì con ferocia inaudita mentre dormiva la notte tra il 25 e il 26 ottobre del 2020. Gli ermellini della Corte di Cassazione, come fatto in precedenza dai giudici della Corte d'Appello di Bologna, non hanno trovato "crepe" nelle tesi sostenute dalla pubblica accusa.
Al centro del ricorso dei difensori dell'ex idraulico, gli avvocati Andrea Mandolesi e Linda Andreani, prima in Appello e poi alla Suprema Corte, c'erano le conclusioni da loro contestate della perizia che aveva stabilito come Laguardia fosse nel pieno possesso delle proprie facoltà quando ha ucciso la moglie.
La perizia era stata realizzata dal dottor Riccardo Sabatelli, direttore del centro di salute mentale dell'Ausl di Rimini su incarico della Corte d'Assise. L'azione di Laguardia era stata interpretata come la rivalsa di un uomo verso la donna che voleva lasciarlo. Con quel martello ha voluto dire «adesso te la faccio vedere io».
Contrariamente a quanto il pensionato aveva cercato di avvalorare nell'immediatezza dell'arresto, la furia omicida non sarebbe stata scatenata dalle presunte pretese economiche della moglie al culmine di una lite, ma l'avrebbe uccisa per impedirle di andarsene di casa dopo la scoperta di un tradimento.
Una condanna comunque "mite" rispetto agli ultimi pronunciamenti riminesi, perché Laguardia ha potuto beneficiare delle attenuanti generiche e non gli è stata contestata la premeditazione. La vicenda sarà inoltre al centro di una prossima puntata della trasmissione "Amore criminale". (di Enrico Chiavegatti – CorriereRomagna)