Piombino. Uccise la suocera. La condanna di Adriana Gomes è definitiva, ma potrebbe chiedere la revisione.

Immagine della notizia (Immagine di CostaEtrusca (Roberto Baroni) su Wikimedia Commons — CC BY-SA 4.0)

Piombino. Uccise la suocera. La condanna di Adriana Gomes è definitiva, ma potrebbe chiedere la revisione.

Adriana Pereira Gomes continua a sostenere di non aver ucciso sua suocera, Maria Simonetta Gaggioli. E soprattutto non ha nemmeno provato a far sparire il suo cadavere.

Ma sono tre le sentenze che dicono invece che la responsabile sia lei e che l'hanno condannata a 24 anni di carcere. Anche la Cassazione ha confermato quanto stabilito in primo grado.

La donna adesso, potrebbe anche chiedere la revisione del processo tramite l'avvocato Borselli del Foro di Firenze che la difende fin dal processo di Appello. Secondo i tre giudizi, la donna è colpevole e dovrà scontare una condanna a 24 anni di carcere.

Ha sempre sostenuto di non essere stata lei ad uccidere la suocera. Secondo la giustizia, la donna, dopo aver ucciso l'anziana, avrebbe tentato di far sparire il cadavere, gettandolo lungo l'Aurelia, a Riotorto di Piombino.

Secondo quanto ricostruito dalla difesa la donna si era impaurita quando l'anziana aveva accusato un malore ed era poi morta nell'abitazione di Riotorto, nella quale vivevano tutti insieme. E lei, presa dal panico, prima aveva nascosto il cadavere sotto al letto dei suoi figli. Poi l'aveva caricata sull'auto e portata lungo l'Aurelia, dov'è stata ritrovata giorni dopo.

La 76enne era l'unica fonte di sostentamento per la famiglia del figlio, che era sposato appunto con Adriana Pereira Gomes, originaria del Brasile che l'uomo aveva conosciuto anni prima. E anche per questo, secondo la difesa della donna, il movente individuato dagli investigatori, sarebbe debole e potrebbe essere interessante chiedere la revisione.

L'uomo, dopo la morte della mamma, ha dovuto affrontare la separazione dalla moglie e dai figli, che sono stati accolti in una Casa famiglia. Lo stesso ha trovato un lavoro che, da solo, non gli permette di prendersi cura di loro. (di Matteo Alfieri – la Nazione)

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