Ancona. Omicidio Ilaria Maiorano a Osimo. Nessuna caduta dalla scale. "Uccisa a calci e pugni".
È morta per una vastità di lesioni "non causate da un corpo contundente ma da pugni e calci dati a gran mole tanto da causarle un trauma cranico, uno choc emorragico e un soffocamento con il suo stesso sangue, nulla a che vedere con una caduta dalle scale".
Un'agonia durata dieci ore dal momento delle percosse fino a quando è spirata sul letto della camera. Questa la relazione esposta dinanzi alla Corte d'Assise di Ancona da parte dei medici legali della Procura, Mauro Presaresi e Francesco Paolo Busardò, e della parte civile Adriano Tagliabracci, sull'autopsia che ha spiegato le cause del decesso di Ilaria Maiorano.
La 41enne, mamma di due bambine, vittima di femminicidio, fu trovata morta la mattina dell'11 ottobre del 2022 a Padiglione di Osimo (Ancona). Per quel delitto è finito in carcere il marito, Tarik El Ghaddassi, 42 anni, accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni e da quella di aver commesso il fatto durante l'esecuzione di una pena visto che era agli arresti domiciliari.
I consulenti hanno evidenziato come sulle scale, "di lunghezza modesta, quattro metri appena per 13 gradini regolari e senza aree spigolose" e su cui il marito della donna ha sempre sostenuto che Ilaria sia caduta per poi rialzarsi e tornare a letto, non è stato trovato nemmeno il sangue.
Sulla versione della caduta dalle scale è cauto anche il perito della difesa, il medico legale Mariano Cingolani, che l'ha definita "possibile ma solo per alcune lesioni" e non certo come causa della morte. Anche per Cingolani il decesso è arrivato perché hanno concorso più meccanismi, la lesività dei pugni e dei calci, il sangue finito nelle vie aeree e anche l'assunzione di cocaina.
A picchiare Ilaria in casa è stato il marito perché, sempre in sede di consulenza medico-legale, sono state trovate le nocche della mano destra ferite come anche un gomito usato per sfondare la porta della camera dove la donna si era rifugiata. (di Marina Verdenelli – il Resto del Carlino)