Bovolenta. L'ultimo saluto della comunità a Sara Buratin. "Il suo sacrificio non dovrà essere vano".

Immagine della notizia (Immagine di Threecharlie su it.wikipedia.org — CC BY-SA 3.0)

Bovolenta. L'ultimo saluto della comunità a Sara Buratin. "Il suo sacrificio non dovrà essere vano".

La chiesa di Bovolenta è risultata troppo piccola, oggi 7 marzo 2024, per accogliere le centinaia di fedeli che si sono ritrovati per dare l'ultimo saluto a Sara Buratin, la 40enne uccisa a coltellate dall'ex compagno Alberto Pittarello lo scorso 27 febbraio.

La comunità conosce perfettamente le due famiglie rimaste coinvolte nell'immane tragedia. Le attestazioni di affetto e vicinanza sono state innumerevoli. Nessuno ha mai proferito parole di odio o rancore nei confronti dell'uomo. Emerge la pietà e soprattutto la volontà di tutelare la figlia della coppia che è rimasta orfana.

Nel corso dell'omelia don Lodovico Casaro ha ricordato il dono dell'amore della vita: "Il sacrificio di Sara non dovrà essere vano, occorre tra i singoli membri della comunità ancora maggiore collaborazione e fiducia reciproca, per tentare di portare alla luce situazioni di disagio che a volte finiscono nel modo peggiore". Ha invitato i presenti a pregare per Sara, la sua famiglia, ma anche per Alberto e soprattutto per la creatura nata dal loro amore.

Tra gli interventi che hanno caratterizzato la messa, anche quello della sindaca Anna Pittarello: "La nostra Comunità non avrebbe mai voluto ricevere una notizia sconvolgente come quella arrivata martedì 27 febbraio, quando due giovani vite sono state tragicamente spezzate. Come sindaco di questa Comunità, non riesco a non pensare alla foto che ritrae Sara sorridente e felice e alla coincidenza che l'ha vista lasciarci il giorno del nostro patrono, San Gabriele, il Santo del sorriso".

"Da quel giorno il nostro pensiero accorato va ad una figlia che rimane orfana – continua la sindaca – e a due famiglie ferite nel profondo. Aiutiamoci ad accettare che certe domande rimarranno senza risposta. Vogliamo credere in una Comunità che né condanna, né assolve, ma che rispetta un dolore inspiegabile. Vogliamo credere in una Comunità compassionevole che prenderà per mano la giovane adolescente e chi con lei oggi piange Sara e Alberto". (di Cesare Arcolini – Il Gazzettino)

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