Catanzaro. Un giardino alla memoria di Loredana Scalone. "Instillare nei giovani l'educazione al rispetto".
Inaugurato a Catanzaro il giardino in memoria di Loredana Scalone, la 52enne uccisa dall'ex compagno e ritrovata senza vita nelle scogliere di Pietragrande a Stalettì.
L'efferato omicidio si consumò il 23 novembre del 2020. Per quel delitto, Sergio Giana è stato condannato in primo grado a 25 anni di reclusione lo scorso ottobre. Oggi quella storia di violenza si trasforma in ricordo, attraverso l'apposizione di una stele alla memoria della vittima nel parco "Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa" (ex parco "Ghiacciaia") a Catanzaro.
«È una bella iniziativa perché così si fornisce una memoria ai giovani che adesso sanno ciò che è successo. Il parco è intitolato a Loredana ma anche a tutte le vittime di femminicidio» ha dichiarato la sorella delle vittima, Giulia Scalone. «È giusto che i giovani conoscano queste verità, queste storie in modo da instillare in loro l'educazione al rispetto, l'educazione al no, perché quando una donna dice no scatena nell'uomo una rabbia che spesso scaturisce in omicidio».
L'iniziativa è stata voluta dal liceo artistico "G. De Nobili". La stele e i disegni sul tema della violenza sulle donne sono stati realizzati dagli studenti delle quinte classi. «Noi speriamo che sia uno spazio dove le nuove generazioni possano riflettere, dove possa avvenire la sensibilizzazione nei confronti di questi fenomeni» ha spiegato Elena Maida, docente del liceo.
Presente l'amministrazione comunale che ha concesso il patrocinio all'evento e le responsabili dei centri antiviolenza che operano sul territorio. «Riceviamo richieste continue, così anche tutti gli altri centri» ha aggiunto Anna Piane, responsabile del centro "Attivamente coinvolte".
«C'è molto sommerso ed è difficile spezzare questo zoccolo duro. Le donne fanno fatica a denunciare, anche perché non c'è formazione nelle forze dell'ordine e nella magistratura. La rete non funziona come dovrebbe, le donne non riescono ad uscire dalle situazioni di violenza perché temono di essere rivittimizzate nuovamente». (LaC News24)