Anzola Emilia. Omicidio Sofia Stefani. L'ordinanza del Gip: "Gualandi aveva già in mente di ucciderla".

Immagine della notizia (Immagine di LigaDue su it.wikipedia.org — CC BY-SA 4.0)

Anzola Emilia. Omicidio Sofia Stefani. L'ordinanza del Gip: "Gualandi aveva già in mente di ucciderla".

Quando il 16 maggio Sofia Stefani arriva al comando della polizia locale di Anzola Emilia, lei e Giampiero Gualandi si chiudono in stanza e lui ha «già in mente l'omicidio».

È la ricostruzione del Gip di Bologna, Domenico Truppa, che sabato ha disposto il carcere per il 62enne. Tra i due sarebbe iniziata una discussione e l'ex vigilessa avrebbe insistito a voler continuare il rapporto. Allora, Gualandi, «esasperato», impugna la pistola la punta all'indirizzo della donna e preme il grilletto. Poi, consapevole di quello che aveva fatto e di dover dare una versione alternativa, si attiva per chiamare il 118 e «simulare una tragica fatalità".

Nel valutare le esigenze cautelari per Giampiero Gualandi, il giudice Domenico Truppa, che ha deciso la custodia in carcere accogliendo la richiesta del pm Stefano Dambruoso, evidenzia una «spiccata pericolosità sociale» e il rischio di reiterazione del reato da parte dell'uomo che ha ucciso la giovane ex collega.

I messaggi che il 63enne si era scambiato con Sofia Stefani i due giorni precedenti all'omicidio danno conto che «egli era, in realtà, una persona logorata dalla presenza nella sua vita» della donna, sottolinea il Gip Domenico Truppa. Agli atti sono stati acquisiti i messaggi di Gualandi, secondo il giudice «inequivoci» mentre le risposte di Stefani erano state eliminate dalla chat.

«Non dormo, mangio poco, sono esaurito», le scriveva Gualandi il 14 maggio, due giorni prima del delitto. E ancora: «Non ho più energia per sopportare la pressione, ansia, nervoso, tensione...". Uno stato d'animo che per il giudice «appare perfettamente in sintonia con l'attività di molestia e pressione» da parte di lei che non intendeva troncare la relazione.

Ed è «con questa tensione fortissima» che va ricostruito l'incontro nell'ufficio: tensione sfociata in una discussione «all'interno della quale è ragionevole ritenere che l'uomo abbia impugnato la pistola e premuto il grilletto per chiudere definitivamente i conti con una persona che lo ossessionava da alcuni mesi in maniera incessante». (Il Messaggero)

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