Roverbella. Le motivazioni dell'ergastolo a Zenatti: "Uccise la suocera, forse per un prestito di 15 mila euro".
«Una spinta malvagia» a massacrare la suocera «con crudeltà» per «non avergli concesso un prestito di 15 mila euro».
I giudici ne sono certi: il veronese Enrico Zenatti «voleva uccidere la suocera per zittirla definitivamente». L'enigmatico ex agricoltore di Custoza che una ventina d'anni fa a Verona venne prima condannato e poi assolto dall'omicidio (mai risolto) di due escort sudamericane, è stato condannato sia in primo che in secondo grado all'ergastolo per il barbaro femminicidio a Roverbella (Mantova) della suocera Anna Turina, 73enne madre di sua moglie (ora ex).
Contrariamente al passato, stavolta la storia non si è ripetuta per il veronese di Custoza protagonista di uno dei più clamorosi casi giudiziari degli ultimi anni: tre mesi fa, infatti, la Corte d'Appello di Brescia ha confermato la condanna al carcere a vita già inflitta al 56enne in prima battuta dalla Corte d'Assise di Mantova e ora, nelle 86 pagine di motivazioni appena depositate, spiega il perché della «fine pena mai».
Nessuno sconto dai magistrati, secondo cui Zenatti «incattivito dalle circostanze tutte, dall'esito sfavorevole della prima aggressione, infierì con particolare brutalità su di lei –l'anziana vittima –, senza remore, senza pietà, quasi a punirla di non essere prima deceduta, forse per vendicarsi ulteriormente di quel prestito – di 15 mila euro, presunto movente del delitto – a lui tanto necessario, che ella invece non gli aveva concesso». (di Laura Tedesco – Corriere.it)