Voce su Anna Turina
Anna Turina, 73 anni, era stata trovata morta nel corso del tardo pomeriggio del 9 dicembre 2021 all'interno della propria abitazione a Malavicina, frazione di Roverbella in provincia di Mantova.[1]
Uno scorcio del municipio di Roverbella in provincia di Mantova (di Massimo Telò, licenza CC BY-SA 3.0)
A compiere la drammatica scoperta furono i figli. L'anziana era riversa sul pavimento, ai piedi di una scala interna della casa. In un primo momento si ipotizzò il decesso in seguito a un incidente domestico: un malore oppure una caduta accidentale. Le lesioni da taglio riportate dalla donna furono attribuite alle schegge della lastra di vetro, collocata sotto il corrimano della scala, andata in frantumi.
Tuttavia il personale sanitario giunto sul posto aveva segnalato alcune ambiguità, richiedendo l'intervento dei Carabinieri. La successiva ispezione del medico legale consentì di stabilire la compatibilità della morte della vittima con un'azione volontaria delittuosa ad opera di un soggetto terzo. La settantatreenne sarebbe stata aggredita con un'arma da taglio e spinta giù dalle scale. Il decesso avvenne per dissanguamento.
L'anziana, madre di due figli adulti, era rimasta vedova l'anno precedente. In meno di ventiquattro ore le indagini dei militari, coordinati dalla Procura di Mantova, portarono il giorno seguente all'arresto in "quasi flagranza" del genero della vittima, Enrico Zenatti, 54 anni, marito della figlia. L'uomo conviveva con la moglie nella stessa abitazione, risiedendo in un alloggio differente su un piano separato rispetto a quello della suocera.[2]
L'uomo si proclamò innocente, ma l'attività investigativa aveva raccolto gravi elementi indiziari nei confronti del cinquantaquattrenne, tra cui le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza installate nei dintorni che lo filmavano mentre entrava e usciva dalla casa in un lasso di tempo compatibile con l'ipotesi dell'omicidio. Inoltre sui vestiti indossati da Zenatti sarebbero state rinvenute tracce ematiche della vittima.[3]
Secondo le prime ricostruzioni, il delitto sarebbe maturato nell'ambito di una vicenda molto complessa, caratterizzata da profondi contrasti che duravano da anni tra il genero e la suocera, scaturiti in tensioni e frequenti litigi.[4][5] Zenatti fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio.
Lo stesso uomo venne arrestato nel 2005 con l'accusa di aver ucciso, a Verona, due prostitute sudamericane: Luciana Lino Da Jesus, 29 anni, e Yolanda Garcia Holguin, 38 anni.[6] La ventinovenne brasiliana, madre di un figlio di 3 anni rimasto nel paese d'origine, fu trovata morta nel pomeriggio del 5 marzo 2004, avvolta in un lenzuolo nella camera da letto dell'appartamento dove riceveva nel capoluogo scaligero. Sarebbe stata strangolata il precedente 28 febbraio, ma l'assassino pulì il luogo avendo cura di non lasciare tracce e rendere complicate le indagini.[7]
La trentottenne colombiana invece scomparve dall'aprile del 2003. Il suo cadavere non fu mai ritrovato, sarebbe stato sotterrato. Molti indizi portavano a Zenatti che nel 2006 venne condannato in primo grado a 18 anni. Due anni dopo però fu assolto in Appello e la sentenza fu confermata nel 2009 dalla Cassazione. Dopo circa tre anni di reclusione, l'uomo innocente fu scarcerato.[8]
Il 13 dicembre 2021 il cinquantaquattrenne, ascoltato nell'interrogatorio di garanzia, continuò a ribadire la propria estraneità in merito alla morte della suocera, affermando che l'anziana era caduta a causa di un incidente domestico. Differente la ricostruzione della Procura che invece sosteneva l'omicidio. La vittima sarebbe stata aggredita e ferita mortalmente alla gola. Le armi da taglio utilizzate per il delitto sarebbero dei coltelli e una forbice, non ritrovate però dagli investigatori.[9][10]
Il giudice per le indagini preliminari convalidò l'arresto e dispose la custodia cautelare in carcere ravvisando il pericolo di reiterazione del reato e sottolineando che la versione dell'uomo non coincideva con quella dei figli della signora Turina. Lo stesso gip tuttavia escluse l'aggravante della premeditazione e i pericoli di fuga e di inquinamento delle prove. Riconosciuta all'accusa invece l'aggravante di aver agito approfittando della minorata difesa dell'anziana.[11]
Nei mesi successivi la relazione del medico legale confermò che la lesione alla gola, che aveva causato il decesso della settantatreenne, si verificò dopo l'arrivo di Zenatti nell'abitazione. Il cinquantaquattrenne però aveva dichiarato agli inquirenti che al suo arrivo in casa aveva trovato l'anziana già a terra con un vistoso taglio alla gola da cui perdeva sangue.[12]
Nell'estate del 2022 l'indiziato fu rinviato a giudizio immediato. Secondo la ricostruzione finale della Procura, la vittima sarebbe stata uccisa per impedirle di rivelare ai familiari di un precedente tentativo di omicidio messo in atto dal genero.[13][14]
L'anziana sarebbe stata aggredita con un'arma da taglio usata, in un primo momento, per scollarle il cuoio capelluto e poi per reciderle la carotide, la giugulare e la trachea. La settantatreenne però non sarebbe morta subito, infatti ebbe modo di inviare un messaggio di aiuto alla figlia che accorse in casa e vide la madre in stato di semicoscienza. Soltanto in seguito la signora Turina si accasciò sul pavimento fino a perdere la vita, deceduta per dissanguamento.[15][16]
Zenatti, interrogato nel corso del processo di primo grado in un'udienza del gennaio 2023, ribadì la propria innocenza di fronte al pm. L'imputato ammise di essere l'individuo che, ripreso dalle telecamere di videosorveglianza della zona, entrava nell'abitazione della vittima, tranne in un caso secondo cui, a suo dire, nella casa non si sarebbe introdotto lui, ma uno sconosciuto.[17]
Il successivo 30 gennaio, il consulente incaricato dalla difesa ascoltato al processo, sostenne che parte delle lesioni all'anziana siano state provocate da una caduta accidentale della stessa lungo la scala all'interno dell'abitazione. La restante parte delle ferite sarebbero sì state indotte con una lama ma, stando agli elementi di tempo e di luogo addotti dalla ricostruzione investigativa della scena del crimine, comunque non addebitabili all'imputato.
La vittima sarebbe stata in piedi e non seduta quando fu raggiunta dai fendenti mortali. Inoltre le lesioni al collo sarebbero state inferte quantomeno in un minuto anziché una manciata di secondi. In sostanza, sempre secondo il medico legale chiamato a testimoniare dalla difesa, sarebbe da escludere che le coltellate siano state inferte prima dell'arrivo sul posto dei familiari, e quindi solo successivamente all'arrivo in casa della figlia.[18]
Il 16 marzo 2023 la Corte d'Assise di Mantova condannò l'imputato all'ergastolo con 9 mesi di isolamento diurno e il riconoscimento delle aggravanti del nesso teleologico (uccise la donna affinché non raccontasse di aver tentato di toglierle la vita), dell'aver agito con crudeltà e del rapporto di parentela con la vittima.[19][20] I giudici ravvisarono la crudeltà poiché il taglio alla gola sarebbe stato praticato con sei diverse incisure, atte ad aumentare le sofferenze della vittima, utilizzando tra l'altro modalità esecutive spiegabili con l'esigenza di non farsi scoprire dai figli della settantatreenne.
Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, Zenatti aggredì una prima volta la suocera sulle scale dell'abitazione, probabilmente dopo aver avuto un litigio con lei. L'uomo avrebbe pensato di averla eliminata al primo tentativo e lasciò l'abitazione. L'anziana però riprese conoscenza e telefonò alla figlia, chiedendole aiuto. Quest'ultima avvisò il marito, lo stesso Zenatti, che con una scusa riuscì ad allontanare la moglie e il fratello di lei, per ritornare da solo in casa ed avere una seconda opportunità di ammazzare la vittima, sperando di non essere scoperto.[21]
Il 16 febbraio 2024 la Corte d'Appello di Brescia confermò la condanna all'ergastolo.[22][23] Le motivazioni della sentenza di secondo grado individuarono il presunto movente del delitto in un prestito di 15 mila euro che la settantatreenne non aveva concesso a Zenatti: "incattivito dalle circostanze, dall'esito sfavorevole della prima aggressione, l'uomo infierì con particolare brutalità sulla signora Turina, senza remore, senza pietà, quasi a punirla di non essere prima deceduta, forse per vendicarsi ulteriormente di quel prestito a lui tanto necessario, che ella invece non gli aveva concesso".[24]
Nell'ottobre del 2024 il "fine pena mai" fu confermato in via definitiva dalla Corte di Cassazione.[25][26]