Anzola Emilia. Omicidio Sofia Stefani. La perizia: Uccisa da un colpo sparato dal basso, a 30 cm dal viso.
Sofia Stefani sarebbe stata raggiunta da un colpo di proiettile sparato a distanza ravvicinata, 30 centimetri al massimo.
La vigile 33enne è stata centrata allo zigomo sinistro, sotto l'occhio e proprio accanto la narice, con l'arma direzionata dal basso verso l'alto. È quanto emerge dalle prime risultanze dell'autopsia eseguita nei giorni scorsi.
Secondo l'accusa, queste risultanze confermerebbero la dinamica di un omicidio volontario, poiché uno sparo accidentale durante una colluttazione, a quella distanza, avrebbe con più probabilità colpito altre parti del corpo, come addome o gamba, anziché il viso.
Tutto il contrario invece per la difesa. La versione di Giampiero Gualandi, 63 anni, è che il colpo sia invece partito per errore, durante una colluttazione con la donna: lei l'avrebbe aggredito, adirata per la fine della relazione interrotta dall'uomo, e in questo contesto avrebbe afferrato la pistola che lui aveva lasciato sulla scrivania dopo averla pulita.
Ma perché Gualandi avrebbe dovuto uccidere Stefani? Lei aveva iniziato a chiamarlo decine di volte al giorno, stando ai tabulati. Dalle ricostruzioni emerge anche che la 33enne gli avesse detto di aspettare un figlio suo, circostanza però poi risultata non vera.
Lo scorso 16 maggio la donna si era recata al comando di Anzola proprio per un confronto sulla fine della loro relazione. E Gualandi, "esasperato" e "perseguitato", secondo l'accusa, avrebbe premuto il grilletto. (di Federica Orlandi – Il Resto del Carlino)