Ancona. Accusato di avere ucciso la moglie Sadjide. "Non ricordo" davanti al Gip: Convalidato il fermo.

Immagine della notizia (Immagine di Crsn.mrlt su Wikimedia Commons — CC BY-SA 3.0)

Ancona. Accusato di avere ucciso la moglie Sadjide. "Non ricordo" davanti al Gip: Convalidato il fermo.

Nessuna dichiarazione esplicita ma una serie di "non so, non ricordo" in risposta alle domande della giudice per le indagini preliminari di Macerata, Daniela Bellesi, dopo le ammissioni farfugliate ai Carabinieri in seguito al fermo.

Si è svolta questa mattina l'udienza di convalida a carico di Nazif Muslija, operaio macedone di 50 anni accusato di omicidio volontario per l'uccisione della moglie Sadjide, 49 anni, anche lei di origine macedone, sarta in un laboratorio di confezioni a Jesi, picchiata a morte con un tubo metallico la mattina del 3 dicembre nella casa di via Garibaldi a Pianello Vallesina di Monte Roberto.

Al termine dell'udienza, che si è svolta nel carcere Montacuto ad Ancona con la modalità del videocollegamento, la gip Bellesi ha convalidato il fermo di Muslija, assistito dall'avvocata d'ufficio Gloria Droghetti, del foro di Macerata (che il 50enne ha voluto come difensore rinunciando al legale di fiducia mandato dai familiari), e ne ha disposto la custodia in carcere. Su richiesta della legale di difesa, è stato disposto che i servizi sanitari del carcere stilino una relazione sulle condizioni psicofisiche dell'uomo.

A inizio udienza, Muslija era apparso scosso, quasi piangente, ma non ha riservato nessuna parola per la moglie, che aveva anche sottoposto ad aggressioni e maltrattamenti in varie circostanze negli ultimi due anni, né ha raccontato particolari da cui si potesse ricostruire l'accaduto.

Alle varie contestazioni (tra cui la fuga con l'auto e il possesso di denaro e carte di credito) ha risposto di non ricordare, neanche del presunto tentativo di suicidio e di circostanze che potrebbero lasciare dubbi sulla dinamica, sostenendo di essersi svegliato al pronto soccorso dell'ospedale di Camerino senza avere contezza dell'accaduto.

Gli è stato chiesto se si fosse arrabbiato con la coniuge il giorno del femminicidio, ed ha dichiarato che era agitato per la paura di tornare in carcere, nonostante avesse ormai patteggiato con la condizione di frequentare un percorso in un centro per uomini maltrattanti. (AnconaToday)

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