Voce su Anna Alexandra Hrynkiewicz
Anna Alexandra Hrynkiewicz, 45 anni, originaria della Polonia, fu trovata morta nel corso della notte tra il 9 e il 10 maggio 2019, riversa a terra su un marciapiede di via Settembrini nel quartiere Noce di Palermo, poco distante dall'abitazione dove conviveva insieme al compagno Carlo Di Liberto, 43 anni.[1]
Foto della Villa Belmonte nel quartiere Noce di Palermo (di Miceli Vincenzo, licenza CC BY-SA 4.0)
Il cadavere della donna presentava una profonda ferita alla testa. I primi risultati dell'esame autoptico avanzarono l'ipotesi del decesso per infarto. Tuttavia la lesione al capo non fu attribuita alla caduta, ma ad un colpo inferto con un oggetto contundente.[2]
Il compagno della vittima, interrogato poche ore dopo il rinvenimento del corpo senza vita in strada, ammise di aver avuto un litigio con la quarantacinquenne in casa e di averla anche schiaffeggiata. Poi non aveva aggiunto altro, avvalendosi della facoltà di non rispondere e negando qualsiasi responsabilità nella morte della convivente. La Procura di Palermo aveva comunque iscritto l'uomo nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio.
Due anni dopo arrivò la svolta nel caso. Il 17 giugno 2021 la Polizia di Palermo eseguì un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Di Liberto. Secondo le risultanze delle indagini, l'alterco tra l'uomo e la donna sarebbe continuato anche fuori dall'abitazione. Sarebbe stato lui a tramortirla, colpendola violentemente alla testa, per poi abbandonarla esanime sul marciapiede e lasciare che fossero i vicini a individuarla e allertare i soccorsi.[3][4]
La relazione fra i due sarebbe stata caratterizzata da una lunga serie di litigi e scontri, frutto di violenze fisiche e morali che la vittima subiva da tempo tra le mura domestiche. L'uomo comunque aveva respinto le accuse mosse a suo carico.[5][6]
Nel 2022 la Procura palermitana chiuse l'inchiesta, confermando l'imputazione di omicidio nei confronti dell'indagato, a cui seguì il rinviò a giudizio in Corte d'Assise. Nel frattempo Di Liberto, in un diverso procedimento, fu condannato a 3 anni per maltrattamenti ai danni della convivente, avvenuti nel corso della loro relazione.[7] Nel 2023 iniziò il processo di primo grado incentrato sulla contestazione di omicidio.
Nel corso del dibattimento era emerso che l'uomo, pochi mesi prima della morte della quarantacinquenne, avrebbe fatto credere alla compagna di essere malata di leucemia e che le restava poco da vivere. Per questo lui le avrebbe chiesto di consegnargli soldi e gioielli, frutto di un'eredità della donna. In realtà, però, la signora Anna Alexandra non aveva alcuna malattia incurabile. Secondo la pubblica accusa, Di Liberto si era inventato tutto allo scopo di appropriarsi dei beni della convivente.[8]
La difesa dell'imputato, tuttavia, evidenziò un quadro indiziario instabile, soprattutto in considerazione della propria consulenza medico legale che si contrapponeva alle risultanze dell'esame autoptico disposto dalla Procura. In particolare, l'esperto incaricato dai legali difensori sosteneva la compatibilità delle lesioni al capo della vittima con un danno da caduta, riconducendo inoltre il decesso della quarantacinquenne per cause naturali.
Proprio su richiesta della difesa, la Corte dispose una nuova perizia, effettuata nel corso del procedimento di primo grado. Il nuovo esame, affidato ai periti nominati dai giudici, fu concorde con le risultanze medico legali sostenute dalla difesa. I legali dell'imputato chiesero dunque l'assoluzione dall'accusa di omicidio volontario, mentre i Pubblici Ministeri avanzarono la richiesta di pena dell'ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi.
Il 15 marzo 2024 la Corte d'Assise di Palermo aveva assolto Carlo Di Liberto dall'imputazione di omicidio volontario perché "il fatto non sussiste". Al termine dello stesso procedimento, l'uomo fu comunque condannato per altri "reati satellite" a lui contestati: danneggiamento, incendio, violazione di sigilli e minaccia aggravata.[9][10]