
Sonia Di Maggio, 29 anni, è stata uccisa la sera del 1º febbraio 2021 a Minervino di Lecce. La vittima si trovava in strada, nella frazione di Specchia Gallone, insieme al fidanzato quando all'improvviso è stata aggredita da un individuo.[1][2]
Costui era Salvatore Carfora, 39 anni, ex compagno della giovane. Armato di coltello, ha sferrato numerosi fendenti alla ventinovenne. Il fidanzato ha tentato di difenderla, ma nulla ha potuto contro la furia dell'aggressore. Sonia si è accasciata al suolo in un lago di sangue. Vani i tentativi dei sanitari giunti sul posto che hanno provato a rianimarla, ma le lesioni erano troppo gravi.
Carfora era originario di Torre Annunziata (Napoli) e aveva precedenti specifici per violenza. Nel 2011 avrebbe accoltellato un parcheggiatore abusivo con il quale si adoperava nel suo paese. In passato aveva minacciato sia la sua ex che il nuovo compagno di lei.[3] La giovane però non lo aveva denunciato per paura di ritorsioni. Lui si sarebbe recato a Specchia Gallone appositamente per attuare l'agguato mortale. Dopo aver inflitto le fatali coltellate, si è dileguato. Le forze dell'ordine si sono immediatamente attivate per rintracciarlo.
Sonia Di Maggio era originaria di Rimini e si trovava in Puglia per stare accanto al nuovo fidanzato. La mattina seguente, 2 febbraio, il trentanovenne è stato fermato dalla Polizia di Otranto mentre tentava di raggiungere la vicina stazione ferroviaria per lasciare il Salento e tornare in Campania.[4][5]
Interrogato dagli inquirenti nelle ore successive, Carfora fornito una parziale ammissione, accompagnando gli agenti sul luogo dove aveva gettato l'arma del delitto, un coltello a serramanico da sub. L'uomo aveva un passato problematico: nel precedente mese di giugno era stato dimesso dall'ospedale psichiatrico di Aversa (Napoli).[6][7]
Nei suoi confronti sono stati contestati i reati di stalking e omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.[8][9] Il 5 febbraio, nell'interrogatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari, il trentanovenne ha rilasciato una piena confessione, rispondendo a tutte le domande e ricostruendo le fasi concitate della vicenda.[10] Di conseguenza è stato convalidato il fermo e disposta la custodia cautelare in carcere.
Nell'ordinanza il giudice ha sottolineato che l'uomo è apparso freddo e lucido, raccontando gli eventi senza un minimo di resipiscenza. Per lui Sonia non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo e, se fosse rimasto in libertà, avrebbe ucciso anche il nuovo compagno. Per conoscere la ventinovenne e nascondere i suoi precedenti con la giustizia, Carfora aveva usato un altro nome, Alessandro. Ma lei nei mesi successivi aveva scoperto la sua vera identità. Durante la relazione, la vittima era stata anche picchiata diverse volte dal trentanovenne.[11][12]