Voce su Lidia Peschechera
Uno scorcio panoramico di Pavia con la Statua della Lavandaia in primo piano, il Ponte Coperto sul fiume Ticino e, sullo sfondo, la cupola del Duomo (di LTiziano, licenza CC BY-SA 4.0)
Lidia Peschechera, 49 anni, fu trovata morta durante il pomeriggio del 17 febbraio 2021 all'interno della propria abitazione in zona Ticinello a Pavia. La donna, presidente dell'associazione no profit Pets in the City, era conosciuta in città come attivista animalista, antifascista e sostenitrice dei diritti LGBT.[1]
L'allarme fu lanciato dal suo datore di lavoro che non riusciva più a mettersi in contatto con lei. Sul posto le forze dell'ordine trovarono la porta dell'appartamento chiusa a chiave. Si rese dunque necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco che dovettero fare irruzione dalla finestra. Il cadavere era adagiato nella vasca da bagno, vestito e coperto con un asciugamano. Presentava varie ferite ed ecchimosi: elementi che non esclusero l'ipotesi dell'omicidio.[2] Secondo l'autopsia, la vittima era deceduta alcuni giorni prima del ritrovamento.
Nelle ore seguenti, durante la notte, i Carabinieri sottoposero a fermo un sospettato: Alessio Nigro, 28 anni, originario di Sant'Angelo Lodigiano ed ex convivente della donna. L'indiziato, nel corso dell'interrogatorio in caserma, confessò di avere strangolato la vittima il precedente 12 febbraio. Secondo le ricostruzioni, dopo aver compiuto il delitto, il giovane sarebbe rimasto nell'appartamento per circa tre giorni, poi si era allontanato dall'abitazione. La sera del 17 febbraio fu rintracciato dai militari a Milano.[3][4]
La signora Peschechera era originaria di Terlizzi (Bari),[5] ma da molti anni si era stabilita a Pavia. Separata con un matrimonio alle spalle, negli ultimi tempi aveva intrapreso con Nigro una nuova relazione sentimentale. Il ventottenne aveva problemi legati alla dipendenza dall'alcol ed era un senza fissa dimora, anche se in precedenza aveva vissuto a Casaletto Lodigiano. La donna si era offerta di aiutarlo, ospitandolo anche in casa. Tuttavia l'individuo non mostrò segnali di ripresa, infatti in un'occasione lei dovette persino chiamare la Polizia per sedare una lite, al termine della quale non se la sentì di denunciare.
Successivamente però la stessa aveva intimato al giovane di mandarlo via dall'abitazione a causa dei suoi comportamenti violenti, sfociati poi nell'omicidio. Dopo averla uccisa, Nigro avrebbe tentato di depistare le indagini inviando dal telefono della donna falsi messaggi al datore di lavoro per non allarmarlo della sua assenza. Una volta lasciata la casa, avrebbe anche prelevato del denaro dal conto bancario della vittima e venduto il cellulare in uso alla quarantanovenne.[6][7]
Il ventottenne fu condotto in carcere. Nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, ribadì la sua confessione e raccontò la propria versione dei fatti, dicendosi pentito per il gesto commesso. Il giorno dell'omicidio lui concordò con la vittima un appuntamento al SerD (Servizio territoriale delle Dipendenze) in merito all'inizio di una nuova cura per la dipendenza dall'alcol. Il giovane però non si recò sul posto perché, durante il viaggio in treno, si era addormentato.
Dopo aver informato telefonicamente la convivente dell'episodio, gli attriti tra i due tornarono ad accentuarsi. Inoltre il ventottenne aveva continuato a bere nel corso del tragitto di ritorno verso casa. Una volta rientrato nell'appartamento, alterato dall'alcol, ebbe con lei un nuovo litigio, non solo per l'ennesima promessa non mantenuta, ma anche perché la quarantanovenne avrebbe scoperto dei messaggi che lui aveva ricevuto sui social da parte di altre donne. Sarebbe così scoppiata una violenta colluttazione durante la quale la signora Peschechera lo avrebbe invitato definitivamente a lasciare l'abitazione. In quei frangenti sarebbe avvenuto il fatale strangolamento.
Nigro spiegò di non essersi reso subito conto di quanto fosse accaduto, ma di aver compreso della morte della vittima soltanto il giorno successivo. Nel corso della permanenza in casa, aveva pensato al suicidio. I falsi messaggi inviati con il cellulare della donna avrebbero rappresentato un tentativo di prendere tempo per escogitare in che modo togliersi la vita, ma dopo aver desistito per non riuscire nell'intento, si allontanò dall'abitazione.[8]
Nelle settimane seguenti la Procura dispose una perizia psichiatrica sul ventottenne. Il legale dell'indagato richiese l'esame, presupponendo che la condizione del proprio assistito avesse influito sulla capacità di intendere e volere, poiché il giovane frequentava alcune comunità di recupero da circa dieci anni per curare la sua dipendenza cronica dall'alcol.[9] L'esame effettuato dal perito nominato dal Tribunale stabilì che il reo confesso era in grado di intendere e di volere nel momento del delitto.[10]
Foto della Statua della Minerva a Pavia (di Arbalete, licenza CC BY-SA 3.0)
Nell'autunno dello stesso anno gli inquirenti chiusero le indagini nei confronti di Nigro contestando i reati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, furto (per aver sottratto alcuni beni appartenenti alla vittima) e sostituzione di persona (in relazione all'uso della carta di credito di lei dopo aver commesso l'omicidio).[11] Nel gennaio del 2022 fu rinviato a giudizio.[12][13] Nel corso del dibattimento la difesa produsse una perizia psichiatrica di parte che evidenziava la presenza di un disturbo borderline nell'imputato che avrebbe inciso sul suo comportamento nel momento del delitto.[14]
Il 15 luglio 2022 Nigro fu condannato in primo grado a 20 anni di reclusione. La Corte d'Assise di Pavia respinse la richiesta dell'ergastolo avanzata dalla pubblica accusa e accolse la tesi del legale difensore, escludendo l'aggravante dei futili motivi e riconoscendo al giovane il vizio parziale di mente.[15][16] Le motivazioni della sentenza sottolinearono che l'imputato era affetto da un disturbo borderline di personalità e, tale condizione, gli aveva impedito di controllare i propri impulsi. Nel delitto, dunque, avrebbe avuto maggiormente peso la patologia mentale dell'omicida piuttosto che la decisione della vittima di porre definitivamente fine alla loro relazione affettiva.[17]
L'8 marzo 2023 la Corte d'Appello di Milano confermò la sentenza di primo grado,[18] resa poi definitiva il successivo 1º novembre dalla Corte di Cassazione. Nella pena fu conteggiato anche l'uso indebito della carta di credito della donna, ma non il furto, reato per cui Nigro fu assolto.[19]
Nel 2023 il canile sanitario municipale di strada Paiola a Pavia fu intitolato alla memoria di Lidia Peschechera.[20][21]