Voce su Piera Napoli
Uno scorcio panoramico dall'alto della città di Palermo (di Bengt Nyman, licenza CC BY 2.0)
Piera Napoli, cantante di 32 anni e madre di tre figli, fu uccisa la mattina del 7 febbraio 2021 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva a Palermo, nel quartiere Cruillas.
Il marito della donna, Salvatore Baglione, 37 anni, intorno alle ore 13.00 dello stesso giorno si costituì alla caserma Uditore dei Carabinieri di Palermo per confessare il delitto.[1][2] L'aggressione mortale fu compiuta in casa mentre erano presenti due dei tre figli della coppia, che però non si sarebbero accorti di nulla, né avrebbero assistito al dramma. Nelle ore successive l'uomo aveva accompagnato i due minorenni dai nonni, dove si trovava l'altro fratello. Poi, ritornato nella dimora familiare, aveva fatto le valige e si era presentato dai militari.
Il corpo senza vita della trentaduenne fu rinvenuto in seguito dai Carabinieri nel bagno dell'appartamento e presentava molteplici ferite d'arma da taglio inferte con un coltello da macellaio. Secondo le testimonianze dei conoscenti, il rapporto fra la signora Napoli e il marito negli ultimi tempi si era incrinato. Il padre della vittima riferì ai giornalisti che la donna non avesse lasciato l'abitazione soltanto per stare accanto ai figli. Durante l'interrogatorio in caserma, Baglione avrebbe raccontato di avere aggredito la moglie perché lei lo tradiva e quella mattina la donna gli avrebbe rinfacciato di non amarlo più.[3][4]
Circa due settimane prima, la Polizia era intervenuta nella casa della coppia per sedare un'ennesima lite. In quell'occasione la donna non avrebbe voluto far rientrare il marito nell'appartamento. L'uomo nelle tre notti seguenti avrebbe dormito in macchina. La trentaduenne non aveva mai sporto denuncia per maltrattamenti. I due erano sposati dal 2006.[5]
Dopo essersi costituito, il trentasettenne fu sottoposto a fermo e condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi.[6] Nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Baglione ribadì la sua confessione, precisando di aver compiuto un gesto d'impeto, senza aver premeditato l'aggressione mortale. Nei suoi confronti fu convalidato il fermo e disposta la custodia cautelare in carcere.
Il gip ritenne sussistente il pericolo di fuga e, concordando con l'ipotesi della Procura, non diede credito alla versione dell'uomo, precisando nell'ordinanza che il trentasettenne avesse atteso che si addensassero i propri sospetti su una presunta relazione extraconiugale della moglie per porre in essere un gesto programmato da tempo.[7][8] L'esame autoptico aveva rilevato oltre 30 coltellate sulla salma della vittima, alcune delle quali inferte al tronco, alla testa e al volto.[9] La donna aveva tentato, invano, di difendersi durante la fatale aggressione.[10]
Nel mese di giugno fu disposto il giudizio immediato per il reo confesso.[11][12] Nel corso del processo i parenti della signora Napoli testimoniarono che Baglione, convinto che la moglie lo stesse tradendo, era diventato troppo possessivo e soffocante nei confronti della vittima. In un'occasione in particolare, avrebbe persino ingaggiato un investigatore privato per seguire la coniuge.[13]
Nell'aprile del 2022 la Corte d'Assise di Palermo dispose una perizia psichiatrica per stabilire la capacità di intendere e di volere dell'imputato.[14] L'esame valutò l'uomo lucido nel momento del delitto. Il 20 ottobre 2022 Baglione fu condannato all'ergastolo.[15][16] La sentenza di primo grado ravvisò le aggravanti della crudeltà e dell'aver agito ai danni della coniuge che si trovava in uno stato di minorata difesa. Furono invece escluse le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, nonché respinta la richiesta di riconoscere le attenuanti generiche per l'imputato.[17]
Nelle motivazioni del verdetto fu specificato che l'uomo tenne "stretto il collo della moglie per un tempo non breve, limitandone il respiro". Così facendo avrebbe potuto "completare in quel momento l'azione di strozzamento", procurando il decesso della vittima. E invece con crudeltà aveva continuato ancora a colpirla, prolungandone l'agonia e infierendo con oltre 30 coltellate, alcune delle quali sferrate anche al volto, alterandone i lineamenti.
Il 19 giugno 2023 la Corte d'Appello di Palermo confermò la sentenza di primo grado.[9][18]