Voce su Sharon Sapia Barni
Sharon era una bimba di 18 mesi trasportata in gravi condizioni all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel corso del tardo pomeriggio dell'11 gennaio 2021. Dopo vari tentativi di rianimazione eseguiti senza successo, fu dichiarato il decesso della piccola.[1]
Uno scorcio dall'alto di Cabiate in provincia di Como
Inizialmente si era diffusa la notizia che a provocare la morte della vittima fosse stato un incidente domestico avvenuto nell'abitazione dove la bambina risiedeva, situata nel comune di Cabiate in provincia di Como. Accidentalmente la piccola, mentre giocava, avrebbe fatto cadere una stufa da una scarpiera, che le sarebbe finita addosso causandole un grave trauma.[2]
Tuttavia le indagini della Procura di Como avevano ricostruito un'altra versione dei fatti. La vittima fu maltrattata e violentata dal compagno della madre, Gabriel Robert Marincat, operaio romeno di 25 anni.[3] La nonna materna della bimba, circa due ore dopo l'accaduto, aveva trovato la nipotina priva di sensi, con la maglietta sporca di vomito, e aveva sollecitato il giovane a chiamare i soccorsi, ma lui avrebbe tentennato e preso tempo, ritardando l'intervento dei sanitari.
Solo successivamente il personale inviato sul posto dal 118 tentò, invano, di rianimare Sharon in casa. Poi la piccola venne trasportata d'urgenza all'ospedale, dove i medici non poterono fare altro che constatare il decesso. Un primo esame autoptico svolto sulla salma della vittima aveva rilevato molteplici lesioni, tra cui varie ecchimosi ed escoriazioni in diverse parti del corpo. Segni che, secondo le valutazioni del medico legale, erano riconducibili a maltrattamenti e ripetute violenze sessuali.[4]
Il giovane conviveva da circa tre mesi nell'abitazione della compagna Silvia, madre della bambina. Precedentemente era residente a Lentate sul Seveso (Monza Brianza).[5] Della piccola si occupava perlopiù la nonna negli orari in cui la mamma era al lavoro e, saltuariamente, veniva affidata al venticinquenne, come durante il pomeriggio del drammatico episodio. Il seguente 22 gennaio, su richiesta della Procura, accolta dal giudice per le indagini preliminari, i Carabinieri avevano eseguito nei confronti di Marincat un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.[6][7]
L'indiziato finì nel mirino degli investigatori subito dopo la morte della vittima. Interrogato dai militari, non aveva risposto alle domande, respingendo ogni addebito.[8] Sulla sua versione però ebbe dubbi persino la madre della piccola, che aveva chiuso ogni rapporto con l'ormai ex compagno e si era dovuta trasferire a casa dei genitori dopo il sequestro dell'abitazione che condivideva con lui e la bimba.[9][10] Al ragazzo furono contestati inizialmente i reati di violenza sessuale e morte come conseguenza di altro reato (maltrattamenti in famiglia).[11]
La Chiesa di Santa Maria Nascente a Cabiate dove sono stati celebrati i funerali della piccola Sharon (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
In seguito all'arresto, nel corso dell'interrogatorio di garanzia di fronte al gip, Marincat continuò ad avvalersi della facoltà di non rispondere.[12] Secondo l'esame autoptico, la vittima sarebbe stata più volte colpita alla testa, riportando traumi ritenuti dal medico legale incompatibili con un evento accidentale. Sulla base di tali risultanze la Procura di Como aveva modificato il capo d'imputazione nei confronti del venticinquenne, contestando l'omicidio volontario aggravato e la violenza sessuale ai danni di una minorenne.[13][14]
Il successivo 18 maggio, nel corso di un altro interrogatorio davanti al Pubblico Magistrato, il giovane aveva confessato le proprie responsabilità, riferendo di avere abusato della bambina per poi picchiarla fino a provocarne la morte. Nulla però rivelò sulla motivazione del gesto, limitandosi a dire che "era nervoso".[15][16] Marincat fu rinviato a giudizio e, nel corso del processo, il suo legale aveva richiesto l'esecuzione di una perizia psichiatrica.[17][18] L'istanza fu rigettata dalla Corte che lo aveva ritenuto capace di intendere e di volere.[19][20]
La difesa avanzò anche la richiesta di derubricare il capo d'imputazione a omicidio preterintenzionale. Tuttavia il 6 dicembre 2021 la Corte d'Assise di Como, accogliendo l'istanza della Procura, aveva condannato Marincat all'ergastolo.[21][22] Il 6 luglio 2022 la condanna fu confermata dalla Corte d'Appello di Milano che, però, escluse l'aggravante dei futili motivi.[23] La sentenza fu resa definitiva dalla Corte di Cassazione nel gennaio del 2024.[24]