Voce su Emma Elsie Michelle Pezemo
La Chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco, a poca distanza dalla comunità Papa Giovanni XXIII dove era ospitato Jacques Ngouenet (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Emma Elsie Michelle Pezemo, 31 anni, originaria del Camerun, fu trovata morta il 2 maggio 2021 a Bologna.[1][2]
Il suo corpo senza vita, fatto a pezzi e raccolto in dei sacchi, fu scoperto nel corso del pomeriggio all'interno di un cassonetto. Proprio in quei momenti il compagno della donna, Jacques Honoré Ngouenet, connazionale di 43 anni, venne trovato impiccato nella sua abitazione.
Ad allertare le forze dell'ordine, in mattinata, furono le coinquiline della trentunenne, preoccupate perché la vittima non aveva fatto ritorno a casa la sera precedente. Il 1º maggio la donna e il compagno avevano trascorso la giornata insieme. Le amiche di Emma chiesero informazioni al quarantatreenne che aveva riferito di non sapere dove lei si trovasse, condividendo le loro preoccupazioni.[3]
Dopodiché venne segnalata la scomparsa alla Polizia. Gli agenti si recarono nell'alloggio dove l'uomo risiedeva e lo trovarono impiccato. Ngouenet era ospite della Comunità Papa Giovanni XXIII e soffriva di disturbi psichiatrici per i quali fu sottoposto a una cura. Già in passato aveva tentato il suicidio. Aveva un permesso di soggiorno in via di rinnovo e un solo precedente penale per disturbo della quiete pubblica.
La macabra scoperta del cadavere della vittima fu effettuata in seguito alla segnalazione di un passante che aveva notato delle tracce di sangue nei pressi di un cassonetto, all'interno del quale vennero poi rinvenuti i resti del corpo fatto a pezzi, avvolti in alcuni sacchi. Successivamente gli investigatori avevano trovato un biglietto, scritto in francese dal quarantatreenne, in cui sarebbero stati annotati alcuni riferimenti alla studentessa e alla loro relazione.[4]
Secondo le ricostruzioni degli agenti, l'uomo aveva ucciso la compagna in un parco la sera del 1º maggio, dilaniandole il corpo con una o più armi da taglio. Aveva poi raccolto i resti in dei sacchi e gettato tutto in un cassonetto dell'immondizia. Il quarantatreenne dopo l'omicidio provò a crearsi un alibi, telefonando al cellulare della vittima e mandando messaggi alle amiche, riferendo di non sapere dove si trovasse la compagna. Poi tornò nel suo alloggio e si tolse la vita, impiccandosi.[5]
Emma Pezemo era una studentessa dell'Università di Bologna e abitava insieme ad altre ragazze nella residenza Galvani, situata in località Casteldebole nel quartiere di Borgo Panigale.[6] Viveva in Italia da circa sei anni e aveva conseguito la laurea in "Consulente del Lavoro e Relazioni Aziendali" alla Facoltà di Giurisprudenza.[7]
Un testimone l'avrebbe vista in lacrime, il precedente 29 aprile, mentre discuteva con Ngouenet. La loro relazione, tra alti e bassi, andava avanti da circa tre anni e in gran parte era tenuta nascosta alla famiglia di lei. Un suo parente, che però ne era al corrente, avrebbe affermato che la giovane era preoccupata per alcuni atteggiamenti aggressivi del quarantatreenne.
La stazione di Casteldebole a pochi passi dalla residenza della vittima (di Fabio Bettani, licenza CC BY-SA 4.0)
In un primo momento, gli investigatori avevano ipotizzato che il movente fosse riconducibile a una gravidanza tenuta nascosta e confessata soltanto ad alcuni parenti stretti e alle amiche più fidate, ma che non sarebbe stata accettata dall'uomo.[8][9] Tuttavia l'autopsia escluse che la trentunenne fosse incinta. L'esame autoptico stabilì il decesso per asfissia. Ngouenet l'avrebbe soffocata, probabilmente tramite strangolamento, all'interno della sua auto. Solo successivamente avrebbe disarticolato il corpo per poi occultarne i resti.[10][11]
Un'altra ipotesi tenuta in considerazione dagli inquirenti era quella del debito economico: il quarantatreenne avrebbe prestato alla studentessa una grossa somma di denaro, mai restituita. Non si escluse, inoltre, che il camerunese avesse premeditato l'omicidio, presentandosi sabato 1º maggio all'ultimo incontro portandosi dietro l'arma del delitto e i sacchi, pronto per compiere la mattanza.[12]