Voce su Edith
Edith era una bambina di 2 anni trovata morta nel corso della notte tra il 7 e l'8 marzo 2021 all'interno dell'abitazione della madre Patrizia Coluzzi, 41 anni, a Cisliano in provincia di Milano.[1][2]
La Chiesa di San Pietro in Sala a Milano dove sono stati celebrati i funerali della piccola Edith (di Matthew Reid, licenza CC BY 2.0)
A uccidere la piccola fu proprio la quarantunenne, già mamma di due gemelli nati da un precedente matrimonio (dal quale aveva divorziato). Dopo aver compiuto l'omicidio, la stessa riferì che la bambina "non esisteva più" in un messaggio inviato all'ex compagno e marito di 44 anni (padre della vittima), dal quale si era separata e aveva in corso una causa di divorzio. In seguito tentò di suicidarsi, infliggendosi delle lesioni con un'arma da taglio alle braccia e alla pancia.[3]
A chiamare i soccorsi fu l'ex compagno quarantaquattrenne. Il personale sanitario e i Carabinieri giunti sul posto dovettero forzare l'ingresso per fare irruzione nell'appartamento perché la porta era chiusa dall'interno e nessuno rispondeva. Nella camera da letto trovarono il corpo senza vita della piccola che, dalla prima ispezione medico legale, non presentava evidenti segni di violenza. Si era ipotizzata la morte per soffocamento.
Nelle vicinanze c'era la madre ferita, in stato di incoscienza, ma non in pericolo di vita. La donna fu trasportata all'ospedale Fornaroli di Magenta (Milano). Gli esami tossicologici non riscontrarono tracce di alcol o droghe. Ricoverata nel reparto di psichiatria, fu piantonata dai militari e sottoposta a fermo con l'accusa di omicidio volontario aggravato dall'aver commesso il delitto ai danni della figlia.
Stando alle testimonianze dei conoscenti più stretti, la quarantunenne stava attraversando una difficilissima situazione psicologica sin da quando era nata Edith. Nel precedente mese di novembre aveva già tentato il suicidio. In passato aveva denunciato l'ex compagno tre volte per maltrattamenti e violenze. Vicende sulle quali però la Procura di Pavia aveva richiesto e ottenuto l'archiviazione, non avendo riscontrato chiari profili penali.[4] Anche l'ex compagno aveva, a sua volta, denunciato la donna per diffamazione, calunnia e sottrazione di minore.[5][6]
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la quarantunenne avrebbe agito per vendetta contro l'ex marito perché lei non voleva che la figlia fosse affidata al padre. La stessa avrebbe covato un profondo astio nei confronti dell'uomo a causa della fine del loro rapporto e per le vicende che avevano portato il quarantaquattrenne a denunciarla. Un desiderio di rivalsa che sarebbe stato espresso anche in alcuni biglietti trovati dai Carabinieri sulla scena del crimine e rivolti all'ex coniuge.[7][8]
La Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Cisliano in provincia di Milano (di Skukifish, licenza CC BY-SA 4.0)
Le testimonianze dei conoscenti, raccolte dagli investigatori, avrebbero inoltre evidenziato che la donna attribuisse alla piccola il motivo della fine del suo matrimonio. Del caso si era occupata anche la Procura per i minorenni di Milano che aveva chiesto agli assistenti sociali del Comune di Cisliano di intervenire. Tuttavia alla quarantunenne non fu riscontrata alcuna patologia psichiatrica, né era seguita da uno psicologo.[9] L'esame autoptico svolto sulla salma della vittima confermò la morte per soffocamento.[10].
Nell'interrogatorio di garanzia, effettuato il successivo 10 marzo, Patrizia Coluzzi non rispose alle domande poste dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano. Lo stesso giudice convalidò il fermo e dispose la custodia cautelare in carcere ravvisando anche l'aggravante della premeditazione dell'omicidio. Nell'ordinanza fu sottolineato il pericolo di reiterazione del reato poiché la donna avrebbe mostrato un'assenza di capacità di autocontrollo. Essendo descritta dai medici come una persona vigile e lucida, pur avendo avuto un momentaneo stato dissociativo, alla quarantunenne non venne inizialmente riconosciuta una condizione di infermità mentale tale da escludere la capacità di intendere e di volere. Per competenza territoriale, le indagini furono condotte dalla Procura di Pavia.[11][12]
Nei mesi successivi Coluzzi fu sottoposta a due perizie psichiatriche e trasferita dal carcere a una REMS (residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza). Alla chiusura delle indagini, gli inquirenti chiesero il rinvio a giudizio confermando la contestazione di omicidio volontario.[13] Nel gennaio del 2024 la Corte d'Assise di Pavia aveva condannato l'imputata a 12 anni di reclusione, più ulteriori cinque da scontare in una REMS.
Nel corso del dibattimento la pubblica accusa aveva chiesto l'assoluzione sulla base di una perizia che dichiarava la donna incapace di intendere e di volere. I giudici però ritennero più attendibile il parere dei periti nominati dalla stessa Corte, che stabilirono la seminfermità mentale dell'imputata. Secondo le ricostruzioni emerse dal processo, la quarantunenne aveva soffocato la figlia con un cuscino. Il delitto sarebbe stato compiuto a causa di un profondo disagio emotivo, in coincidenza con una difficile separazione dal marito.[14]