Voce su Ilaria Sula
Ilaria Sula, 22 anni, scomparve da Roma il 25 marzo 2025. La giovane era una studentessa originaria di Terni e iscritta alla facoltà di Statistica dell'Università "La Sapienza" di Roma.[1]

Uno scorcio sulla Basilica di Santa Maria Ausiliatrice in zona Furio Camillo a Roma (di LPLT, licenza CC BY-SA 3.0)
Non vedendola ritornare a casa, le prime a preoccuparsi della sua sparizione furono le coinquiline, con cui la ragazza condivideva un appartamento nel quartiere Furio Camillo. Poco dopo i genitori della vittima, originari dell'Albania ma residenti a Terni, avevano presentato una denuncia di scomparsa al Commissariato della Polizia del quartiere San Lorenzo di Roma, che aveva avviato le ricerche della giovane insieme ai colleghi del Commissariato di Sant'Ippolito.
Dopo una settimana di indagini, la mattina del 2 aprile 2025, il corpo senza vita della ventiduenne fu ritrovato all'interno di una grossa valigia, abbandonata in un'area boschiva nei pressi del Monte Guadagnolo, in fondo a un dirupo nel territorio del comune di Poli in provincia di Roma.[2] A rendere possibile il rinvenimento fu l'ex compagno della vittima: Mark Antony Samson, 23 anni, anche lui studente all'Università "La Sapienza", ma iscritto alla facoltà di Architettura.
Il giovane, originario delle Filippine, era stato fermato dalla Polizia come principale sospettato nell'ambito della morte di Ilaria Sula. Nel corso dell'interrogatorio dinanzi agli agenti, Samson aveva confessato di avere ucciso l'ex compagna.[3] Lo studente, però, non rispose a tutte le domande, limitandosi ad ammettere di avere infilato il cadavere in una grossa valigia per poi caricarlo in auto, guidare per circa 40 km e buttarlo in un dirupo sui Monti Prenestini.[4]
Il reo confesso si disse "dispiaciuto" ed escluse la pianificazione dell'omicidio, riferendo agli inquirenti: "È stato un raptus, ho perso la testa, non volevo ucciderla". Tuttavia il PM della Procura di Roma aveva ipotizzato la contestazione delle aggravanti della premeditazione e della crudeltà, oltre ai reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.[5][6]
Secondo le ricostruzioni, il ventitreenne aveva aggredito l'ex compagna a coltellate nella casa di via Homs a Roma, dove il ragazzo risiedeva insieme ai genitori e aveva ospitato la studentessa la sera del 25 marzo.[7] In un primo momento si era diffusa la voce secondo cui il padre e la madre sarebbero stati entrambi presenti nell'appartamento durante l'esecuzione dell'omicidio. Successivamente, però, fu accertato che nell'abitazione era presente soltanto la madre, Nors Manlapaz, mentre il padre si trovava fuori casa. Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita della vittima, Manlapaz fu indagata per concorso in occultamento di cadavere.[8][9]
Dopo aver compiuto il delitto, Samson aveva anche messo in atto varie azioni di depistaggio. Per alcuni giorni aveva usato il cellulare della vittima, inviando laconici messaggi di rassicurazione alle amiche di lei, e si era recato dai parenti e dai conoscenti della ragazza per chiedere informazioni su dove fosse l'ex compagna. Poi aveva riferito di essersi sbarazzato del dispositivo, gettandolo in un tombino della Capitale.[7] Nelle settimane successive, però, lo stesso giovane aveva ammesso di avere nascosto il cellulare nell'abitazione di via Homs, indicando agli inquirenti dove ritrovarlo.[10][11]
Nell'interrogatorio di garanzia, davanti al giudice per le indagini preliminari, Samson ribadì la sua confessione, escludendo di aver premeditato il delitto e precisando di aver "fatto tutto da solo" in un gesto d'impeto. Il filippino aveva raccontato di avere ricevuto una visita da parte di Ilaria Sula la sera del 25 marzo, perché lei doveva restituirgli alcuni vestiti. Poi la giovane era rimasta a dormire nell'abitazione perché si era fatto tardi e voleva evitare di prendere i mezzi pubblici di notte.
La mattina del 26 marzo, intorno alle ore 11:00, mentre lei si preparava per fare colazione in camera da letto, lui aveva scoperto dei messaggi sul cellulare dell'ex compagna e aveva compreso che la ventiduenne chattava con altri ragazzi.[12][13] In quel momento, a suo dire, avrebbe afferrato un coltello per poi colpire la vittima. Secondo l'autopsia, il reo confesso avrebbe sferrato tre fendenti al collo. La studentessa originaria di Terni sarebbe morta in meno di un minuto a causa di un forte shock emorragico.[14]
Sempre nel corso dell'interrogatorio, a domande specifiche sui genitori che erano presenti in casa, il ventitreenne si avvalse della facoltà di non rispondere. Il giudice per le indagini preliminari aveva convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per il giovane, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere aggravati dalla relazione affettiva con la vittima.[13]
Secondo quanto riportato nell'ordinanza firmata dal gip, Samson avrebbe conosciuto Ilaria Sula sul posto di lavoro nel 2023. I due avevano iniziato una relazione, interrotta poi nei primi mesi del 2025. I primi problemi sarebbero sorti quando la ragazza avrebbe chiesto allo studente di poter vedere i suoi voti universitari. Tale richiesta, a detta di Samson, avrebbe generato in lui dei disagi perché aveva "sempre avuto un'ansia da prestazione, specialmente nei confronti dei genitori". Il giovane affermò che la compagna gli aveva dato un "ultimatum": se lui non glieli avesse fatti vedere, lei lo avrebbe lasciato.
Dopodiché i due si sarebbero presi una "pausa di riflessione", pur continuando a frequentarsi. Poi, nei primi giorni di marzo, la studentessa gli avrebbe confidato di essersi registrata su un'app di incontri. Una decisione che lui, però, non aveva accettato, riferendo di essere "pronto a combattere per riavere Ilaria come fidanzata", nonostante "tutti gli amici a cui si era rivolto gli avevano consigliato di lasciare andare tale situazione"
Stando alla testimonianza resa da una delle coinquiline della vittima, nel pomeriggio del 25 marzo 2025 Samson si sarebbe recato a casa dell'ex compagna utilizzando il suo computer e scattando delle foto ad alcune chat personali della ventiduenne con un altro ragazzo. Il giovane avrebbe anche tentato di portarselo via, senza però riuscirci. Poi la sera, verso le ore 22:00, Ilaria Sula si era recata nell'appartamento di via Homs. Dopo averla uccisa a coltellate, Samson avrebbe mangiato una piadina con un'amica della vittima, confidandole anche alcuni problemi con la ex e di un futuro appuntamento con un'altra ragazza.[15]
Sempre secondo quanto riportato nell'ordinanza di convalida del fermo, Samson in sede di interrogatorio aveva fatto «più fatica a riportare il contenuto delle chat che l'ex compagna aveva avuto con altri ragazzi, piuttosto che raccontare cosa fosse successo la mattina del 26 marzo, che lui riassumeva in un "raptus di rabbia". La sua sofferenza era per "avere perso una parte di sé, la ragione per cui lui sorrideva e che gli faceva sempre compagnia", oltre al fatto che "gli amici non avrebbero più visto il Mark di sempre che tutti conoscevano", piuttosto che – scriveva il gip – per il dolore nei confronti di una ragazza di 22 anni che aveva perso la vita, a causa sua, unicamente perché voleva fare altre esperienze e conoscenze».[16]

Uno scorcio panoramico dall'alto di Terni, città d'origine di Ilaria Sula (di Valerio Clementi, licenza CC BY-SA 4.0)
Nei giorni successivi alla convalida del fermo da parte del gip, la madre del reo confesso, Nors Manlapaz, fu ufficialmente iscritta nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di concorso in occultamento di cadavere.[17] La donna aveva chiesto di essere interrogata dagli inquirenti e ammise di avere aiutato il figlio a pulire le tracce di sangue in casa.
La signora Manlapaz sarebbe intervenuta dopo l'omicidio, ma non era chiaro se avesse anche aiutato il ventitreenne ad avvolgere il corpo senza vita della vittima in una busta per poi infilarlo nella valigia. Circa tre ore dopo l'aggressione mortale, il giovane avrebbe trascinato il bagaglio in auto per poi raggiungere la zona di Poli, dove aveva gettato il trolley. Per la madre non furono richieste misure cautelari, mentre il padre del ragazzo risultò estraneo alla vicenda perché non si trovava in casa.[8][9]
Nel luglio del 2025, dopo la chiusura delle indagini, per Mark Samson fu disposto il giudizio immediato. A carico del reo confesso furono confermate le contestazioni di occultamento di cadavere ed omicidio volontario aggravato della premeditazione, i futili motivi e la relazione affettiva con la vittima.[18] In un procedimento separato, fu disposto il giudizio immediato anche per la madre Nors Manlapaz, accusata di concorso in occultamento di cadavere, aggravato dal nesso teleologico (ovvero dall'aver commesso il reato al fine di occultarne un altro).[19]
Nel processo, celebrato in rito abbreviato, i legali della donna avevano proposto un patteggiamento, mentre la pubblica accusa aveva chiesto due anni di reclusione senza il riconoscimento delle attenuanti generiche.[20]