Voce su Francesca Chiodi
Uno scorcio del Lido d'Albaro a Genova (di C'era una volta Genova)
Francesca Chiodi, maggiormente conosciuta con il nome d'arte di Paolina Giorgi, fu uccisa a 27 anni il 13 gennaio 1911 al Lido d'Albaro di Genova. A toglierle la vita fu un giovane di 26 anni, Fermin Carrera, che poco dopo si suicidò.[1]
Nata a L'Aquila il 28 gennaio 1883 da una coppia di operai, Francesca Chiodi in adolescenza lavorava come stiratrice e donna di servizio per famiglie facoltose, ma nel tentativo di inseguire un destino migliore, a soli 16 anni, lasciò la città per trasferirsi a Roma. Nel capoluogo laziale mosse i primi passi da attrice di teatro e "café-chantant", ovvero una cantante non dell'opera colta, ma del cabaret.[2][3] I termini italiani adottati per definire quella professione erano "sciantosa" e "canzonettista".[4]
Con lo pseudonimo di Paolina Giorgi, fece carriera e diventò ricca e famosa. Dopo la sua morte, Hermann Fazio, allora direttore del Teatro Trianon di Milano, disse di lei in un'intervista al Corriere della Sera: "In tutti i teatri di varietà in cui si presentava, riportava grande successo per la sua bellezza. Incominciò la sua carriera artistica nel 1902 debuttando al Salone Margherita, a Napoli prima, a Roma dopo".[1] Si esibì pure oltralpe e la sua fama colpì persino Gabriele D'Annunzio che ne tesse pubblicamente le lodi.[5]
Hermann Fazio raccontò anche della sua ricchezza: "Paolina Giorgi in otto anni era riuscita ad accumulare una ingente fortuna". Un aspetto a cui aveva accennato, in due diversi servizi del 14 e del 15 gennaio 1991, anche il quotidiano La Stampa: "Famosa ella era pure per la sua raccolta di gioielli, veramente splendidi... Aveva, fra il molto altro, due solitari, che ella prediligeva, e che erano veramente più che belli, rari".[1]
Francesca Chiodi in quegli anni aveva anche provato a tornare a L'Aquila, investendo con i fratelli nella società di mobilità urbana "Chiodi & Capranica" (che dopo parecchi decenni fu municipalizzata per il trasporto pubblico locale). La giovane donna, però, non rimase molto nella sua città natale, probabilmente per le maldicenze ed il chiacchiericcio sulla sua professione.[6]
Si trasferì così a Genova. Lì cominciò a lavorare ed esibirsi all'hotel Bristol Palace, dove intraprese anche una relazione con il proprietario, il commendator Monteverde. All'apice della sua carriera, nove anni dopo il debutto, trovò purtroppo la morte. Uno studente argentino, Fermin Carrera, originario di Buenos Aires, si invaghì di lei. Nelle ultime settimane di vita, Paolina Giorgi fu oggetto di un corteggiamento ossessivo da parte del giovane, che venne più volte respinto.
Nel pomeriggio del 13 gennaio 1911, al Lido d'Albaro (oggi denominato Nuovo Lido), Francesca Chiodi e lo studente ventiseienne si ritrovarono nuovamente a discutere. Forse per l'ennesimo approccio respinto, Carrera estrasse dalla sua tasca una rivoltella ed esplose tre colpi contro di lei. La uccise, quindici giorni prima del suo ventottesimo compleanno. Passarono pochi istanti, l'assassino si allontanò di qualche passo ed utilizzò la stessa arma da fuoco per colpirsi al torace sinistro. Le cronache scrissero di un omicidio-suicidio maturato nel contesto di rifiuto non accettato.[2][3]
Vittima di discriminazione di genere e giudizi morali a causa della sua fulminea carriera, Francesca Chiodi divenne, suo malgrado, un simbolo di libertà ed emancipazione femminile. La sua figura servì da ispirazione per diverse opere letterarie: prima Silvio Spaventa Filippi con Tre uomini e una farfalla del 1921; poi Corrado Augias con una trilogia di romanzi noir, Quel treno da Vienna, Il fazzoletto azzurro e L'ultima primavera, pubblicati negli anni '80.
Dopo una prima sepoltura nel cimitero genovese di Staglieno, la salma della donna fu traslata nel cimitero monumentale della sua città d'origine, L'Aquila.[7][8]