Voce su Valentina Salamone

Uno scorcio della Chiesa di Santa Maria del Rosario a Biancavilla (di Vincenzo Archenzo, licenza CC BY-SA 3.0)
Valentina Salamone, 19 anni, originaria di Biancavilla, fu trovata morta impiccata a una trave il 24 luglio 2010 all'esterno di una villa di Adrano in provincia di Catania.
Sulla drammatica vicenda fu aperta un'inchiesta per cui, inizialmente, fu avanzata una richiesta di archiviazione per suicidio. Tuttavia, due anni dopo i fatti, ulteriori attività investigative considerarono la pista dell'omicidio, anche grazie agli appelli dei parenti della vittima che non avevano mai creduto all'ipotesi del gesto estremo.[1]
Le nuove indagini accertarono che la ragazza non poté togliersi la vita da sola. La scientifica recuperò sulle scarpe della giovane alcune le tracce di sangue, attribuite a Nicola Mancuso. Quest'ultimo, sposato con un'altra donna e padre di tre figli, aveva una relazione extraconiugale con la diciannovenne.
Secondo le ricostruzioni, Valentina e l'amante, che aveva 31 anni all'epoca dei fatti, organizzarono insieme ad altri amici un weekend in compagnia dandosi appuntamento nella villa dove si consumò il delitto. Quando i due rimasero da soli, lui le tolse la vita e inscenò il suicidio.[2][3]
Nel marzo del 2013 fu emessa nei confronti dell'uomo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.[4] Il successivo mese di ottobre, però, l'indagato ritornò in libertà su ricorso accolto dal Tribunale del Riesame. Venne poi condotto nuovamente alla sbarra dopo una condanna a 14 anni di reclusione per traffico di droga.
Mancuso si era sempre dichiarato innocente, negando qualsiasi responsabilità nella morte di Valentina Salamone. Tuttavia gli inquirenti ottennero il rinvio a giudizio per omicidio. Secondo le nuove ricostruzioni investigative, l'imputato uccise l'amante perché la loro relazione divenne troppo scomoda da portare avanti.[5]
Il 27 giugno 2019 l'uomo fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Catania.[6] Sentenza confermata il 19 aprile 2021 dalla Corte d'Appello di Catania,[7][8] poi resa definitiva il 28 gennaio 2022 dalla Corte di Cassazione.[9][10]
Secondo le motivazioni del verdetto, Mancuso avrebbe ucciso l'amante perché spinto da "sentimenti di rancore". L'uomo sarebbe stato intenzionato a chiudere quella relazione extraconiugale perché fu scoperto dalla moglie. Al contempo la giovane avrebbe finto di essere incinta nel tentativo di fargli cambiare idea. Per i giudici, l'imputato non poteva sapere della "infondatezza della gravidanza che sarebbe stata devastante per la sua situazione familiare e anche per i suoi rapporti in ambienti mafiosi adraniti", ai quali lo stesso era legato in passato.[11]