Adele Bruno, 27 anni, conosciuta come Adelina, è stata ritrovata morta la mattina del giorno del suo compleanno, il 31 ottobre 2011, in un uliveto nelle campagne del quartiere Capizzaglie a Lamezia Terme, comune in provincia di Catanzaro.[1]

La vittima era scomparsa il giorno precedente, dopo essere uscita insieme a Daniele Gatto, un ventottenne con il quale in passato aveva avuto una relazione. Il ragazzo in serata comunicò ai genitori di Adelina che la loro figlia era sparita e lui non riusciva più a mettersi in contatto con lei. Successivamente si presentò in commissariato per effettuare la denuncia di scomparsa, mentendo ai poliziotti e partecipando anche alle ricerche della dispersa.
Però nel corso della notte, colto dai rimorsi e dai sensi di colpa, Gatto rivelò a un suo parente sacerdote di aver ucciso la giovane. Il prete lo convinse a costituirsi in commissariato, dove si recò la mattina seguente confessando il delitto di fronte agli inquirenti. Fu lui stesso a condurre i poliziotti sulla scena del crimine, facendo ritrovare il cadavere della vittima.
Secondo le ricostruzioni delle indagini, Adelina rifiutò l'ennesima richiesta avanzata dal ventottenne di riallacciare la loro relazione ormai chiusa. Per questo motivo scoppiò una lite che degenerò in una violenta aggressione. La ragazza tentò invano di scappare, ma lui prima la strangolò, poi la sfregiò ripetutamente al volto con delle canne appuntite e infine ne abbandonò il corpo esanime nei pressi di un casolare nelle campagne lametine.[2][3]
Precedentemente alla relazione con la giovane, Gatto si era lasciato alle spalle un altro rapporto dal quale era nato un figlio. Sottoposto a una perizia psichiatrica, è stato valutato capace di intendere e di volere durante il delitto.[4][5] Rinviato a giudizio in rito abbreviato, l'imputato è stato condannato[6] in via definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato.[7][8]