Reggio Emilia. Le motivazioni della condanna a Genco: "Suo unico obiettivo: uccidere Juana Cecilia".
Tutte le azioni di Mirko Genco avevano un unico obiettivo: quello di uccidere Juana Cecilia Hàzana Loayza. Lo dicono le motivazioni con cui la Corte d'Appello di Bologna ha innalzato a 30 anni la pena a carico di Genco, condannato per il femminicidio della sua ex fidanzata, avvenuto tra il 19 e il 20 novembre del 2021 nel parco di via Patti a Reggio Emilia.
Nel testo, il giudice si addentra in un delitto che ha sconvolto l'opinione pubblica per la sua efferatezza. Genco ha fratturato l'osso ioide, presente nel collo, a Cecilia: azione che avrebbe potuto determinare la morte della giovane.
In particolare, «temendo che Cecilia potesse sopravvivere, dopo avere tentato di strangolarla, le sottraeva le chiavi di casa e qui si recava per procurarsi uno strumento offensivo molto più letale delle proprie mani, con il quale terminava l'operazione, purtroppo con successo».
Genco era «incapace di accettare la decisione della donna» e «ne violava la sfera sessuale nel peggiore e più umiliante dei modi, nel contempo l'aggrediva e le stringeva il collo, le rubava le chiavi, si introduceva nella sua abitazione incurante della presenza della madre di Cecilia e soprattutto del figlio piccolo e, infine, la pugnalava, così, tra l'altro, privando quest'ultimo, che diceva di amare, della madre».
Non basta la storia personale dell'imputato, «effettivamente terribile, contrassegnata di abbandoni e dall'uccisione della madre – Alessia Della Pia – a opera del compagno».
«Ciò non ne sminuisce la responsabilità: Genco, come messo in luce dal perito, è capace di intendere e di volere, poteva scegliere un comportamento diverso, ha sprecato l'opportunità di recupero che gli era stata offerta». Le considerazioni sul passato soccombono rispetto «agli elementi fortemente negativi che pure si sono richiamati» nell'atto.
La Corte ha ritenuto, quindi, di aggiungere l'aumento di pena legata anche alla rapina, arrivando alla sanzione complessiva di 30 anni. E la pena relativa all'evasione continuata è stata corretta in otto mesi di reclusione. (di Serena Arbizzi – Gazzetta di Reggio)