Voce su Cinzia Fusi

Uno scorcio del Palazzo Municipale di Copparo (di Threecharlie, licenza CC BY-SA 3.0)
Cinzia Fusi, 34 anni, fu uccisa dal compagno Saverio Cervellati, 52 anni.[1][2] La donna fu vittima di un'aggressione la mattina del 24 agosto 2019 a Copparo e perse la vita qualche ora più tardi all'ospedale Sant'Anna di Cona, una frazione di Ferrara.
L'episodio violento si consumò nel garage del negozio di casalinghi gestito dall'uomo in via Primicello a Copparo, dove i due si erano incontrati per prepararsi a passare una giornata in compagnia fuori città. La trentaquattrenne fu colpita brutalmente con un mattarello da cucina al culmine di una furiosa lite. Sarebbe poi passata circa un'ora tra l'aggressione e il momento in cui Cervellati richiese l'intervento delle forze dell'ordine. In seguito la vittima fu soccorsa e trasportata in ospedale, ma le ferite riportate alla testa erano troppo gravi: morì intorno a mezzogiorno.
L'uomo fu arrestato e condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario. L'esame autoptico stabilì il decesso della trentaquattrenne per un grave trauma cranico.[3] Secondo le ricostruzioni, mentre i due nel garage del negozio si stavano preparando a uscire per una gita al mare, a un certo punto scoppiò un violento litigio, presumibilmente per questioni di gelosia. Durante le fasi concitate del diverbio, la donna avrebbe impugnato un mattarello, ma l'uomo glielo avrebbe poi strappato dalle mani per colpirla ripetutamente fino a lasciarla sul pavimento in fin di vita.
Il cinquantaduenne non aveva avvertito immediatamente i soccorsi, ma lasciò trascorrere molti minuti, probabilmente in preda alla confusione, in cui avrebbe persino pensato di scappare. Si cambiò gli abiti e cercò di tamponare le ferite della vittima con delle pezze presenti nel garage. Mentre lei era agonizzante a terra, lui credeva fosse morta. L'uomo aveva anche contattato il proprio avvocato, che gli consigliò di costituirsi dai Carabinieri.
Alla fine uscì in strada e fermò una pattuglia di passaggio, richiedendo l'intervento dei soccorsi, poi confessò le proprie responsabilità.[4][5] Gli esami tossicologici esclusero l'assunzione di sostanze stupefacenti, sia da parte dell'uomo che della donna.[6] Saverio Cervellati era separato e aveva alle spalle un matrimonio da cui erano nati due figli. Cinzia Fusi era originaria di Cologna, una frazione di Riva del Po (Ferrara), e aveva una relazione segreta con il cinquantaduenne che durava da circa sei anni.

Uno scorcio di Riva del Po, comune in provincia di Ferrara dove Cinzia Fusi abitava insieme ai genitori (di Threecharlie, licenza CC BY-SA 4.0)
Il 27 agosto 2019 il giudice per le indagini preliminari convalidò l'arresto e dispose la custodia cautelare in carcere per il reo confesso.[7] Nell'aprile del 2020 la Procura di Ferrara chiuse le indagini, contestando all'uomo l'omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e sentimentale.[3] Il successivo mese di luglio Cervellati fu rinviato a giudizio.[8][9]
Nel corso del processo fu respinta la richiesta della difesa di eseguire una perizia psichiatrica sull'imputato.[10] Il 19 ottobre 2020 la Corte d'Assise di Ferrara aveva condannato l'uomo all'ergastolo.[11][12] Le motivazioni della sentenza sottolinearono che il cinquantaduenne aveva agito perché mosso dalla "paura di perdere la trentaquattrenne, per la quale lui aveva rinunciato alla propria famiglia pur di starle accanto". I giudici negarono il riconoscimento delle attenuanti generiche perché Cervellati non avrebbe mai mostrato un concreto segno di pentimento per il gesto commesso.
Infatti – sempre secondo le motivazioni del verdetto di primo grado – l'uomo non si era immediatamente attivato per salvare la donna, ancora a terra agonizzante, e nonostante la confessione, il cinquantaduenne non aveva mai fornito spiegazioni credibili su quanto fatto nell'ora trascorsa tra l'aggressione e la richiesta dell'intervento delle forze dell'ordine. L'imputato non aveva nemmeno spiegato perché accanto al corpo della vittima si trovassero dei grossi sacchi di plastica. Secondo i giudici, quel materiale era "maggiormente compatibile con un'eventuale attività di occultamento del cadavere", piuttosto che a riparare la trentaquattrenne dal freddo, come Cervellati aveva più volte ripetuto.[13]
Il 21 luglio 2021 la Corte d'Appello di Bologna confermò la condanna all'ergastolo,[14][15] resa poi definitiva il 28 aprile 2022 dalla Corte di Cassazione.[16][17]