Voce su Maria Corazza
Uno scorcio di Torvaianica di Pomezia (di Ra Boe, licenza CC BY-SA 3.0)
Maria Corazza, 46 anni, e Domenico Raco, 39 anni, furono trovati morti carbonizzati all'interno di un auto incendiata la mattina del 14 giugno 2019 a Torvaianica, una frazione del comune di Pomezia in provincia di Roma.
Il rogo del veicolo scoppiò intorno alle 8,30 in un terreno isolato di via San Pancrazio. Negli stessi istanti i residenti della zona sentirono un forte boato e avvisarono i Vigili del Fuoco che, successivamente, accorsero sul posto. Dopo aver domato le fiamme, i pompieri insieme ai militari avevano rinvenuto il trentanovenne, seduto al posto di guida, mentre quarantaseienne era accovacciata sul sedile posteriore.
Lei, sposata, era impiegata come addetta alle pulizie. Lui, di origini calabresi, era un amico di famiglia, trasferitosi a Pomezia da diversi anni per lavorare come elettricista. La signora Maria era uscita quella mattina, poche ore prima, insieme al marito per accompagnare la figlia di 13 anni a scuola. L'utilitaria distrutta dall'incendio era di proprietà della madre. L'ispezione della scientifica sul luogo del rogo consentì di recuperare un coltello all'interno dell'abitacolo.[1][2]
La Procura di Velletri che condusse le indagini ipotizzò l'esito di un omicidio-suicidio. Secondo le ricostruzioni, le vittime del rogo avrebbero avuto una relazione clandestina e, probabilmente, l'uomo non avrebbe accettato un eventuale rifiuto da parte della quarantaseienne. Il coinvolgimento del marito fu escluso poiché lo stesso, con la conferma di persone terze, accertò che quella mattina si trovava altrove, lontano dal luogo dell'incendio.
L'autopsia sul cadavere di Raco permise di stabilire il decesso dell'uomo per le esalazioni di monossido di carbonio sprigionato durante la combustione. Su di lui non erano presenti segni di violenza. Sulla donna, invece, l'ispezione medica individuò una ferita d'arma da taglio compatibile con il coltello ritrovato all'interno del veicolo.[3]
Una successiva autopsia, più dettagliata, confermò che la signora Corazza era morta per una coltellata al cuore. Il fendente l'aveva stroncata sul colpo, infatti nei polmoni non furono rilevate tracce di monossido di carbonio. Questi elementi confermarono la tesi che il trentanovenne avesse aggredito la donna, togliendole la vita, per poi suicidarsi chiudendosi con lei nell'auto mentre divampava l'incendio.[4]