
Maria Corazza e Domenico Raco sono stati ritrovati morti carbonizzati all'interno di un auto incendiata la mattina del 14 giugno 2019 a Torvaianica, frazione del comune di Pomezia in provincia di Roma. Il rogo del veicolo è scoppiato intorno alle 8 e 30 in un terreno isolato di via San Pancrazio. Negli stessi istanti i residenti della zona hanno sentito un boato avvisando i vigili del fuoco che successivamente sono accorsi sul posto. Dopo aver domato le fiamme i militari hanno rinvenuto l'uomo, 39 anni, seduto al posto di guida mentre la donna, 48 anni, era accovacciata sul sedile posteriore. Lei, sposata, era impiegata come addetta alle pulizie. Lui, calabrese, era un amico di famiglia, trasferitosi a Pomezia da diversi anni per lavorare come elettricista. Maria era uscita quella mattina poche ore prima insieme al marito per accompagnare la figlia di 13 anni a scuola. L'utilitaria distrutta dall'incendio era di proprietà della madre. L'ispezione della scentifica sul luogo del rogo ha recuperato un coltello all'interno dell'abitacolo.[1][2]
La procura di Velletri che ha condotto le indagini ha inizialmente ipotizzato che il dramma fosse il risultato di un omicidio-suicidio. Secondo le ricostruzioni, le vittime del rogo avrebbero avuto una relazione clandestina e probabilmente l'uomo non avrebbe accettato un eventuale rifiuto da parte della quarantottenne. Il coinvolgimento del marito è stato escluso poiché lo stesso ha accertato, con la conferma di persone terze, che quella mattina si trovava altrove lontano dal luogo della tragedia. Dall'autopsia svolta sul cadavere di Raco è emerso che l'uomo è morto per aver esalato il monossido di carbonio sprigionato durante la combustione. Su di lui non erano presenti segni di violenza. Sulla donna invece in una prima ispezione medica è stata individuata una ferita d'arma da taglio compatibile col coltello ritrovato all'interno del veicolo.[3] La successiva autopsia sul suo corpo ha permesso di accertare che Maria Corazza è morta per una coltellata al cuore che l'ha uccisa sul colpo. Nei polmoni non erano presenti tracce di monossido di carbonio. Questi elementi confermano la tesi che il trentanovenne abbia aggredito Maria Corazza togliendole la vita per poi suicidarsi chiudendosi con lei nell'auto mentre divampava l'incendio.[4]