Voce su Cristina Messina
Foto della Cappella Pilotto a Volvera in provincia di Torino
Cristina Messina, 54 anni, fu uccisa dall'ex marito Nicola Cirillo, 58 anni, nel corso del primo pomeriggio del 10 giugno 2020 a Volvera in provincia di Torino.[1][2]
L'uomo, armato di pistola, raggiunse l'ex coniuge nella sua abitazione, situata all'interno di un complesso di case popolari, e sparò a lei e alla figliastra di 29 anni. La giovane sarebbe stata colpita per prima mentre la madre avrebbe provato a scappare sul balcone di casa, ma li fu rincorsa e colpita alla testa da un unico proiettile che le stroncò la vita. Dopodiché il cinquantottenne scappò dall'appartamento rendendosi irreperibile per più di un'ora.
Ad allertare i soccorsi furono alcuni vicini residenti nel palazzo. Il personale sanitario giunto sul posto non poté fare altro che constatare il decesso della signora Messina, mentre la figlia venne trasportata all'ospedale Molinette di Torino in gravi condizioni. Lì, dopo essere stata sottoposta a diversi interventi chirurgici, riuscì a salvarsi. In casa, durante l'agguato, sarebbero stati presenti anche altri figli della vittima che fortunatamente rimasero illesi.[3]
I militari della locale stazione avevano avviato immediatamente le ricerche del cinquantottenne che, intorno alle ore 14.00, si era costituito alla caserma di Pinerolo. Cirillo aveva divorziato dalla donna circa 4 anni prima e risiedeva in un altro appartamento dello stesso complesso di case popolari dove abitava la cinquantaquattrenne.[4][5]
L'uomo, nel corso dell'interrogatorio effettuato alla presenza dei Carabinieri, confessò il delitto sostenendo di aver agito per gelosia.[6][7] Nell'udienza di convalida dell'arresto, il cinquantottenne ribadì la propria confessione. Il giudice per le indagini preliminari confermò la custodia cautelare in carcere.[8] La figlia della vittima nelle settimane successive era stata dimessa dall'ospedale, ma rimase paralizzata.[9]
Nei mesi seguenti Cirillo fu rinviato a giudizio.[10] Il 23 dicembre 2020 la Corte d'Assise di Torino lo aveva condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dal precedente vincolo di convivenza. I giudici avevano riconosciuto le attenuanti generiche, circostanza che permise all'imputato di evitare l'ergastolo.[11]
Le motivazioni della sentenza sottolinearono che il reo confesso, caratterizzato da un'abnorme gelosia, aveva agito con una chiara volontà punitiva poiché non voleva consentire alla vittima di vivere libera.[12] Il 16 marzo 2022 la Corte d'Appello di Torino confermò la pena inflitta in primo grado.[13]