Voce su Ermanna Pedrini
Ermanna Pedrini, 64 anni, fu trovata morta la mattina del 16 ottobre 2020 all'interno della sua abitazione a San Benigno Canavese in provincia di Torino.[1][2]
Uno scorcio della Chiesa di Santa Maria Assunta, parte dell'Abbazia Fruttuaria, a San Benigno Canavese in provincia di Torino (di Pmk58, licenza CC BY-SA 4.0)
A lanciare i soccorsi furono alcuni vicini di casa, insospettiti per aver trovato la serranda e le finestre di casa ancora chiuse a un orario insolito. La signora, vedova da un anno, lavorava come artigiana nella propria abitazione svolgendo l'attività di parrucchiera. Un altro dettaglio che destò preoccupazione fu il ritrovamento di un cartello fissato al cancello, in cui si avvisava che la donna aveva cancellato tutti gli appuntamenti per motivi di salute.
Alcuni parenti telefonarono in casa per mettersi in contatto con la sessantaquattrenne, ma a rispondere era il figlio di 44 anni, Renato Vecchia, che riferì di chiamare più tardi perché la madre non era in casa. L'uomo, separato e con figli, era residente a Castellamonte (Torino), ma fino a un mese e mezzo prima aveva vissuto in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Dopo le dimissioni, si era trasferito dalla madre.
All'arrivo dei soccorsi, la vittima venne trovata senza vita all'interno dell'appartamento. Il cadavere presentava numerose ferite d'arma da taglio e, nelle vicinanze, fu rinvenuto un coltello insanguinato. Secondo le ricostruzioni, la signora fu uccisa al culmine di un violento litigio. La donna sarebbe stata aggredita la sera precedente, probabilmente durante la cena. Circa 27 i fendenti sferrati.
Secondo le testimonianze di parenti e conoscenti, i rapporti tra la sessantaquattrenne e il figlio erano divenuti problematici nell'ultimo periodo, soprattutto a causa delle continue richieste di denaro da parte dell'uomo. Scattate le indagini, coordinate dalla Procura di Ivrea, i Carabinieri rintracciarono e fermarono Renato Vecchia dopo poche ore.[3] Condotto in caserma e sottoposto a interrogatorio, il quarantaquattrenne confessò il delitto senza fornire un chiaro movente.[4]
Secondo gli inquirenti, il motivo dell'aggressione sarebbe riconducibile a dissidi di natura economica. L'uomo sperperava i soldi che la madre gli prestava e lei, negli ultimi tempi, aveva iniziato a negarglieli. Vecchia venne trasferito, in regime di arresti domiciliari, nella struttura psichiatrica del presidio ospedaliero Fatebenfratelli di San Maurizio Canavese (Torino). Sottoposto a perizia psichiatrica, fu valutato seminfermo di mente.[5][6]
Nel corso del processo la pubblica accusa aveva chiesto una pena di 24 anni. Il 28 giugno 2022 la Corte d'Assise di Ivrea aveva condannato l'imputato a 16 anni di reclusione. La sentenza non aveva riconosciuto le attenuanti generiche.[7][8]