
Maria Paola Gaglione, 18 anni, è morta nella notte tra il 10 e l'11 settembre 2020 ad Acerra in provincia di Napoli. La ragazza era originaria del Parco Verde di Caivano e aveva una relazione con Ciro Migliore, 22 anni. Nella serata di giovedì 10 settembre lei e il fidanzato erano usciti in motorino, ma mentre si stavano dirigendo ad Acerra hanno avuto un grave incidente al termine del quale la diciottenne ha perso la vita.[1][2]
A causare il sinistro sarebbe stato il fratello della vittima, Michele Antonio Gaglione, 30 anni. Secondo una prima ricostruzione, l'uomo, in sella a un altro mezzo a due ruote, aveva seguito la coppia con l'intento di separarli. La relazione tra i due non era ben vista della famiglia della diciottenne perché Migliore è un transgender.
Durante l'inseguimento Antonio Gaglione avrebbe assestato un calcio alla scocca dello scooter guidato dal ventiduenne che ha provocato la perdita del controllo del mezzo in prossimità di una curva e la rovinosa caduta di entrambi i passeggeri. Maria Paola ha battuto la testa contro una colonnina di cemento. Nonostante il successivo intervento dei soccorsi, per lei non c'è stato nulla da fare, mentre Migliore è sopravvissuto ed è stato ricoverato in ospedale.
Sul caso ha aperto un'indagine la Procura di Nola che ha disposto il fermo nei confronti di Antonio Gaglione con l'accusa di "morte come conseguenza di altro reato". Capo di imputazione che successivamente è stato modificato in lesioni personali e omicidio preterintenzionale aggravato. Il trentenne è stato condotto in carcere.[3][4]
La vicenda ha suscitato molto scalpore, non solo nel complesso del Parco Verde di Caivano da cui i giovani provenivano, ma anche a livello nazionale. La famiglia di Maria Paola è stata accusata di transfobia per aver tentato di ostacolare la relazione della ragazza soltanto perché il compagno era un uomo transgender. Lo stesso Migliore in un'intervista rilasciata ad alcuni giornalisti avrebbe riferito di minacce e intimidazioni subite in passato da parte di alcuni parenti della fidanzata affinché lui si allontanasse da lei.[5]

La famiglia Gaglione tuttavia ha tenuto a precisare di non aver avuto alcun atteggiamento discriminatorio nel confronti del ragazzo, dicendosi soltanto preoccupata nei confronti della diciottenne che aveva lasciato casa per seguire il proprio compagno.
Sembra infatti che i due si fossero allontanati dal Parco Verde appoggiandosi presso residenze provvisorie, da amici o parenti di lui e la diciottenne non avrebbe comunicato nulla ai genitori suscitando enorme apprensione. Sempre secondo una nota della famiglia Gaglione, l'avversione nei confronti del ventiduenne sarebbe nata in quanto non ritenuto adatto a stare accanto alla giovane, dunque un giudizio espresso sulla persona e non basato sulla sua identità di genere.[6]
Il 14 settembre, nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Antonio Gaglione ha fornito la propria versione dei fatti, in linea con quanto espresso dalla propria famiglia, precisando di aver provato a fermare i due in motorino, ma senza la volontà di far del male alla sorella. Nei suoi confronti è stato convalidato il fermo e confermata l'accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi.[7]
Nell'ordinanza il giudice ha sottolineato che il trentenne, durante il fatale inseguimento, ha tentato di tagliare la strada al veicolo, colpendolo sul lato sinistro con ripetuti calci, con il fine di procurare la caduta del mezzo e le conseguenti lesioni dei due giovani. Si è rivelato decisivo uno dei calci che, in concomitanza di una manovra di svolta verso destra, ha provocato la perdita del controllo dello scooter e il decesso della diciottenne. Subito dopo Gaglione ha inseguito Migliore per colpirlo con calci e pugni, noncurante della gravità delle ferite rimediate dal ventiduenne in seguito all'incidente.[8]