Voce su Mina Safine
Mina Safine, 45 anni, originaria del Marocco, fu violentemente aggredita dal marito connazionale Abderrahim Senbel, 54 anni, la sera del 20 settembre 2020 nell'abitazione dove la coppia risiedeva a Urago Mella, una frazione della città di Brescia.[1]
L'uomo aveva gettato del liquido infiammabile addosso alla moglie, dandole fuoco. Il gesto, oltre a causare gravi ustioni alla vittima su gran parte del corpo, aveva anche provocato ustioni meno estese al cinquantaquattrenne e un vasto incendio nell'appartamento che rese necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco.
La Chiesa di Santa Maria della Pieve a Urago Mella, frazione della città di Brescia (di Wolfgang Moroder, licenza CC BY-SA 3.0)
Durante il salvataggio, la donna in preda alle fiamme avrebbe riferito ai soccorritori che il responsabile dell'aggressione e dell'incendio era il marito. In seguito alla pronuncia di quelle parole, la vittima perse conoscenza e fu ricoverata in ospedale, prima in una struttura locale, poi al reparto grandi ustionati dell'ASL di Genova. La quarantacinquenne non riuscì a sopravvivere: il 27 settembre 2020, dopo una settimana di agonia, fu dichiarato il decesso.[2][3]
Senbel fu inizialmente arrestato con l'accusa di tentato omicidio.[1][4] Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l'aggressione sarebbe avvenuta al culmine di un litigio per futili motivi. I vicini avrebbero sentito delle forti urla provenire dall'appartamento situato all'ultimo piano della palazzina in cui abitava la coppia. La donna avrebbe provato a scappare mentre il marito glielo impediva. Poi lo scoppio dell'incendio che lo costrinse a chiamare i Vigili del Fuoco. Nella casa i Carabinieri avevano rinvenuto un flacone di liquido infiammabile parzialmente fuso.
L'uomo venne ricoverato insieme alla moglie per aver riportato ustioni sul corpo, anche se meno estese rispetto alla donna, che poi era stata trasferita a Genova. Senbel si difese riferendo ai militari che la moglie aveva tentato un gesto estremo e lui l'avrebbe aiutata a spegnere le fiamme. Tuttavia, non riuscendoci da solo, aveva dovuto allertare i soccorsi. Nei giorni seguenti, nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, il cinquantaquattrenne scelse il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Senbel rimase piantonato in ospedale per le necessarie cure mediche, poi le sue condizioni migliorarono e fu disposto il trasferimento in carcere. In seguito al decesso della vittima, il capo d'imputazione venne modificato da tentato omicidio a omicidio volontario aggravato dal fatto di aver agito nei confronti della coniuge.[5][6] Nel giugno del 2021 la Procura di Brescia aveva chiuso le indagini.[7]
Il successivo mese di settembre l'indiziato fu rinviato a giudizio. L'imputato continuò a proclamare la sua innocenza, sostenendo che la moglie si fosse data fuoco nel tentativo di suicidarsi.[8] In un'udienza del mese di ottobre, fu ascoltata in aula la disperata telefonata della vittima al 112, in cui lei stessa riferiva che il marito l'aveva bruciata.[9]
In un'altra udienza del gennaio 2022 fu Senbel a testimoniare dinanzi alla Corte. L'uomo ribadì la propria posizione, aggiungendo che la moglie soffriva di depressione. La coppia arrivò in Italia nel 2009 e già dai primi mesi di convivenza lei avrebbe avuto dei problemi: inizialmente per i soldi, poi per il fatto di non riuscire ad avere figli. La donna nel corso degli anni avrebbe avuto diversi aborti spontanei. Il marito le aveva consigliato di farsi vedere da un medico.[10] Tuttavia, secondo la pubblica accusa, le dichiarazioni dell'imputato avevano mostrato delle contraddizioni rispetto a quanto lo stesso aveva rilasciato in fase d'indagine.[11]
Il 21 giugno 2022 Senbel fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Brescia.[12][13] I giudici motivarono la sentenza evidenziando la ricostruzione storica affidabile, fondata su un coerente intreccio tra quanto dichiarato dalla persona offesa nell'immediatezza del fatto e il contributo conoscitivo riferito dai testimoni, a cui si aggiunsero la consulenza medico-legale e le dichiarazioni dell'imputato, definite "autolesionistiche".[14][15]
Il "fine pena mai" fu confermato il 5 maggio 2023 dalla Corte d'Appello di Brescia,[16][17] poi reso definitivo l'11 giugno 2024 dalla Corte di Cassazione.[18]