Voce su Ornella Pinto
Ornella Pinto, 39 anni, perse la vita la mattina del 13 marzo 2021 all'ospedale Cardarelli di Napoli.[1][2]
Il Real Albergo dei Poveri, uno dei monumenti più importanti di Napoli, visto da Piazza Carlo III (di Armando Mancini, licenza CC BY-SA 2.0)
Nelle ore precedenti, intorno alle 4.00 di notte, la donna fu violentemente aggredita a colpi d'arma da taglio all'interno della propria abitazione, situata nel quartiere San Carlo all'Arena del capoluogo partenopeo. L'autore della violenza fu l'ex compagno Pinotto Iacomino, 42 anni. Nell'appartamento era presente anche il loro figlio di 3 anni, che nella concitazione del momento si sarebbe svegliato ed avrebbe assistito al drammatico episodio.
Dopo aver compiuto l'aggressione, il quarantaduenne avrebbe prima avvertito una vicina di casa, riferendole di avere ucciso la vittima, e poi era fuggito allontanandosi dal posto a bordo della sua automobile. La donna, rimasta in casa insieme al bimbo, gravemente ferita, riuscì ad allertare la sorella che, in seguito, aveva chiamato i soccorsi permettendo il trasporto in ospedale. Le sue condizioni molto critiche, caratterizzate da nove profonde lesioni polmonari, resero necessario un delicato intervento chirurgico. Purtroppo però l'operazione non riuscì a evitare il decesso, avvenuto alle ore 10.35 per arresto cardiaco.[3]
Iacomino nel frattempo si era recato in Umbria, costituendosi intorno alle 7.00 del mattino presso la stazione dei Carabinieri di Montegabbione, in provincia di Terni.[4][5] Aveva percorso centinaia di chilometri con la sua auto, prima di arrendersi e comprendere che fosse ormai inutile continuare a vagare senza meta. Di fronte ai militari raccontò di avere ucciso la vittima, che credeva fosse già morta (invece perse la vita nelle ore successive).[6] Interrogato nel pomeriggio anche dai magistrati di Terni, ribadì la sua confessione. Nei suoi confronti fu emesso il fermo con l'accusa di omicidio volontario.[7][4]
In sede di interrogatorio il quarantaduenne aveva riferito della crisi con la sua ex compagna, madre di suo figlio. Lei non aveva più intenzione di continuare la relazione e la loro convivenza si era interrotta. Lui da circa un mese dormiva in macchina, anche se la donna gli aveva lasciato la disponibilità della chiavi di casa per entrare e stare accanto al bambino. La notte tra il 12 e il 13 marzo, intorno alle 4.00, l'uomo si introdusse nell'abitazione mentre la vittima e il figlio dormivano. In quel frangente lui avrebbe chiesto una discussione per chiarire la loro situazione, ma sarebbe scattato un litigio degenerato nell'aggressione mortale.
Secondo la versione di Iacomino, nel corso dell'alterco lui sarebbe andato in cucina per procurarsi un coltello, arma con la quale aveva ferito gravemente l'ex compagna prima di scappare.[8] Per gli inquirenti e la famiglia della trentanovenne, però, l'episodio si sarebbe svolto in modo diverso. L'uomo avrebbe premeditato il gesto e compiuto un vero e proprio agguato, portandosi il coltello dall'esterno per poi colpire la vittima nel sonno, svegliando anche il figlio durante il trambusto.[9]
Iacomino era un imprenditore nel settore turistico a Ercolano (Napoli). La signora Pinto, laureata in filosofia, era un'insegnante di sostegno al liceo artistico di Largo Santi Apostoli a Napoli. Prima della crisi, la coppia aveva convissuto sotto lo stesso tetto per circa sei anni.[10]
Il 16 marzo, in seguito all'interrogatorio di garanzia, il giudice per le indagini preliminari di Terni convalidò il fermo e dispose la custodia cautelare in carcere per il quarantaduenne. Dopodiché gli atti furono trasferiti, per competenza territoriale, alla Procura di Napoli.[9]
La perizia del medico legale, incaricato dagli inquirenti partenopei, evidenziò l'assenza sulla salma della vittima di tracce di una colluttazione o di un'aggressione compiuta mentre lei provava a difendersi. Inoltre, secondo i rilievi investigativi, l'arma da taglio impiegata nell'aggressione non proverrebbe dall'abitazione della donna, piuttosto il quarantaduenne l'avrebbe prelevata dall'albergo gestito dalla propria famiglia a Ercolano e portata all'interno dell'appartamento, avvolta in uno straccio o nascosta in uno zaino.[11]
La Cattedrale di Santa Maria Assunta a Napoli dove sono stati celebrati i funerali di Ornella Pinto (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Per questi motivi, al termine del mese di marzo, su richiesta dei magistrati, il gip di Napoli aveva notificato a Iacomino una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere contenente la contestazione delle aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dell'aver commesso il fatto ai danni di una persona alla quale era legato da una relazione affettiva.[12][13] Il successivo mese di maggio fu accolta la richiesta di giudizio immediato nei confronti del quarantaduenne.[14]
Nel corso del processo l'imputato aveva ribadito di aver compiuto un gesto d'impeto, escludendo la premeditazione e precisando di avere chiesto alla ex compagna di spostarsi in un'altra stanza dell'abitazione per avere un chiarimento. La discussione però, a un certo punto, sarebbe degenerata fino a indurlo ad andare in cucina per afferrare il coltello con il quale aveva poi aggredito mortalmente la vittima.[15]
La tesi della difesa non fu pienamente accolta dalla Corte d'Assise di Napoli che, il 10 maggio 2022, aveva condannato Iacomino all'ergastolo, ritenendo sussistenti le aggravanti contestate dalla pubblica accusa.[16][17] Secondo le motivazioni della sentenza, la premeditazione fu riconosciuta nell'operato di Iacomino che, entrato di nascosto nella casa di cui aveva ancora le chiavi, colpì a morte l'ex compagna incurante del fatto che il figlio fosse sveglio.[18]
Il 17 gennaio 2024, la Corte d'Appello di Napoli confermò la condanna all'ergastolo per l'imputato.[19]