Voce su Anila Ruçi
Il corpo senza vita di Anila Ruçi, 38 anni, fu trovato nel corso del pomeriggio del 19 aprile 2023 nell'abitazione in cui risiedeva a Scaldasole in Provincia di Pavia.[1]

Uno scorcio del Castello di Scaldasole in provincia di Pavia (di Alessandro Vecchi, licenza CC BY-SA 3.0)
A lanciare l'allarme fu il coinquilino Osman Bylykut, 30 anni. Quando i Carabinieri giunsero nei pressi dell'abitazione, trovarono il trentenne fuori casa, ferito e con lesioni d'arma da taglio. Per lui fu necessario il trasferimento al Policlinico San Matteo di Pavia, dove rimase ricoverato per alcuni giorni. Il personale sanitario invece non poté fare nulla per rianimare la trentottenne, ormai già deceduta all'interno dell'appartamento dove viveva da circa un anno e mezzo.
La vittima lavorava come badante. Precedentemente risiedeva con alcuni parenti in un'altra abitazione del comune limitrofo di Sannazzaro de' Burgondi, sempre in provincia di Pavia. A sospettare che le fosse accaduto qualcosa di grave era stata anche un'estetista, titolare di un centro in paese a pochi metri dal luogo del delitto. Anila infatti aveva fissato un appuntamento con lei alle 16.30, ma non si era presentata.
Nelle ore successive Osman Bylykut, mentre era ricoverato in ospedale, fu sottoposto a fermo con l'accusa di omicidio.[2][3] Secondo le indagini degli inquirenti, fu proprio lui ad uccidere la coinquilina. La Procura di Pavia aveva diramato un comunicato stampa nel quale precisava che il trentenne, durante l'interrogatorio, aveva raccontato di un'aggressione subita da soggetti sconosciuti che si erano introdotti nell'appartamento armati di coltello. La donna fu uccisa mentre lui rimase ferito.
Gli accertamenti derivanti dell'attività investigativa, però, esclusero tale ricostruzione ed evidenziarono gravi indizi di colpevolezza a carico di Osman Bylykut. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona mostravano l'uomo entrare in casa intorno alle 16.30, mentre la coinquilina si trovava all'interno dell'abitazione. Nei momenti successivi non furono registrate altre persone entrare o uscire dallo stesso edificio.[4]
L'esame autoptico avrebbe stabilito il decesso della trentottenne per una profonda lesione d'arma da taglio alla gola. La vittima sarebbe stata sgozzata, mentre il coinquilino si sarebbe procurato autonomamente le ferite sul corpo con un coltello, probabilmente nel tentativo di togliersi la vita.
Il 22 aprile 2023 il giudice per le indagini preliminari, al termine dell'udienza di convalida del fermo, dispose la custodia cautelare a carico del trentenne. Nei giorni seguenti, quando le sue condizioni di salute migliorarono, venne dimesso dal Policlinico e trasferito nel carcere pavese di Torre del Gallo.[4]
Secondo le testimonianze di vicini e conoscenti, Anila Ruçi presentava il coinquilino Osman Bylykut come se fosse suo fratello, ma in realtà fra loro non c'era alcun legame di parentela. Secondo quanto appreso da fonti giornalistiche albanesi, la trentottenne avrebbe invece avuto una relazione sentimentale con il padre di Osman, Ahmet Bylykut, 60 anni, originario di Elbasan in Albania.[5]
Nel febbraio del 2024 la Procura di Pavia chiuse le indagini e confermò la contestazione di omicidio volontario a carico dell'indiziato.[6] Nei suoi confronti fu disposto il rinvio a giudizio. Le indagini non individuarono il movente del delitto. L'uomo continuò a respingere le accuse, ribadendo la propria versione dell'agguato in casa messo in atto da sconosciuti.
La difesa produsse una perizia di parte che sosteneva che la natura delle lesioni sul corpo di Osman Bylykut fosse derivante da un'aggressione ad opera di terze persone, messa in atto nel pomeriggio del 19 aprile 2023. Per la pubblica accusa, invece, il trentenne si era auto-inferto quelle ferite e l'omicidio della signora Ruçi in casa sarebbe avvenuto diverse ore prima, in mattinata.[7]
Nel corso del processo di primo grado fu rivelato che la vittima era arrivata clandestinamente in Italia con l'imputato e il padre di lui, con cui la donna avrebbe avuto inizialmente una relazione. Anila Ruçi avrebbe vissuto per un certo periodo a Sannazzaro, poi si sarebbe trasferita a Scaldasole. Fino al 2022 avrebbe condiviso l'abitazione con Osman Bylykut e il padre, poi quest'ultimo se ne sarebbe andato e in casa erano rimasti solo lei e il giovane. Tra le mura domestiche, però, i litigi e le urla tra i due erano frequenti, stando al racconto di alcuni vicini di casa ascoltati in tribunale.
Secondo le testimonianze rilasciate in aula, Anila Ruçi si prostituiva perché aveva bisogno di soldi per mantenere la famiglia rimasta in Albania. Con uno degli uomini incontrati durante la sua attività sarebbe sfociata una vera e propria relazione sentimentale, al punto che la donna sarebbe stata in procinto di sposarsi per rimanere in Italia con un regolare permesso di soggiorno. Lo stesso individuo, dinanzi alla Corte, aveva ammesso i contatti quotidiani con Anila Ruçi e l'avrebbe vista fino al giorno prima del delitto.[8]
Nella successiva udienza, su richiesta della difesa, i giudici disposero una perizia psichiatrica per accertare lo stato psicofisico dell'imputato.[9]