Voce su Floriana Floris
Floriana Floris, 49 anni, fu trovata morta il 9 giugno 2023 nell'abitazione in cui risiedeva a Incisa Scapaccino, un comune della provincia di Asti.[1][2]
Uno scorcio dall'alto di Incisa Scapaccino in provincia di Asti (di Ciosl, licenza CC BY-SA 4.0)
La donna era madre di una figlia nata da una precedente relazione. Originaria della Sardegna, si era trasferita per diversi anni a Milano dove lavorava come agente di commercio.[3][4] Negli ultimi tempi, però, aveva lasciato la professione e si era stabilita ad Asti dove viveva insieme al nuovo compagno: Paolo Riccone, 50 anni. Fu la figlia che viveva nel Bolognese a lanciare l'allarme, preoccupata perché da giorni non riusciva più a mettersi in contatto con la madre.[5]
Nel corso del mattino del 9 giugno le forze dell'ordine si diressero in piazza XX Settembre a Incisa Scapaccino. In un primo momento, però, non riuscirono a entrare nell'abitazione, chiusa dall'interno. Sarebbero dovuti intervenire i Vigili del Fuoco per introdursi nell'appartamento, intorno all'ora di pranzo. All'interno fu trovata la vittima, ormai deceduta con evidenti lesioni d'arma da taglio sul corpo. Sul posto era presente anche Paolo Riccone, compagno e convivente della signora Floris. L'uomo fu trovato sanguinante, in stato confusionale: aveva tentato di togliersi la vita ferendosi ai polsi e bevendo della candeggina. I soccorritori lo trasportarono in ospedale, per le necessarie cure.
Secondo gli accertamenti dell'esame autoptico, la donna fu uccisa a coltellate la sera del 6 giugno: 45 i fendenti rilevati sul corpo della vittima. Il convivente aveva poi vegliato su di lei. Riccone, piantonato all'ospedale Cardinal Massaia di Asti, fu sottoposto dai medici in coma farmacologico. Prima del ricovero, ascoltato dagli inquirenti, aveva negato di avere ucciso la donna, riferendo di averla trovata già morta e lasciando intendere che si fosse suicidata. Inizialmente nei suoi confronti non furono disposti provvedimenti cautelari.[6][7]
L'uomo era vedovo da qualche anno, poiché la moglie aveva perso la vita in seguito a una malattia. Lavorava come ricercatore ad Alessandria, ma negli ultimi tempi era tornato nell'Astigiano per stare accanto al padre, malato di cancro. L'anziano era deceduto il 2 maggio 2023. La madre invece era morta circa un anno prima.[8][9]
Dalla prima ispezione medico legale venne esclusa l'ipotesi del suicidio: la donna fu aggredita a colpi d'arma da taglio e i sospetti ricaddero sul convivente. La maggior parte delle lesioni sarebbero state localizzate intorno alla gola. Altre ferite individuate sulle mani avrebbero indicato il tentativo della signora Floris di provare, invano, a difendersi durante l'aggressione mortale.[10][5]
Nel corso della settimana successiva al delitto, il cinquantenne ricoverato in ospedale fu risvegliato dal coma. A colloquio con i Carabinieri e il PM titolare delle indagini, Riccone confessò di avere aggredito la convivente a coltellate, uccidendola. Nei suoi confronti la Procura di Alessandria dispose l'arresto e la custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario.[11] Il legale difensore dell'uomo annunciò la richiesta di esecuzione di una perizia psichiatrica, poiché il proprio assistito avrebbe sofferto di attacchi depressivi, soprattutto dopo la morte del padre.[12][13]
Nei mesi successivi Riccone fu rinviato a giudizio e, nel febbraio del 2024, iniziò il processo di primo grado alla Corte d'Assise di Alessandria. Nella prima udienza in aula fu discussa la relazione della perizia psichiatrica che aveva valutato l'imputato capace di intendere e di volere nel momento del delitto.[14][15] L'esperto incaricato di effettuare l'esame dichiarò che l'uomo "di fronte alla possibilità concreta di perdere il possesso della donna, che riteneva di sua proprietà, le disse che senza di lei non poteva vivere e le propose un suicidio di coppia".
La donna però si rifiutò, come si evinse dalle registrazioni video effettuate dal proprio cellulare pochi minuti prima di essere uccisa. La signora Floris, conscia del pericolo che stava correndo, puntò la fotocamera contro il convivente e disse: "Faccio un video così se mi succede qualcosa sapranno come sono andate veramente le cose". L'uomo la stava maltrattando mentre continuava a insistere sul suicidio di coppia: "Ammazziamoci insieme". Lei, a più riprese, si ribellava: "Non voglio morire con te, io voglio vivere".
Secondo le ricostruzioni, l'aggressione sarebbe nata dalla discussione sull'esito di un colloquio che la donna aveva avuto con lo psichiatra di Riccone. La quarantanovenne sospettava che il compagno facesse abuso di psicofarmaci e, dopo quella visita, ne ebbe piena conferma. Nel corso delle registrazioni video, effettuate la sera del 6 giugno 2023, la vittima espresse chiaramente la sua volontà di allontanarsi dal convivente: "Questo non è amore, se mi tratti così, io voglio andarmene. Domani vado dai Carabinieri a denunciarti e poi vado dagli assistenti sociali, che mi trovino un'altra casa in attesa di tornare a lavorare". L'uomo aveva più volte tentato di strapparle il telefono dalle mani, senza riuscirci.
Prima che la registrazione venisse interrotta, lei urlò: «Mi chiudo in bagno». Proprio negli istanti successivi l'uomo sferrò le 45 coltellate che provocarono il decesso della donna. Dopodiché il cinquantenne rivolse la medesima lama contro sé stesso. Poi ingerì della candeggina, nel tentativo di suicidarsi. Ma non ci riuscì. Tre giorni dopo fu ritrovato dai Carabinieri disteso sul letto, in gravi condizioni, ma ancora in vita.[14][15]
Nel corso del procedimento giudiziario, la difesa dell'imputato presentò la relazione di un consulente di parte che sostenne la seminfermità mentale di Riccone nel momento del delitto. I giudici, però, non accolsero la richiesta di disporre una perizia psichiatrica. Il 19 luglio 2024 la Corte d'Assise di Alessandria aveva condannato l'uomo a 22 anni di reclusione con il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate.[16] La pubblica accusa aveva chiesto 24 anni.[17] Prima della pronuncia della sentenza, l'imputato rilasciò in aula alcune dichiarazioni spontanee chiedendo scusa ai parenti della vittima ed esprimendo rammarico per non essere riuscito a suicidarsi.[18]