Voce su Concetta Marruocco
Concetta Marruocco, 53 anni, fu uccisa nel corso della notte tra il 13 e il 14 ottobre 2023 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva a Cerreto D'Esi in provincia di Ancora.[1]
Uno scorcio della Porta Giustiniana di Cerreto d'Esi in provincia di Ancona (di Moongateclimber, licenza CC BY-SA 3.0)
A compiere il delitto fu il marito ed ex compagno Franco Panariello, 55 anni, dal quale la donna era in corso di separazione. L'uomo, impiegato come operaio metalmeccanico, in passato conviveva con la cinquantatreenne, ma negli ultimi tempi si era trasferito a Cancelli, una frazione del vicino comune di Fabriano (Ancona).
Secondo le ricostruzioni, nella serata del 13 ottobre, Panariello era andato al pronto soccorso per un malore. Dopo essere stato dimesso, tornò a casa. Poi nel corso della notte uscì nuovamente per dirigersi a Cerreto d'Esi. Raggiunse l'abitazione dell'ex compagna e si introdusse nell'appartamento, usando un mazzo di chiavi rimasto in suo possesso. In casa era presente anche uno dei tre figli della coppia che stava dormendo (gli altri due risiedevano altrove).
Secondo il racconto del cinquantacinquenne, la signora Concetta si era messa a urlare perché infastidita per l'irruzione in casa dell'uomo. Nel corso dell'alterco sarebbe stato svegliato anche il figlio. Di seguito Panariello, armato di coltello, colpì la donna per circa 40 volte, fino a toglierle la vita.[2] L'adolescente in casa non avrebbe assistito all'omicidio, rimanendo nella propria camera da letto.
Dopo aver commesso l'efferata violenza, il cinquantacinquenne avrebbe detto al figlio di chiamare i soccorsi. La telefonata al 112 permise ai sanitari e ai Carabinieri della locale stazione di raggiungere l'abitazione. Inutili i tentativi di rianimazione per la vittima, ormai deceduta. L'uomo, ancora presente nell'appartamento, si consegnò ai militari senza opporre resistenza. Nei suoi confronti fu disposto il fermo per omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dal rapporto di parentela con la persona offesa.
La coppia era originaria di Torre del Greco in provincia di Napoli, ma da tanti anni i due si erano trasferiti nelle Marche. Concetta Marruocco, chiamata Titti dai conoscenti più stretti, era impiegata come infermiera a Matelica (Macerata) e, dopo la separazione dal compagno, era rimasta nella casa di Cerreto situata nel centro del comune anconetano. In passato la donna aveva denunciato il coniuge per maltrattamenti in famiglia e lesioni. Accuse per le quali l'uomo era stato sottoposto a divieto di avvicinamento con l'applicazione del braccialetto elettronico. Per un certo periodo la vittima era anche stata accolta in una struttura protetta. Per tali vicende Panariello fu successivamente rinviato a giudizio.
Durante un'udienza del processo, nella quale la donna fu ascoltata, sarebbero emersi una lunga serie di episodi, tra cui offese continue, violenze sessuali, scatti d'ira e botte. Atteggiamenti violenti commessi dall'uomo, non solo verso la moglie, ma anche nei confronti di uno dei figli che si era costituito parte civile insieme alla madre. I maltrattamenti sarebbero andati avanti per circa 20 anni.[3][4]
La Collegiata di Santa Maria Assunta a Cerreto d'Esi dove sono stati celebrati i funerali di Concetta Marruocco (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Per quanto riguarda l'omicidio, l'esame autoptico rilevò circa 40 lesioni d'arma da taglio sul corpo della vittima, localizzate in particolare al torace, al fianco e ad un braccio. Colpi sferrati con un coltello da cucina dalla lama di 15 cm che l'uomo si era portato dietro dalla propria abitazione. Nel corso della violenta aggressione, la donna aveva tentato di difendersi.[2]
Panariello, dopo essere stato accompagnato alla caserma di Cerreto d'Esi, aveva confessato le proprie responsabilità nel corso dell'interrogatorio svolto dinanzi agli inquirenti. Al termine delle formalità di rito, il cinquantacinquenne fu condotto nel carcere Montacuto di Ancona.[5]
Nell'udienza di convalida del fermo, dinanzi al giudice per le indagini preliminari, il cinquantacinquenne rispose alle domande con intento collaborativo, confermando sostanzialmente i fatti raccontati nella confessione resa nei giorni precedenti ai Carabinieri di Cerreto d'Esi. Relativamente al braccialetto elettronico, l'uomo avrebbe raccontato di un malfunzionamento segnalato in passato alle forze dell'ordine. Motivo per cui l'avvicinamento alla vittima non sarebbe stato notificato adeguatamente, violando di fatto la misura restrittiva vigente a suo carico. Il gip aveva convalidato il fermo e disposto la permanenza in carcere.[6]
Nel marzo del 2024 l'uomo fu rinviato a giudizio. La Procura di Ancona contestò il reato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e dalla minorata difesa (per l'utilizzo dell'arma e per aver violato il divieto di avvicinamento). Alla chiusura del fascicolo fu rimossa l'aggravante della premeditazione, precedentemente contestata.[7]