Voce su Teresa Stabile
Uno scorcio della Chiesa Parrocchiale della Santissima Trinità a Samarate dove sono stati celebrati i funerali di Teresa Stabile (di Ale5875, licenza CC BY-SA 3.0)
Teresa Stabile, 55 anni, fu uccisa dal marito dal quale si stava per separare, Vincenzo Gerardi, 57 anni, il 16 aprile 2025. L'uomo aveva aggredito la donna a coltellate nel cortile condominiale dell'abitazione in cui risiedeva, in via San Giovanni Bosco a Samarate, un comune della provincia di Varese. Poco dopo la vittima perse la vita all'ospedale di Legnano in provincia di Milano.[1]
Secondo le ricostruzioni, poco prima delle ore 19:00, la signora Stabile era ritornata a casa e si trovava nella sua auto quando, tutto d'un tratto, fu aggredita dall'uomo. Probabilmente l'ex compagno avrebbe atteso nel cortile l'arrivo della cinquantacinquenne per poi introdursi nel veicolo. Proprio nell'abitacolo, il malintenzionato aveva cominciato a colpire la donna a coltellate.
La vittima non avrebbe avuto nemmeno il tempo di fuggire. Dopo aver compiuto l'agguato, Gerardi si era allontanato dal posto, mentre la signora gravemente ferita si portava faticosamente all'esterno del veicolo. Pochi istanti dopo, la donna perse conoscenza, accasciandosi sull'asfalto, ma un passante era riuscito a chiamare i soccorsi. Sul posto giunsero i sanitari del 118 e i Carabinieri della compagnia di Busto Arsizio e del reparto operativo di Varese.
La cinquantacinquenne versava in condizioni molto critiche, pur essendo ancora in vita. Venne trasportata in codice rosso all'ospedale Mater Salutis di Legnano, ma nonostante l'intervento dei medici, la signora Stabile non riuscì a sopravvivere. Le lesioni d'arma da taglio causate dall'ex compagno si rivelarono troppo gravi. Secondo i primi risultati dell'autopsia, la donna fu raggiunta da circa 15 coltellate. Almeno uno dei fendenti aveva colpito il cuore, rivelandosi mortale.
Dopo la violenta aggressione, Vincenzo Gerardi avrebbe tentato una fuga a piedi, ma non si era allontanato di molto. Rintracciato in via Torino dai Carabinieri, l'uomo avrebbe provato a togliersi la vita con la stessa lama utilizzata per uccidere la moglie, ma i militari riuscirono a bloccarlo con il taser. Arrestato in flagranza di reato, il cinquantasettenne fu prima trasportato in ospedale, poi in caserma per essere ascoltato dagli inquirenti della Procura di Busto Arsizio.[2][3]
Teresa Stabile e Vincenzo Gerardi erano originari di Alcamo, in Sicilia, ma circa trenta anni prima avevano lasciato il Trapanese per trasferirsi nel Varesotto per motivi di lavoro,[4] stabilendosi nel complesso residenziale di via San Giovanni Bosco, a Samarate. In Lombardia avevano messo su famiglia e dalla loro unione erano nati due figli. Negli ultimi tempi, però, il loro matrimonio era entrato in crisi e la coppia aveva contattato un legale per avviare le pratiche della separazione. La donna, infatti, si era anche trasferita dai genitori, in un altro appartamento dello stesso complesso residenziale, proprio per allontanarsi dall'ex compagno.
La signora Stabile aveva già segnalato in passato vari comportamenti sospetti da parte di Gerardi, sfociati in atteggiamenti provocatori, se non addirittura vessatori. In particolare, secondo le testimonianze, l'uomo sarebbe stato solito parcheggiare la sua vettura davanti al box dell'ex compagna, così che lei fosse sempre costretta a chiamarlo per poter uscire con la sua auto.
Non risultavano, tuttavia, formali denunce da parte della donna. Secondo le ricostruzioni, la cinquantacinquenne avrebbe preferito non presentare alcun esposto alle forze dell'ordine perché sperava di non irritare il marito o provocarlo, riuscendo così a chiudere più rapidamente possibile la pratica del divorzio. Nonostante ciò, circa un mese e mezzo prima dell'omicidio, il figlio ventottenne, primogenito della coppia, aveva denunciato il padre per violenza privata, dopo l'ennesimo contrasto avvenuto fuori dal garage condominiale. A carico dell'uomo, però, non risultava alcuna misura restrittiva.[5]
Nel corso della notte tra il 16 e il 17 aprile 2025, Vincenzo Gerardi aveva confessato le proprie responsabilità durante l'interrogatorio effettuato dinanzi agli inquirenti della Procura di Busto Arsizio.[6] Al termine delle formalità di rito, l'uomo fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale.[7]
Uno scorcio dall'alto di Samarate scattato da Villa Ricci sulla collina di Montevecchio (di Ale5875, licenza CC BY-SA 3.0)
A supporto della premeditazione del delitto, oltre ai vari elementi raccolti dagli investigatori, anche un messaggio che il cinquantasettenne avrebbe inviato alla suocera dopo aver compiuto l'aggressione: "Ho fatto ciò che dovevo. Buona Pasqua".[8] Gerardi però, dinanzi al PM titolare dell'inchiesta, avrebbe negato di aver pianificato l'omicidio, riferendo di avere incontrato casualmente l'ex compagna sotto casa.[7]
Per gli inquirenti, tuttavia, la prova della premeditazione avrebbe trovato riscontro anche in alcuni "messaggi-testamento" salvati sul cellulare dell'uomo e indirizzati via Whatsapp ai due figli, con data 18 marzo. Nelle missive sarebbe stata riportata l'intenzione di compiere un omicidio-suicidio. Gerardi, inoltre, su un calendario aveva cerchiato la data del 16 aprile 2025: proprio il giorno in cui il cinquantasettenne aveva ucciso la moglie.[9]
Secondo le indagini, dunque, Gerardi aveva pianificato tutto. La situazione era degenerata dopo che la donna aveva chiesto il divorzio ed era tornata a vivere dai propri genitori. Da quel momento in poi, oltre alle violenze, l'uomo avrebbe posto in essere una serie di atti persecutori che avevano portato gli inquirenti a contestare anche il reato di stalking. Nell'autunno del 2025 la Procura di Busto Arsizio aveva chiuso le indagini e chiesto il giudizio immediato.[10] Il processo di primo grado iniziò nel gennaio del 2026, dinanzi alla Corte d'Assise di Varese.[4]