Voce su Ramona Rinaldi
Ramona Rinaldi, 39 anni, mamma di una bambina, è stata trovata morta nel corso delle prime ore del mattino del 21 febbraio 2025 nell'abitazione in cui risiedeva a Veniano in provincia di Como.
A rinvenire il corpo senza vita nel bagno di casa era stato il marito della donna, Daniele Rè, 34 anni. L'uomo aveva chiesto aiuto e chiamato i soccorsi, riferendo che la moglie si era uccisa. Quando gli operatori sanitari sono giunti nell'abitazione, hanno trovato la vittima nella doccia con una corda al collo, ormai già deceduta.[1]

La Panchina Rossa contro la violenza sulle donne in Piazza della Libertà ad Appiano Gentile, paese d'origine di Ramona Rinaldi in provincia di Como (di Marimari52, licenza CC BY-SA 4.0)
Le circostanze del decesso della trentanovenne hanno insospettito i Carabinieri e la Procura di Como. Gli inquirenti hanno aperto un'inchiesta sul caso e formalizzato, a carico del marito l'accusa di omicidio volontario. Il trentaquattrenne, ascoltato dal magistrato e dai Carabinieri, aveva rigettando con fermezza ogni ipotesi che lo vedesse implicato nella morte della moglie. L'uomo avrebbe ripetuto di essersi accorto che, di notte, la coniuge si era alzata dal letto, poi lui l'aveva cercata, accorgendosi che era in bagno, ma non rispondeva.[2]
L'iscrizione nel registro degli indagati era un atto dovuto per svolgere i necessari accertamenti.[3][4] La donna era originaria di Appiano Gentile, in provincia di Como, dove il 7 marzo 2025 sono stati celebrati i funerali nella Chiesa parrocchiale di Santo Stefano. Familiari e amici della vittima non hanno mai creduto all'ipotesi del suicidio. La trentanovenne non aveva lasciato alcun messaggio e, secondo i conoscenti, non c'era niente che potesse fare pensare a un momento di forte depressione.
Nei mesi successivi, Daniele Rè è stato ascoltato due volte dagli inquirenti, tra il 17 e il 26 giugno 2025. La prima volta l'uomo ha risposto alle domande, decidendo però di avvalersi della facoltà di non rispondere quando gli è stato chiesto quali indumenti indossasse la compagna la sera del precedente 20 febbraio, così come sulle cause delle lesioni rinvenute sulle gambe della donna. La seconda volta, invece, il trentaquattrenne non avrebbe reso alcuna dichiarazione.[5]
Il seguente 16 luglio 2025, il Tribunale di Como, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto l'arresto di Daniele Rè.[6][7] Nei confronti dell'uomo sono emersi gravi indizi di colpevolezza sulle ipotesi di omicidio volontario avanzate dagli investigatori. Secondo la Procura, Ramona Rinaldi non si era tolta la vita, come inizialmente ipotizzato, ma sarebbe stata strangolata dal convivente che, poi, avrebbe inscenato il suicidio della moglie.
Il delitto sarebbe avvenuto durante la notte tra il 20 e il 21 febbraio 2025 nell'abitazione della coppia a Veniano. Sul corpo della vittima sono state rilevate varie lesioni ed escoriazioni, soprattutto sugli stinchi, che il medico legale ha collocato a poche ore prima del decesso. Secondo gli inquirenti, la sera del 20 febbraio i due avrebbero avuto un litigio, nel corso del quale Daniele Re avrebbe ripetutamente preso a calci sulle gambe la compagna.
Successivamente, sempre secondo le ricostruzioni della Procura, l'uomo avrebbe strangolato la trentanovenne con la cintura dell'accappatoio o con un laccio, per poi trascinarla in bagno e appenderla alla barra di supporto della doccia, simulandone il suicidio.[5] Il movente del delitto sarebbe da ricercarsi nel timore, manifestato con alcuni conoscenti, che la donna volesse lasciarlo.[7]
Tra gli altri elementi emersi dalle indagini, ci sarebbero anche le testimonianze dei vicini di casa della coppia, che avevano raccontato di avere udito un forte tonfo nel cuore della notte tra il 20 e il 21 febbraio 2025, attorno all'una. Un rumore che, però, Daniele Rè aveva sostenuto di non aver sentito. Inoltre, sempre nella notte stessa notte, la lavatrice dell'abitazione avrebbe fatto più cicli di lavaggio. Secondo le accuse, sarebbe stata utilizzata per lavare la casacca del pigiama indossato dalla donna, che si sarebbe sporcato di sangue a causa di un morso della lingua. Le tracce ematiche, nonostante i ripetuti trattamenti con acqua e detersivo, erano comunque state rilevate dal Luminol.[5]
Nell'interrogatorio di garanzia tenutosi il 19 luglio 2025, Daniele Rè continuò ad avvalersi della facoltà di non rispondere.[8]