Voce su Jhoanna Nataly Quintanilla Valle
Jhoanna Nataly Quintanilla Valle, 40 anni, fu uccisa dal compagno Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, 48 anni.[1][2] La donna, originaria di El Salvador e residente in un'abitazione del quartiere Bicocca di Milano, era scomparsa nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 2025.[3] Il corpo senza vita fu ritrovato nell'Adda il successivo 2 marzo.[4][5]

Uno scorcio del quartiere Bicocca a Milano (di Arbalete, licenza CC BY-SA 3.0)
A segnalare la sparizione della vittima furono alcune amiche, in particolare una dottoressa presso cui la quarantenne lavorava come babysitter. Sollecitato da queste ultime, il compagno di Nataly Quintanilla aveva presentato una formale denuncia di scomparsa ai Carabinieri della stazione di Musocco soltanto una settimana dopo l'accaduto.[6]
Pablo Gonzalez Rivas, operaio di una ditta di manutenzioni, conviveva con la donna da diversi anni. Ai militari aveva riferito di un "allontanamento volontario" della connazionale, che aveva lasciato l'abitazione alla Bicocca la notte della scomparsa. Secondo il racconto dell'uomo, la quarantenne stava attraversando un "momento difficile" e, prima di allontanarsi da casa, aveva preso una valigia e pochi vestiti, portando con sé anche i documenti e il cellulare.
Lui invece aveva assunto una pastiglia per dormire e non avrebbe sentito la compagna mentre si preparava per uscire dall'abitazione. Una versione che, però, presentava delle contraddizioni e sollevava diversi dubbi negli inquirenti. Infatti le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza del posto non avevano rinvenuto alcuna immagine della donna che usciva dal monolocale nel corso della notte tra il 24 e il 25 gennaio 2025. Inoltre il cellulare della salvadoregna risultava spento da quella stessa notte e non furono riscontrate transazioni economiche sui suoi conti.
Sul caso avevano indagato i Carabinieri di Milano, coordinati dalla locale Procura della Repubblica. Dopo aver aperto un fascicolo d'inchiesta per istigazione al suicidio, il Pubblico Magistrato modificò successivamente le ipotesi di reato in omicidio volontario, soppressione ed occultamento di cadavere, iscrivendo Pablo Gonzalez Rivas nel registro degli indagati.[7]
Jhoanna Quintanilla Valle ed il convivente aveano una relazione da circa dieci anni, ma non risultavano segnalazioni o denunce per maltrattamenti o violenze domestiche. Il seguente 7 febbraio 2025, l'uomo fu sottoposto a fermo di indiziato di delitto come principale sospettato dell'omicidio della compagna. In quell'occasione si avvalse della facoltà di non rispondere dinanzi agli inquirenti. Dopo le formalità di rito, il quarantottenne fu condotto in carcere, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.[8][6]
Secondo le prime ipotesi avanzate dagli investigatori, Rivas avrebbe trasportato il corpo senza vita della vittima in un borsone. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza – registrate fra le 2:00 e le 3:00 del 25 gennaio –, mostrerebbero prima il salvadoregno entrare nel monolocale con un borsone vuoto e sgonfio (prelevato in un box attiguo), e poi uscire da casa con lo stesso borsone, pieno e spostato a fatica, per dirigersi verso la sua auto e caricarlo all'interno.[9] Il cellulare di Jhoanna Quintanilla si era spento dopo le 4:00, poi, quattordici ore dopo, nel tardo pomeriggio, l'uomo aveva messo in moto l'auto per dirigersi verso la parte orientale della provincia milanese. Alle 20:00 la sua macchina si trovava sulla statale 11 Padana Superiore, in direzione di Cassano d'Adda.[10]
L'8 febbraio 2025, nell'interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Gonzalez Rivas aveva confessato l'omicidio della compagna, riferendo però di non averlo commesso in modo intenzionale. A suo dire, la vittima sarebbe stata strangolata al culmine di "un gioco erotico finito male".[11][10] Poi, "preso dal panico", aveva nascosto il corpo avvolgendolo in un borsone. L'uomo aveva riferito di averlo gettato in un piccolo fosso, con poca acqua, vicino ad una rotonda lungo la strada che da Inzago portava a Cassano d'Adda.[1][2]
Gli inquirenti, però, non crebbero alla versione del salvadoregno. Secondo la PM e la procuratrice aggiunta di Milano, la confessione di Pablo Rivas avrebbe rappresentato un tentativo di evitare l'accusa di omicidio volontario con l'eventualità di una derubricazione del reato ad omicidio preterintenzionale, evitando così l'ergastolo. La giudice per le indagini preliminari convalidò il fermo per omicidio volontario, ravvisando il pericolo di fuga (dati i suoi legami con l'estero) ed il rischio di inquinamento probatorio.[12]
Il successivo 2 marzo un cadavere fu ritrovato da alcuni pescatori nel fiume Adda, all'altezza del ponte di Bisnate, una frazione di Zelo Buon Persico in provincia di Lodi, al confine con Spino d'Adda. Secondo gli investigatori, con grandi probabilità, quello era il corpo di Jhoanna Nataly Quintanilla Valle.[4][5] La conferma ufficiale arrivò nelle settimane successive, dopo l'esecuzione dell'esame autoptico ed il test del DNA.
Secondo l'autopsia, la donna sarebbe morta al culmine di un'aggressione fisica a mani nude, terminata poi con lo strangolamento. Non furono trovati segni di ferite d'arma da taglio o da fuoco. L'uomo avrebbe prima colpito la quarantenne alla testa con un oggetto metallico, provocandone la frattura delle ossa nasali, poi le avrebbe messo le mani al collo, soffocandola. La versione del "gioco erotico finito male" non avrebbe retto poiché, secondo gli inquirenti, la rottura dell'osso ioide, evidenziata dall'esame autoptico, dava la prova dello strangolamento.[13]
Il movente del delitto sarebbe stato legato alla scoperta, da parte della donna, di una storia parallela del convivente. Una versione che, però, Pablo Gonzalez aveva negato.[14][15] Tuttavia, gli approfondimenti degli investigatori fecero emergere che, da almeno due anni, Rivas era iscritto ad uno dei club di scambisti più noti di Milano. Inoltre, l'uomo avrebbe avuto una relazione a distanza con un'altra donna, alla quale il quarantottenne aveva acquistato un biglietto aereo per farla imbarcare su un volo in partenza dal paese d'origine per farla arrivare in Lombardia. Un volo che l'amante non aveva mai preso, dato che proprio in quei giorni di fine gennaio 2025 si era diffusa la notizia della scomparsa della convivente.[13]
Nel luglio del 2025 fu chiesto il giudizio immediato a carico del reo confesso.[13] Il processo iniziò nel successivo autunno.[16]