Voce su Laura Papadia
Laura Papadia, 37 anni, è stata uccisa dal marito Nicola Gianluca Romita, 47 anni, a Spoleto in provincia di Perugia.

Uno scorcio panoramico dall'alto di Spoleto in provincia di Perugia (su concessione di Depositphotos)
L'uomo, nella mattinata del 28 marzo 2025, ha telefonato alla precedente compagna (ed ex moglie, da cui si era separato), annunciando di avere commesso un omicidio e di volere togliersi la vita. La donna, spaventata per le dichiarazioni del quarantasettenne, ha avvertito le forze dell'ordine. Nelle ore successive il personale della Polizia di Stato ha rintracciato Romita nella zona del Ponte delle Torri a Spoleto.[1][2]
L'uomo minacciava di gettarsi nel vuoto e, a chi si avvicinava, aveva detto: "Ho ucciso mia moglie". Tuttavia, grazie ad un'estenuante opera di mediazione e persuasione messa in atto dagli agenti intervenuti sul posto, il quarantasettenne è stato salvato dal tentativo di suicidio. Successivamente è stato preso in custodia e accompagnato nel locale Commissariato, dove è stato sottoposto a un lungo interrogatorio.
Nel frattempo altri agenti della Polizia di Stato ed il personale del 118 si sono recati nell'abitazione della coppia, un appartamento al quarto piano della Rocca dei Perugini (un edificio storico in via Porta Fuga nel centro di Spoleto), a cui è stato possibile accedere dopo l'intervento dei Vigili del Fuoco perché l'ingresso era bloccato.[3]
Nella camera da letto era presente il corpo senza vita di Laura Papadia. Secondo la prima ispezione del medico legale, la donna era stata soffocata. Il decesso sarebbe avvenuto nelle prime ore del mattino del 26 marzo 2025, al culmine di un'aggressione a mani nude. La vittima avrebbe avuto delle tracce ematiche sul volto, indicative di un tentativo di difesa.
Nel corso dell'interrogatorio in Commissariato, Romita si è mostrato collaborativo dinanzi agli inquirenti e ha confessato le proprie responsabilità. Al termine delle formalità di rito, l'uomo è stato sottoposto a fermo e condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario.
Laura Papadia era originaria di Palermo e lavorava come vicedirettrice in un supermercato di viale Martiri della Resistenza a Spoleto. Il marito invece, originario di Milano, faceva l'agente di commercio ed il rappresentante di vini per conto di una cantina locale. La coppia non aveva figli, ma l'uomo era padre di due figli avuti in due relazioni differenti. In precedenza Papadia e Romita vivevano a Marzocca, una frazione di Senigallia in provincia di Ancona.[4], ma da un paio d'anni si erano trasferiti a Spoltore.
Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, la coppia stava attraversando un periodo di crisi, caratterizzato da frequenti litigi. L'ultimo diverbio potrebbe essere legato al desiderio della donna di diventare madre, mentre il marito, con due figli già avuti da precedenti relazioni, si era opposto.[5]

La Chiesa del Santo Spirito, detta anche Chiesa del Vespro, all'interno del cimitero di Sant'Orsola a Palermo dove sono stati celebrati i funerali di Laura Papadia (di Enzian44, licenza CC BY 3.0)
Il 29 marzo 2025, nel corso dell'interrogatorio di garanzia tenutosi nel carcere di Spoleto, il quarantottenne ha ribadito la confessione precedentemente rilasciata alla Polizia. Romita ha raccontato di avere agito d'impulso, dopo l'ennesima lite con la moglie, e ha escluso che il disaccordo sul desiderio di maternità fosse stato l'unico motivo di attrito che caratterizzava la coppia negli ultimi tempi. L'uomo si è mostrato collaborativo con gli inquirenti e pentito per il gesto commesso, ma non ha fornito ulteriori dettagli sulle modalità dell'omicidio.[6][7]
L'esame autoptico eseguito il 31 marzo, su incarico della Procura di Spoleto, ha confermato il decesso della donna per strangolamento. I segni sul collo, tuttavia, non sono stati ritenuti univoci al fine di determinare come sia stata uccisa la vittima. Il marito avrebbe potuto soffocarla a mani nude oppure con un oggetto. Sul corpo della trentasettenne, inoltre, sono stati trovati altri segni che farebbero presupporre ad una colluttazione, eventualmente molto blanda, indicativa di un tentativo di difesa.[8][9] L'autopsia ha infine escluso che la donna fosse in stato di gravidanza (ipotesi che era emersa inizialmente).[10]