Voce su Elisa Polcino
La Chiesa di Santa maria del Bosco a Paupisi in provincia di Benevento, dove sono stati celebrati i funerali di Elisa Polcino e suo figlio Cosimo (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Elisa Polcino, 49 anni, è stata uccisa dal marito Salvatore Ocone, 58 anni, il 30 settembre 2025 a Paupisi in provincia di Benevento.[1]
Nelle prime ore del mattino è stata una parente della vittima a lanciare l'allarme, dopo aver rinvenuto il cadavere della vittima nell'abitazione della coppia in contrada Frasso. La donna era riversa sul letto con numerose ferite e tracce ematiche sul corpo. Era stata percossa alla testa con un pesante oggetto contundente. Dopo aver commesso il delitto, il marito Salvatore Ocone si è allontanato dal posto a bordo della propria auto, rendendosi irreperibile e portandosi dietro i due figli minorenni Cosimo e Antonia, di 15 e 16 anni. La coppia aveva anche un figlio maggiorenne, che però risiede fuori regione per lavoro.
Dopo circa dodici ore di ricerche, nel corso del tardo pomeriggio, l'uomo è stato fermato a Ferrazzano, in provincia di Campobasso.[2] Con lui nell'auto c'erano i figli, ma il quindicenne è stato trovato morto, mentre la sorella sedicenne versava in gravi condizioni ed è stata trasportata d'urgenza all'ospedale Cardarelli di Campobasso.[3] Successivamente la giovane è stata trasferita alla Neuromed di Pozzilli (Isernia), dove è stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico alla testa.
Ocone è stato accompagnato alla caserma dei Carabinieri di Campobasso dove, nell'interrogatorio dinanzi agli inquirenti, ha confessato di aver aggredito la moglie e i figli minorenni in casa. L'uomo aveva usato una grossa pietra per colpire le vittime, dopodiché ha lasciato la coniuge sul posto mentre ha caricato i figli nell'auto per darsi alla fuga. Al termine delle formalità di rito, il cinquantottenne è stato condotto in carcere con le accuse di duplice omicidio aggravato, tentato omicidio e sequestro di persona.[4]
Secondo quanto ricostruito nel colloquio di fronte agli inquirenti, Salvatore Ocone avrebbe raccontato di vari dissidi con la moglie che, a suo dire, voleva "comandare in casa", era troppo aggressiva ed aveva dei comportamenti autoritari nei suoi confronti. Nelle prime ore del mattino del 30 settembre, l'uomo avrebbe dapprima colpito alla testa la coniuge mentre era a letto, poi il figlio Cosimo, che forse si era alzato dopo aver sentito le urla dalla madre. Successivamente, usando la stessa pietra, avrebbe raggiunto la figlia Antonia nella sua camera, riservando anche a lei la stessa violenza (probabilmente mentre stava ancora dormendo).[5]
Durante la fuga verso il Molise, con i corpi dei figli nell'auto, il cinquantottenne avrebbe visitato una chiesa vicino casa, nel Beneventano, dove erano state rinvenute delle tracce di sangue.[6] Il figlio Cosimo sarebbe morto poco dopo essere stato colpito,[7] mentre la secondogenita Antonia è riuscita a sopravvivere. L'uomo in passato era stato curato per una "psicosi cronica" e, nel 2011, era stato sottoposto ad un "trattamento sanitario obbligatorio", ma dopo quell'episodio non ci sarebbero state altre avvisaglie.[5]
Il 3 ottobre 2025, nel corso dell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Ocone si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il difensore d'ufficio, al termine dell'udienza, ha riferito del proprio assistito: "Non è in grado di elaborare la gravità di quello che ha commesso. Non ha una stabilità psichica. Si trova in uno stato confusionale e ha una condizione patologica caratterizzata da vuoti di memoria, già preesistente".[6] Il giudice ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere.[8]
Secondo il gip, se l'uomo tornasse libero, proverebbe ad uccidere anche il figlio maggiorenne. "Dopo aver caricato i due ragazzi in auto, ha provato a far perdere le proprie tracce. Resosi conto che i due figli erano ancora in vita, ha fermato l'auto nella campagna molisana di Ferrazzano. Dice di aver tentato il suicidio, ma di non aver mai pensato di accompagnare i feriti in ospedale", ha riportato il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare.[9]
L'esame autoptico sulla salma di Elisa Polcino ha evidenziato un unico colpo, rivelatosi fatale e sferrato con un grosso masso da circa 12 Kg, localizzato all'altezza della regione parietale sinistra della donna. La stessa pietra sarebbe stata utilizzata per aggredire anche i figli,[10] tra cui il terzogenito Cosimo, il cui decesso sarebbe stato quasi immediato.[7]