Voce su Renata Rapposelli
Uno scorcio della Basilica della Santa Casa e della Madonna di Loreto, situata nell'omonima città in provincia di Ancona, dove sono stati celebrati i funerali di Renata Rapposelli nel 2020, a tre anni dalla morte (di Massimo Roselli, licenza CC BY-SA 2.5)
Renata Rapposelli era una nota pittrice di 64 anni trovata morta il 10 novembre 2017 in una scarpata, lungo l'argine del fiume Chienti, a Tolentino (Macerata).[1][2] La donna era scomparsa dal precedente 9 ottobre da Giulianova in provincia di Teramo.[3][4]
A presentare la denuncia di sparizione fu un amico della donna, Tonino Beccacce. Secondo le ricostruzioni delle indagini, la pittrice originaria di Chieti, separata e residente ad Ancona, si recò a Giulianova la mattina del 9 ottobre 2017 per fare visita all'ex marito Giuseppe Santoleri, 67 anni, e il figlio Simone, 43 anni. Dopo quell'incontro, di lei si persero le tracce.[5]
Padre e figlio raccontarono di avere parlato con la sessantaquattrenne, poi di averla accompagnata e lasciata nei pressi del santuario di Loreto (Ancona), ma gli inquirenti ebbero diversi dubbi sulla loro versione.[6] Il signor Giuseppe e suo figlio Simone entrarono nel mirino della Procura già prima del ritrovamento del cadavere, ma solo nel marzo del 2018 scattò l'arresto nei loro confronti.[7]
Decisive furono le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza che smentirono la ricostruzione fornita dagli indiziati.[8] Secondo gli investigatori, sarebbero stati loro a uccidere la donna il 9 ottobre per poi sbarazzarsi del corpo senza vita il giorno seguente. A causa dell'avanzato stato di decomposizione dei resti del cadavere, l'autopsia non riuscì a stabilire con certezza la causa del decesso, nonostante fosse stata esclusa la morte per arma da fuoco o da taglio. Per gli inquirenti la sessantaquattrenne fu strangolata dal figlio mentre il padre la teneva ferma.[9][10]
Il delitto sarebbe stato compiuto per motivi economici. La signora Rapposelli avrebbe insistito affinché l'ex marito saldasse i debiti relativi ai mancati versamenti di diversi assegni di mantenimento arretrati a lei dovuti. L'uomo non sarebbe mai stato intenzionato a pagare. Il figlio Simone avrebbe covato un forte disprezzo nei confronti della madre, temendo che lei finisse per lasciare lui e il padre senza una fonte di reddito. I due respinsero le accuse, negarono il proprio coinvolgimento nella scomparsa della vittima e si proclamarono innocenti. Tuttavia, furono entrambi rinviati a giudizio.
Il 4 settembre 2020 la Corte d'Assise di Teramo li aveva condannati in primo grado per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Furono inflitti 27 anni di reclusione per il figlio Simone e 24 anni per il padre Giuseppe.[11][12] La pubblica accusa aveva richiesto l'ergastolo per il figlio.[13]
Nel corso del processo di secondo grado la difesa continuò a sostenere l'innocenza degli imputati chiedendo l'assoluzione per mancanza di prove.[14] Il 16 dicembre 2021 la Corte d'Appello di Teramo confermò i 27 anni di reclusione per il figlio Simone. Al padre Giuseppe Santoleri invece fu concesso uno sconto, riducendo la pena da 24 a 18 anni.[15][16]
Il 4 maggio 2023 la Corte di Cassazione dichiarò inammissibile il ricorso di Giuseppe Santoleri e rigettò quello del figlio Simone, rendendo definitive le sentenze di secondo grado.[17] La mattina del 15 giugno 2024 Giuseppe Santoleri fu trovato morto suicida all'interno della cella in cui era detenuto nel carcere di Teramo.[18]