Catania. Uccise la figlia Elena a Mascalucia. Fissata la data per il processo di secondo grado a Martina Patti.
C'è una data per il secondo capitolo processuale dell'infanticidio di Elena Del Pozzo. La madre Martina Patti, che confessò l'omicidio avvenuto a Mascalucia, dopo aver simulato un rapimento, dovrà tornare in un'aula di giustizia dopo la condanna in primo grado a 30 anni di reclusione.
Il 14 aprile si aprirà infatti il processo di secondo grado davanti alla Corte d'Appello di Catania, frutto del ricorso del collegio difensivo della donna. Il pomeriggio del 13 giugno 2022 la bimba di 4 anni fu portata da Martina Patti in un terreno vicino alla villetta di Mascalucia, dove madre e figlia vivevano. Elena fu poi uccisa a coltellate e seppellita parzialmente dentro dei sacchi neri.
Il movente di questo orrore? Nella sentenza di primo grado la Corte d'Assise ha cercato di tracciare un percorso: «Più che un vero e proprio movente in senso tecnico, la Corte reputa invece che – in modo inconfutabile – siano emerse dalla ricostruzione dibattimentale indicazioni dalle quali trarre la scaturigine della tremenda ed efferata condotta realizzata dalla Patti».
«Secondo questa Corte, in questa spirale di vita la figura della piccola Elena assume dei contorni "ingombranti". La bambina era – scrivono i giudici d'Assise – alla vista dall'imputata, da un lato come destinata col tempo ad avere una stabile presenza di un'altra figura femminile – la compagna del papà ed ex compagno – che l'avrebbe potuta "offuscare", dall'altro si era dimostrata in qualche modo d'impaccio perché una relazione – quella con il nuovo fidanzato – assumesse un carattere di stabilità e profondità».
Per la difesa, forti di una consulenza psichiatrica di parte che ha ritenuto quello di Elena un caso di "figlicidio altruistico" con un suicidio che poi non si è concretizzato, Patti avrebbe agito invece all'interno di una bolla dissociativa che avrebbe scemato la sua capacità di intendere e volere. I nonni paterni della piccola vittima non hanno mai accettato la condanna a 30 anni della donna. (La Sicilia)