Voce su Jessica Valentina Faoro
Jessica Valentina Faoro, 19 anni, fu trovata morta il 7 febbraio 2018 nell'appartamento di un condominio di via Francesco Brioschi a Milano. La giovane fu uccisa dal suo coinquilino, Alessandro Garlaschi, 40 anni.
Quel giorno, nel corso della mattinata, fu proprio l'uomo ad avvertire i Carabinieri dopo essere sceso in portineria, con i vestiti sporchi di sangue, per riferire di avere una persona morta in casa. Venne fermato dai militari con l'accusa di omicidio. Garlaschi era un tranviere dell'azienda di trasporti pubblici di Milano ATM. Nel 2014 fu denunciato da una donna per stalking. Sposato, senza figli, viveva con la moglie, che però non era presente in casa quando la ragazza perse la vita durante la notte.
Uno scorcio della Chiesa di San Protaso a Milano dove sono stati celebrati i funerali di Jessica Valentina Faoro (di Riccardo Bublil, licenza CC BY 3.0)
Secondo le ricostruzioni, il quarantenne nelle ore successive al delitto avrebbe provato, senza successo, a liberarsi del cadavere della ragazza dandolo alle fiamme con l'ausilio dell'alcol. In mattinata poi scelse di allertare i soccorsi. Ai militari giunti sul posto avrebbe riferito di aver avuto una lite con la diciannovenne. Interrogato dagli inquirenti, ammise parzialmente le proprie responsabilità nell'ambito della morte della coinquilina.[1]
La vita di Jessica Faoro fu caratterizzata da esperienze complicate. Sin dai giorni successivi alla nascita fu trasferita in una comunità, a causa di un provvedimento dell'Autorità Giudiziaria che revocò l'affidamento ai genitori, poiché ritenuti non in grado di occuparsi della bambina. Negli anni successivi tornò a stare insieme ai genitori per qualche tempo, ma all'età di 10 anni fu definitivamente affidata al Comune di Milano. Seguirono poi altri affidamenti che non ebbero esiti positivi e la ragazza fu assistita da altre comunità. A 16 anni aveva partorito una bambina data in adozione. In cerca di una casa che la ospitasse, poche settimane prima di essere uccisa, aveva risposto all'annuncio di Alessandro Garlaschi che offriva vitto e alloggio in cambio di lavori domestici.[2]
In quell'appartamento trovò la morte. Nella notte tra il 31 gennaio e il 1º febbraio 2018 la diciannovenne aveva intenzione di lasciare quel posto, così telefonò ai Carabinieri per farsi aiutare a recuperare i suoi effetti personali in casa. La ragazza era fuggita dall'abitazione dopo aver avuto un diverbio con Garlaschi perché quest'ultimo l'aveva molestata mentre lei dormiva. Jessica riuscì ad allontanarsi dal posto con l'aiuto dei militari, ma alcuni giorni dopo tornò ad abitare nello stesso luogo, probabilmente perché non aveva altra casa in cui essere ospitata.[3]
Poco chiaro in tale vicenda fu il ruolo della moglie di Garlaschi, che venne presentata alla diciannovenne come sua sorella. La donna sarebbe stata al gioco non rivelando mai la sua vera identità durante il soggiorno della giovane nell'appartamento di via Brioschi. La notte del delitto, lei non era presente perché il marito l'aveva accompagnata a dormire dalla suocera a Novegro, un quartiere del comune di Segrate in provincia di Milano.[4]
L'esame autoptico aveva rilevato sul corpo della vittima un gran numero di coltellate. Fu inoltre appurato che l'omicida aveva tentato di bruciare il cadavere, riuscendo a carbonizzarlo in parte. Gli accertamenti tuttavia negarono la presenza di tracce di violenza sessuale, inizialmente ipotizzata dagli investigatori. Il giudice per le indagini preliminari confermò l'accusa di omicidio e dispose la custodia cautelare in carcere a carico di Garlaschi, precisando che da parte dell'indiziato vi era un interesse sessuale nei confronti della ragazza. Sul luogo del delitto fu anche ritrovato un biglietto dedicato alla giovane inquilina, in cui il quarantenne le dichiarava il suo affetto e le sue attenzioni.[3]
Nel settembre del 2018 furono chiuse le indagini. La Procura di Milano contestò ad Alessandro Garlaschi di avere parzialmente carbonizzato il corpo di Jessica Valentina Faoro dopo averla uccisa con 85 coltellate. Secondo la pubblica accusa, il delitto sarebbe scaturito da un iniziale diverbio avvenuto in seguito al rifiuto della ragazza di fronte alle ennesime avance dell'uomo. La diciannovenne, profondamente infastidita dal quel comportamento, avrebbe minacciato e colpito il quarantenne con un coltello, ferendolo alle mani. A quel punto sarebbe scattata la fatale aggressione, degenerata nell'uccisione.
Nel corso di vari interrogatori, Garlaschi aveva sostenuto di non ricordare precisamente cosa fosse successo durante gli istanti più concitati della colluttazione, dichiarando di essere soltanto sicuro di avere sferrato tre leggere coltellate. La Procura aveva richiesto l'ergastolo con le accuse di omicidio volontario aggravato e vilipendio di cadavere. All'uomo fu anche contestato il reato di sostituzione di persona, per avere presentato alla vittima sua moglie come se fosse la sorella. La coniuge fu comunque ritenuta estranea alla vicenda.[4][5]
Il 14 dicembre 2018, al termine del processo di primo grado svolto in rito abbreviato, la Corte d'Assise di Milano aveva accolto la richiesta della Procura e condannato l'imputato all'ergastolo.[6] Nel maggio del 2020 la sentenza fu confermata dalla Corte d'Appello di Milano.[7] Nel giugno del 2021 il verdetto fu reso definitivo dalla Corte di Cassazione.[8]