
Laura Petrolito, 20 anni, è stata ritrovata morta la mattina del 18 marzo 2018 all'interno di un pozzo artesiano in un terreno di campagna della contrada Tradituso a Noto, poco fuori Canicattini Bagni in provincia di Siracusa.[1]
La ragazza era scomparsa dalla sera precedente, insieme al suo compagno Paolo Cugno, 26 anni. Il padre, non vedendola rientrare in casa, aveva avviato le ricerche contattando i carabinieri. Cugno era stato rintracciato nelle campagne della zona e, poco dopo, i militari hanno scovato il luogo dove il cadavere della vittima era stato occultato. L'assassino aveva chiuso la botola di superficie, dopo aver gettato il corpo senza vita nel pozzo, ma senza riuscire a farlo cadere sul fondo, rimanendo incastrato fra le lamiere.
Il ventiseienne è stato fermato e posto sotto interrogatorio. Inizialmente negato il proprio coinvolgimento ma, dopo diverse ore, è crollato e ha confessato l'omicidio indicando anche il punto dove aveva nascosto il coltello utilizzato per compiere il delitto. Ha riferito di aver compiuto un gesto d'impeto, accecato dalla gelosia nei confronti della compagna, al culmine di un litigio. Secondo le ricostruzioni, l'uomo aveva aggredito la vittima durante la serata precedente con circa 16 coltellate, fino a toglierle le vita, poi aveva occultato il cadavere nel corso della notte. Nell'udienza di convalida del fermo, il giudice per le indagini preliminari ha confermato la custodia cautelare in carcere per il ventiseienne.
Laura Petrolito aveva avuto un passato difficile. Da piccola fu abbandonata dalla madre ed è cresciuta da sola con il padre. A 16 anni era rimasta incinta di un altro ragazzo, da cui è nato il suo primo bambino di 3 anni. Poi la relazione con Cugno, da cui ha avuto un'altra bambina di soli 8 mesi. Ma l'affidamento del primo figlio era stato in seguito assegnato alla nonna paterna su richiesta dei servizi sociali.[2][3]
Nei mesi successivi il ventiseienne è stato rinviato a giudizio. La procura ha disposto una perizia psichiatrica il cui esito ha dichiarato l'imputato capace di intendere e di volere nel momento del delitto. Tale perizia, tuttavia, è stata contestata dal suo legale che nel febbraio del 2019 ha richiesto l'esecuzione di un nuovo esame. Anche nella relazione di quest'ultima perizia, presentata nel successivo mese di marzo, Cugno è stato ritenuto lucido mentalmente.[4][5] Il 4 aprile 2019, al termine del processo svolto secondo le modalità del rito abbreviato, l'uomo è stato condannato dal tribunale di Siracusa a 30 anni di reclusione.[6]
Il legale del ventiseienne ha continuato a richiedere una nuova perizia nel procedimento d'appello, ma questa è stata respinta dal giudice. Il 22 settembre 2020 la Corte d'Assise d'Appello di Catania ha confermato in secondo grado la pena a 30 anni di reclusione.[7][8]