Voce su Laura Petrolito

La Chiesa Madre Santa Maria degli Angeli, nel centro storico di Canicattini Bagni in provincia di Siracusa, dove sono stati celebrati i funerali di Laura Petrolito (di Davide Mauro, licenza CC BY-SA 4.0)
Laura Petrolito, 20 anni, era stata trovata morta la mattina del 18 marzo 2018 all'interno di un pozzo artesiano in un terreno di campagna della contrada Tradituso nel comune di Noto, vicino Canicattini Bagni in provincia di Siracusa.[1]
La ragazza era scomparsa dalla sera precedente, insieme al suo compagno Paolo Cugno, 26 anni. Il padre, non vedendola rientrare in casa, aveva avviato le ricerche contattando i Carabinieri. Il giovane fu rintracciato nelle campagne della zona e, poco dopo, i militari scovarono il luogo dove il cadavere della vittima era stato occultato. L'assassino aveva chiuso la botola di superficie, dopo aver gettato il corpo senza vita nel pozzo, ma senza riuscire a farlo cadere sul fondo, rimanendo incastrato fra le lamiere.
Il ventiseienne venne fermato e sottoposto a interrogatorio. Inizialmente negò il proprio coinvolgimento ma, dopo essere stato incalzato dalle domande degli inquirenti per diverse ore, crollò e confessò l'omicidio indicando anche il punto dove aveva nascosto il coltello utilizzato per compiere il delitto. Riferì di aver compiuto un gesto d'impeto, accecato dalla gelosia nei confronti della compagna al culmine di un litigio. Secondo le ricostruzioni, il giovane aveva aggredito la vittima nel corso della serata precedente con circa 16 coltellate fino a toglierle la vita, poi aveva occultato il cadavere durante la notte. Nell'udienza di convalida del fermo, il giudice per le indagini preliminari confermò la custodia cautelare in carcere per il ventiseienne.
Laura Petrolito aveva avuto un passato difficile. Da piccola fu abbandonata dalla madre e crebbe da sola con il padre. A 16 anni rimase incinta di un altro ragazzo, così nacque il suo primo bambino. Poi iniziò la relazione con Cugno, un giovane operaio di Canicattini Bagni, dal quale aveva avuto un'altra bambina. In seguito il primo figlio fu affidato alla nonna paterna su richiesta dei servizi sociali.[2][3]
Nei mesi successivi il ventiseienne fu rinviato a giudizio. La Procura dispose una perizia psichiatrica il cui esito aveva dichiarato l'imputato capace di intendere e di volere nel momento del delitto. Tale perizia, tuttavia, venne contestata dal legale difensore che nel febbraio del 2019 presentò l'istanza di esecuzione di un nuovo esame. Anche nella relazione di quest'ultima perizia Cugno fu ritenuto mentalmente lucido.[4][5] Il 4 aprile 2019, al termine del processo in rito abbreviato, il giovane fu condannato dalla Corte d'Assise di Siracusa a 30 anni di reclusione.[6]
Il legale del ventiseienne aveva continuato a richiedere una nuova perizia nel procedimento d'Appello, ma l'istanza fu respinta. Il 22 settembre 2020 la Corte d'Appello di Catania aveva confermato in secondo grado la pena a 30 anni di reclusione,[7][8] resa poi definitiva il 18 marzo 2022 in Corte di Cassazione.[9][10]
Il 3 ottobre 2022 Paolo Cugno fu trovato morto all'interno della cella del carcere di Palermo dove era detenuto. Il decesso fu attribuito a un probabile suicidio.[11][12]