Voce su Zlata Zahariyuk
Uno scorcio dall'alto della città di Forlì, scattato dal campanile dell'Abbazia di San Mercuriale in Piazza Aurelio Saffi (di Perkele, licenza CC BY-SA 3.0)
Zlata Zahariyuk, 32 anni, originaria dell'Ucraina, fu trovata morta il 7 luglio 2019 nell'abitazione in cui risiedeva a Forlì.[1]
A dare l'allarme fu il marito Oleksandr Zahariyuk, connazionale di 37 anni. L'uomo disse di averla trovata già priva di vita, dopo essersi svegliato in mattinata, nel letto della dimora che condividevano insieme al figlio di 8 anni. Il primo esame medico legale aveva rilevato delle ferite ed alcune ecchimosi sparse sul collo e sulla testa della vittima.
Il trentasettenne fu indiziato come principale responsabile della morte della coniuge, ma il successivo 22 luglio si era rifugiato in Ucraina, dove rimase latitante mettendosi al riparo dal mandato di arresto europeo, richiesto dagli inquirenti ed emesso dal giudice per le indagini preliminari.
Secondo le indagini della Procura, ad aiutarlo a lasciare il territorio nazionale sarebbe stato Valerio Mengozzi, 65 anni, compagno della madre del ricercato, anche loro conviventi nella casa del delitto. Il sessantacinquenne fu accusato a piede libero di favoreggiamento e false dichiarazioni, poi estromesso dalla vicenda giudiziaria grazie a lavori socialmente utili che avevano estinto il reato.
L'autopsia stabilì che la vittima aveva subito lesioni al capo che produssero un "ematoma subdurale emisferico", portandola al decesso entro le 72 ore successive alla fatale aggressione. Ma agli atti degli investigatori ci sarebbero anche varie testimonianze di altri familiari e conoscenti della donna, che avrebbero confermato che la stessa da anni, a cominciare dal 2008, era sottoposta dal marito a molteplici violenze perpetrate tra le mura domestiche. Non risultavano tuttavia denunce nei confronti del coniuge, presumibilmente non sporte per paura di ritorsioni.[2]
L'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Oleksandr Zahariyuk arrivò quando ormai l'uomo aveva già raggiunto il paese d'origine. Nell'aprile del 2021 la Procura aveva chiuso le indagini contestando i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, violazione degli obblighi di assistenza familiare e morte come conseguenza di altro reato.[3][4]
Uno scorcio sulle Palazzine Gemelle di fronte al Piazzale della Vittoria a Forlì (di Sailko, licenza CC BY 3.0)
Il mese successivo l'imputato fu rinviato a giudizio in rito abbreviato con processo da svolgere in contumacia.[5][6] Nell'ottobre del 2022 fu condannato in primo grado dal Tribunale di Forlì a 16 anni di reclusione, comprensivi della riduzione di un terzo della pena per il rito abbreviato.[7]
Secondo le motivazioni della sentenza, la vittima sarebbe morta per effetto di un colpo alla testa ricevuto qualche giorno prima da parte del marito. Prima della morte, la trentaduenne lamentava un forte mal di testa unito a ripetuti episodi di vomito che, nella sua solitudine, vennero sottovalutati da tutti.
Nel processo di secondo grado fu disposta una super-perizia per chiarire gli aspetti medici del decesso della donna.[8] L'esame confermò l'impianto accusatorio elaborato dalla Procura. In particolare, le due ferite presenti sulla testa della vittima erano di origine traumatica e, probabilmente, non compatibili con un evento accidentale.[9]
Il 23 maggio 2023 la Corte d'Appello di Bologna confermò la condanna a 16 anni di reclusione per l'imputato latitante.[10]