Jennifer Francesca Krasniqi è una bambina di 6 anni trovata morta nella sua abitazione di Servigliano, provincia di Fermo, in seguito a un incendio scoppiato nella notte tra il 7 e l'8 gennaio 2020.[1]

Durante il rogo, erano presenti in casa la madre di origini bulgare, Pavlina Mitkova, 38 anni, e la sorella minore di 4 anni. A rinvenire il corpo senza vita della bambina sono stati i vigili del fuoco dopo aver domato le fiamme. La mamma, riuscita a scappare dall'edificio insieme alla secondogenita, era rimasta ferita ed è stata ricoverata in ospedale. Interrogata dagli inquirenti, aveva dichiarato di essersi svegliata nel corso della notte a causa del fumo e del bagliore delle fiamme.
In quegli attimi concitati, aveva portato in strada la figlia di 4 anni, poi avrebbe provato a rientrare in casa per salvare anche Jennifer, ma le fiamme troppo alte glielo avevano impedito. Così ha allertato i soccorsi, giunti successivamente sul posto. Il marito, Ali Krasniqi, originario del Kosovo ma da diversi anni in Italia insieme alla famiglia, non era in casa durante l'incidente. Più tardi è arrivato sul luogo della tragedia, apprendendo prima della moglie ricoverata in ospedale, che la figlia di 6 anni era morta.
La Procura di Fermo ha aperto un indagine sull'accaduto. Il cadavere della vittima non era stato rinvenuto carbonizzato, dunque nel corso del rogo non era stato raggiunto dalle fiamme. Inizialmente fu ipotizzato il decesso per asfissia, ma la prima ispezione medica stimò il momento del decesso a diverse ore prima dell'incidente. Inoltre il referto dei vigili del fuoco aveva stabilito che l'origine dell'incendio era di matrice dolosa. Di conseguenza il titolo di reato sul fascicolo d'indagine fu modificato in incendio doloso e decesso a seguito di un altro reato.
Sulla base di questi e altri elementi emersi dall'attività investigativa, il successivo 20 gennaio Pavlina Mitkova è stata fermata dai carabinieri e condotta in carcere. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, sarebbe stata lei a uccidere la figlia, tentando poi di cancellare le tracce del delitto appiccando l'incendio con l'ausilio del gas.[2][3]
Il 22 gennaio la trentottenne è stata interrogata dal giudice per le indagini preliminari durante l'udienza di convalida del fermo. La donna non ha risposto alle domande, rendendo soltanto dichiarazioni spontanee, respingendo ogni addebito e ribadendo di non aver ucciso la figlia, che secondo la sua versione sarebbe rimasta vittima dell'incendio. Il giudice tuttavia, tenendo in considerazione le risultanze investigative emerse dalla Procura, ha confermato la custodia cautelare in carcere.[4][5]
Il successivo mese di luglio è stata resa nota la relazione dell'autopsia svolta sulla salma della minorenne. Dall'esame è emerso che la bambina era deceduta circa tre ore prima dello scoppio dell'incendio. Non è stata specificata l'esatta causa del decesso, anche se è rimasta aperta l'ipotesi della morte per asfissia con l'ausilio di un cuscino, considerando che sul corpo della piccola non sono stati individuati evidenti segni di violenza. In seguito a questi dettagli, il capo d'imputazione nei confronti della signora Mitkova è stato modificato in omicidio volontario con l'aggravante del rapporto di parentela. La Procura ha disposto per la trentottenne una perizia psichiatrica per valutare la sua capacità di intendere e di volere.[6][7]
Sottoposta nuovamente a interrogatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari, la donna si è avvalsa, per l'ennesima volta, della facoltà di non rispondere.[8]