Voce su Maria Batista Ferreira
Maria Batista Ferreira, 51 anni, fu uccisa dall'ex compagno Vittorio Pescaglini, 57 anni, nel corso del tardo pomeriggio del 26 febbraio 2024 a Fornaci di Barga, una frazione del comune di Barga in provincia di Lucca.[1][2]

Uno scorcio di Piazza IV Novembre a Fornaci di Barga in provincia di Lucca
Secondo le ricostruzioni, la donna si trovava in strada a pochi passi dall'Hotel Gorizia quando fu aggredita a coltellate da Pescaglini. I due erano sposati, ma in fase di separazione. L'uomo si era recato sul posto a bordo della propria auto, armato con una lama da 20 centimetri. Aveva atteso la donna e poi avrebbe avuto con lei una breve discussione.[3]
La vittima fu successivamente colpita dall'ex compagno con quattro fendenti. Quello fatale, inferto al fianco, perforò il polmone della cinquantunenne. Altri due raggiunsero la gamba e il braccio, mentre l'ultimo, sferrato al petto, fu attutito dal ferretto del reggiseno. Gli organi vitali collassarono in pochi istanti, causando il decesso quasi immediato, ancor prima del dissanguamento.[4]
Fu poi lo stesso cinquantasettenne a lanciare l'allarme, informando tramite messaggio un'amica che, a sua volta, aveva avvisato il sindaco di Fabbriche di Vergemoli, Michele Giannini. Il primo cittadino aveva in seguito richiesto l'intervento dei Carabinieri.[5] Nel frattempo alcuni passanti, presenti nelle vicinanze del luogo del delitto, tentarono di aiutare la vittima. Per la donna, però, non ci fu nulla da fare.
Sul posto giunsero i militari della locale stazione che, successivamente, avevano rintracciato e bloccato il malintenzionato. L'uomo non oppose resistenza e si costituì ai Carabinieri, di fronte ai quali aveva confessato le proprie responsabilità, dicendosi pentito per il gesto commesso. Secondo le testimonianze di alcuni residenti della zona, la signora Ferreira era già stata vittima di un'aggressione da parte dell'ex compagno, avvenuta sempre a Fornaci circa dieci giorni prima. Non risultavano però alle forze dell'ordine pregresse denunce per maltrattamenti o violenze riguardanti la coppia.[6]
Maria Batista Ferreira era originaria di Recife in Brasile. Nel 2002 aveva conosciuto Pescaglini in Sud America, poi due anni dopo la coppia si era sposata a Fabbriche di Vallico, una frazione del comune di Fabbriche di Vergemoli, nella Garfagnana in provincia di Lucca. La donna aveva avuto una figlia da una precedente relazione, rimasta nel paese d'origine. Per lungo tempo i due avevano convissuto proprio a Fabbriche di Vergemoli. L'uomo lavorava per la cooperativa di facchinaggio Aurora che si occupava della raccolta dei rifiuti sul territorio locale. Maria Ferreira invece era impiegata come badante.
Negli ultimi tempi, però, la coppia si era separata. La donna si era trasferita a Fornaci di Barga, proprio per allontanarsi dall'ex compagno, e alloggiava all'Hotel Gorizia – a pochi passi dal luogo del delitto – in attesa di trovare una nuova sistemazione. Nella giornata del 27 febbraio 2024 i coniugi avrebbero dovuto presentarsi a un incontro in programma all'ufficio anagrafe del Comune di Fabbriche di Vergemoli per firmare alcuni documenti e definire gli ultimi dettagli del divorzio, attesi dal sindaco Michele Giannini che li aveva già incontrati circa venti giorni prima per la firma dei documenti iniziali.[7][8]
Dagli accertamenti investigativi era emerso che la donna, però, si era tirata indietro all'ultimo momento, annunciando al marito l'intenzione di non apporre la firma. Proprio nella giornata di lunedì 26 febbraio la cinquantunenne aveva informato l'uomo di non voler procedere con la separazione. Probabilmente la coniuge temeva che gli accordi economici ponessero a suo svantaggio, con l'eventualità di perdere la casa e, erroneamente, anche la cittadinanza italiana. Una situazione non favorevole dato che, negli ultimi tempi, aveva perso anche il lavoro da badante.
Pescaglini, d'altro canto, aveva fretta di chiudere quel procedimento. Nei mesi precedenti fu proprio lui a chiedere il divorzio. La signora Ferreira aveva accettato, salvo cambiare idea un giorno prima dell'ultima firma. Il cinquantaseienne dunque aveva pensato di organizzare un incontro con lei, sotto l'Hotel Gorizia a Fornaci di Barga, promettendo di consegnarle 3 mila euro in contanti. A quell'appuntamento però, nel tardo pomeriggio, si presentò con un pugnale, utilizzato per stroncarle la vita.[9]
Il 27 febbraio 2024, nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Pescaglini aveva ribadito la confessione già fornita precedentemente ai Carabinieri, dicendosi nuovamente pentito per il gesto commesso. Nei suoi confronti fu convalidata la custodia cautelare in carcere con le accuse di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, e porto abusivo d'arma da taglio.[5][10]
Nel successivo mese di ottobre, la Procura di Lucca chiuse le indagini e confermò le accuse di omicidio volontario e porto abusivo di arma da taglio per Pescaglini.[11] Relativamente alle aggravanti, però, fu esclusa la premeditazione. Secondo il Pubblico Magistrato, infatti, il reo confesso non avrebbe pianificato il delitto, ma "preordinato" l'aggressione mortale. Il cinquantasettenne aveva sì lucidamente recuperato il lungo coltello per uccidere la moglie, ma nelle conversazioni sul suo cellulare non ci sarebbe stata alcuna traccia di un intento covato nel tempo. Per il PM, dunque, sarebbe mancato il ragionevole lasso di tempo necessario per contestare l'aggravante della premeditazione.[12][13]
Nel dicembre del 2024, all'uomo fu concessa la scarcerazione per l'attenuazione delle esigenze cautelari. Il gip dispose i domiciliari con l'obbligo del braccialetto elettronico.[12][13] Nel gennaio dell'anno successivo, su richiesta del legale difensore, Pescaglini fu sottoposto ad una perizia psichiatrica per valutare il suo stato di salute mentale nel momento del delitto.[14] Il consulente nominato dal gip aveva sancito l'assenza di vizio di mente, totale o parziale, per il reo confesso. Dopodiché l'uomo fu rinviato a giudizio con la sola aggravante del rapporto di coniugio con la vittima.[15]
Nel corso del processo, l'imputato testimoniò in aula: "Il 26 febbraio ero da una coppia di amici ed ero convinto che il giorno dopo Maria venisse a firmare la separazione. Non volevo più aspettare, non volevo che fosse più mia moglie. Mi vergognavo. Invece alle quattro e mezza del pomeriggio mi arrivò un messaggio di lei che diceva che non avrebbe più firmato. E mi spiazzò. Mi arrabbiai, pensai di ammazzarmi o di farle del male. Presi la macchina e andai a prendere il mio cane per lasciarlo in custodia ai miei amici".
"Chiesi loro un grosso coltello, ma si rifiutarono – continuò Pescaglini dinanzi alla Corte d'Assise di Lucca –. Allora mi ricordai che ne avevo uno grosso da caccia in auto, che usavo per aprire le cozze a pesca. La chiamai e le dissi che avevo dei soldi da darle e mi dette un appuntamento davanti all'albergo di Fornaci. Quando Maria uscì, io ero in auto e lei si avvicinò al finestrino. Avevo 500 o 600 euro con me, ma lei disse che ne voleva almeno 10mila e che della separazione dovevamo riparlarne. Io allora saltai fuori con il coltello che tenevo sul sedile, lo sfoderai e mi gettai contro di lei. Maria cercò di difendersi con le mani, ma io la colpii col coltello e cademmo tutti e due a terra...".[16]

La Chiesa di Cristo Redentore a Fornaci di Barga dove sono stati celebrati i funerali di Maria Batista Ferreira
Il 18 giugno 2025, in accoglimento della richiesta di pena avanzata dalla pubblica accusa, la Corte d'Assise di Lucca aveva condannato l'imputato all'ergastolo.[17] Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, Pescaglini mise in evidenza la sua "incapacità di autocontrollo e la propria inclinazione alla violenza" nel corso dell'istruttoria dibattimentale. In particolare, "a portare all'omicidio di Maria Batista Ferreira non erano state le condotte vessatorie o provocatorie di quest'ultima, quanto, piuttosto, l'impulsività del marito, la sua intransigenza e la sua marcata insofferenza per l'incapacità della moglie di prendere una decisione in merito alla separazione".
Per i giudici, inoltre, era un "dato di fatto che nei messaggi inviati a Maria Batista non si facesse mai cenno a una rivendicazione economica di nessun genere", considerato tra l'altro che, alla luce delle dichiarazioni dei testimoni, "le preoccupazioni manifestate dalla donna erano legate non alla erogazione di un contributo da parte del marito, quanto al recupero dei suoi beni personali, al reperimento di una sistemazione abitativa e alla ricerca di un lavoro". Infine, sulla somma di 600 euro in contanti che l'uomo avrebbe offerto alla cinquantunenne in occasione dell'ultimo fatale incontro davanti all'Hotel Gorizia, non furono trovati riscontri oggettivi, né fu possibile tracciare quel denaro.[18]