Voce su Marta Maria Ohryzko
Marta Maria Ohryzko, 32 anni, è stata trovata morta la mattina del 14 luglio 2024 sull'isola d'Ischia, nel comune di Barano, ai piedi di un dirupo poco distante dal luogo in cui risiedeva insieme al compagno Ilia Batrakov, 41 anni.

Uno scorcio dall'alto sulla Chiesa di San Giorgio Martire a Barano d'Ischia in provincia di Napoli
Quest'ultimo, ascoltato dai Carabinieri della locale stazione poco dopo il rinvenimento del cadavere, aveva raccontato che la compagna si era allontanata nel corso del pomeriggio del precedente 13 luglio, dopo aver avuto un litigio nella roulotte che condividevano. I due vivevano da anni in Italia e si erano stabiliti sull'isola d'Ischia. Lui proveniva dalla Russia, mentre la trentaduenne aveva origini ucraine.
Uscita dalla roulotte, la donna avrebbe raggiunto un luogo impervio per poi scivolare e cadere in un dirupo, nella località di Vatoliere a Barano. Sempre secondo il racconto dell'uomo, Marta Maria Ohryzko era impossibilitata a muoversi perché si era fratturata una caviglia. La vittima aveva più volte chiesto aiuto, telefonando al cellulare del compagno, ma lui aveva ignorato le molteplici richieste, lasciandola sul posto.
La trentaduenne era rimasta per tutta la notte nel dirupo, dove era sopraggiunto il decesso dopo ore di lunga agonia. Secondo una prima ipotesi, la donna sarebbe morta per un'embolia provocata dalla frattura alla caviglia. In seguito agli accertamenti condotti dai militari della Compagnia di Ischia, Batrakov era stato fermato e condotto in carcere con l'accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati dall'evento morte.[1]
Ascoltato dagli inquirenti, il quarantunenne avrebbe addirittura raccontato di essere uscito dalla roulotte, nel corso della notte tra il 13 e il 14 luglio 2024, alla ricerca della compagna. L'uomo l'aveva trovata tra la vegetazione e ancora in vita, ma le avrebbe detto di dovere "dormire lì per tutta la notte". Batrakov era poi tornato sul posto la mattina seguente, rinvenendo il corpo senza vita della compagna, morta di stenti.
Il decreto di fermo emanato dalla Procura era stato tramutato in arresto. Il russo era poi rimasto in carcere, dopo la conferma della custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari,[2] su richiesta dei magistrati che contestavano anche le aggravanti della crudeltà e dell'aver commesso il fatto in danno di una persona con problematicità psichiatriche.[3]
Le indagini degli inquirenti avevano ricostruito i frequenti litigi della coppia nella roulotte dove convivevano a Barano. Batrakov aveva più volte aggredito la compagna nel corso dei mesi e degli anni precedenti. In alcuni casi, la vittima era stata costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso dell'ospedale di Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia.
In particolare, nel luglio del 2022, Maria Ohryzko fu presa a pugni in faccia, rimediando una prognosi di 15 giorni. Poi nel dicembre dello stesso anno, in seguito a un violento alterco, l'uomo raccolse e diede alle fiamme molti dei vestiti della compagna all'esterno della roulotte. Poco dopo, mentre la convivente piangeva e urlava, lui l'avrebbe afferrata e gettata di proposito sul falò improvvisato, causandole ustioni di secondo grado al gluteo, agli arti superiori e all'addome.[3]
Il quarantunenne avrebbe persino impedito alla donna di frequentare le sedute che le erano state riconosciute al Centro di Igiene mentale dell'Azienza Sanitaria Locale, e avrebbe anche minacciato anche il padre e la sorella di lei, intimando loro di non denunciare i maltrattamenti e le violenze perpetrate all'interno della roulotte a Barano d'Ischia, dove la coppia viveva.
Nel mese di aprile del 2025, Batrakov è stato formalmente accusato anche di omicidio volontario.[4] Secondo le nuove risultanze delle indagini condotte dai militari di Ischia – rese possibili grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche e agli accertamenti della consulenza autoptica – la trentaduenne non sarebbe caduta in un dirupo per un incidente, ma sarebbe stata uccisa dal compagno.[5][6]
In particolare Batrakov, nel corso della notte, aveva raggiunto Maria Ohryzko sofferente nel dirupo per "percuoterla con un pugno nell'occhio sinistro", poi l'avrebbe soffocata, "cingendole con la mano le vie respiratorie, causando così il decesso per asfissia meccanica".
All'uomo è stato contestato il reato di omicidio volontario con le aggravanti dii motivi abietti e futili e dall'aver approfittando delle circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima.