Voce su Saida Hammouda
Saida Hammouda, 47 anni, fu uccisa dal marito Hichem Ben Fattoum, 50 anni, il 20 maggio 2024 a Riccò del Golfo di Spezia, un comune della provincia di La Spezia.[1][2]

Uno scorcio panoramico dall'alto di Riccò del Golfo di Spezia (di Davide Papalini, licenza CC BY-SA 3.0)
L'allarme fu lanciato quando la donna non si era presentata a prendere uno dei figli a scuola. La dirigente scolastica aveva avvertito le forze dell'ordine e, successivamente, i Carabinieri si recarono nell'abitazione della vittima. Lì trovarono i corpi senza vita di moglie e marito. L'uomo aveva aggredito la quarantasettenne a coltellate, uccidendola, per poi rivolgere l'arma da taglio contro sé stesso e suicidarsi.
La coppia, originaria della Tunisia, aveva due figli adolescenti, un ragazzo e una ragazzina, rispettivamente di 16 e 12 anni. Ben Fattoum, di professione operaio, era stato precedentemente denunciato dalla donna per maltrattamenti. La querela aveva prodotto a carico dell'uomo un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla vittima.[3][4]
Secondo le ricostruzioni, gli episodi di maltrattamenti contestati al cinquantenne sarebbero stati in gran parte legati a screzi con la coniuge sull'educazione e sullo stile di vita della figlia, considerati troppo "occidentali". In un caso in particolare, Ben Fattoum aveva picchiato sia la moglie che la figlia.[5] Il precedente 16 aprile la donna aveva trovato il coraggio – forte del supporto dei due figli e dei servizi sociali che seguivano la famiglia – di denunciare i maltrattamenti subiti nel corso degli anni da parte del coniuge.
Saida Hammouda lavorava come addetta alle pulizie e negli ultimi anni aveva intrapreso un percorso di emancipazione. Da poco meno di un anno, era diventata ufficialmente cittadina italiana. Una situazione che probabilmente non era ben vista dal marito che, invece, veniva descritto come un musulmano integralista. Il 16 aprile, dopo aver formalizzato la denuncia, madre e figlia avevano lasciato l'abitazione, stabilendosi altrove. Poi, il successivo 23 aprile, il giudice per le indagini preliminari aveva firmato la richiesta del PM di applicare a Ben Fattoum il divieto di avvicinamento ai familiari e al domicilio.[6]
Il cinquantenne quindi era andato ad abitare a La Spezia, ma non avrebbe mai rinunciato a far valere le proprie volontà. Considerata la misura emessa a proprio carico dall'Autorità Giudiziaria, l'uomo non avrebbe dovuto avvicinarsi all'ex compagna. Tuttavia, aveva approfittato del fatto che i figli fossero a scuola per recarsi nella casa di Riccò del Golfo dove risiedeva la vittima.
Ben Fattoum avrebbe dovuto possedere anche il braccialetto elettronico, mentre alle due donne doveva essere consegnato un "tracker" che lanciava un segnale di allarme in caso di avvicinamento. Nonostante tali disposizioni, a causa della gran mole di richieste, non c'erano braccialetti disponibili e i tempi per la consegna si erano dilatati. L'appuntamento per l'applicazione era stato fissato il 22 maggio.[6] Due giorni dopo l'esecuzione del delitto.
Secondo quanto aveva dichiarato dal sindaco di Riccò, Loris Figoli, la signora Hammouda "era orgogliosa di essere diventata italiana, sapeva dove stava andando e aveva accompagnato i figli in quella direzione", ma la sua condizione era rimasta delicatissima.
La famiglia fu sostenuta anche economicamente, con la concessione di una foresteria e di una casa popolare, però rimanevano tanti campanelli d'allarme poiché il marito era radicalizzato, postava sui social messaggi estremisti, aveva distrutto il locale messo a loro disposizione dal Comune e continuava ad alimentare la spirale di violenza contro la moglie.[7] Dopo l'omicidio, i due figli rimasti orfani furono affidati ad una zia materna.[6]