Voce su Letizia Girolami

Uno scorcio panoramico di Foiano della Chiana in provincia di Arezzo (di LigaDue, licenza CC BY-SA 4.0)
Letizia Girolami, 72 anni, fu trovata morta nella tarda serata del 5 ottobre 2024, poco prima di mezzanotte. Il corpo senza vita della donna fu rinvenuto a Foiano della Chiana (Arezzo), nei pressi di un casolare situato nella fattoria in cui la vittima conviveva insieme al coniuge e dove possedeva un annesso agricolo con degli animali.[1]
La settantaduenne era scomparsa da diverse ore. Il marito, nel corso del pomeriggio, si era preoccupato perché non aveva visto la moglie rientrare a casa, dunque aveva lanciato l'allarme. La signora Girolami era una psicoterapeuta e psicologa spirituale, madre di una figlia adulta che si trovava in Spagna. La donna, originaria di Roma, risiedeva da circa trent'anni nell'Aretino insieme al coniuge, un pittore di origini canadesi.
Dopo il rinvenimento del cadavere dalla vittima, i Carabinieri fermarono diverse persone che risiedevano nella fattoria di proprietà della psicoterapeuta.[2] Tra questi, Irfan Muhaned Rana, 38 anni, aveva confessato ai militari di aver commesso il delitto. Si trattava dell'ex compagno della figlia dalla settantaduenne, originario del Pakistan.[3] In ogni caso, la confessione del sospettato non aveva un pieno valore probatorio.[4]
Secondo le ricostruzioni, Muhaned Rana soggiornava in una dependance del terreno della donna. In passato era stato accolto in casa dalla famiglia della compagna, ma dopo la fine della relazione il trentottenne era in attesa di una nuova sistemazione. Negli ultimi tempi, ci sarebbero state delle tensioni tra lui e la signora Girolami.
Nel pomeriggio del 5 ottobre 2024, ci sarebbe stata una discussione tra i due, che avrebbe portato alla fatale aggressione. Muhaned Rana avrebbe sferrato un colpo secco che aveva ferito mortalmente la settantaduenne alla testa, senza lasciarle scampo. Il trentottenne avrebbe usato un bastone o un attrezzo agricolo come arma del delitto.
Il reo confesso non avrebbe saputo spiegare ai Carabinieri il motivo dell'efferato gesto. Dopo le formalità di rito, l'uomo è stato condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Muhaned Rana si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo per il pericolo di reiterazione del reato.[5][6]
Sottoposto a un nuovo interrogatorio in carcere, il pakistano avrebbe riferito agli inquirenti di aver avuto una lite con la vittima. A suo dire, lui e la signora Girolami avrebbero discusso animatamente a causa della sparizione di alcuni pulcini di pavone che la donna allevava nella fattoria. La settantaduenne avrebbe dato in escandescenze, incolpando il marito, in quel momento assente, e offendendo anche Muhaned Rana. Quest'ultimo, contrariato da tale atteggiamento, avrebbe preso le difese dell'uomo per poi cominciare a colpire la signora Girolami: "Dava la colpa al marito, questo non era giusto. Mi ha offeso, non ci ho visto più e l'ho uccisa".[7][8]
Nel mesi successivi, dalla cella dove si trovava detenuto in regime di custodia cautelare, l'indagato aveva scritto una lettera di scuse ai familiari della vittima. Nella primavera del 2025 il pakistano fu rinviato a giudizio. La Procura di Arezzo confermò la contestazione del reato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi.[4]